Gli ultimi dati Istat disponibili raccontano che in Italia il 45,4% delle donne di età compresa tra i 18 e i 49 anni è senza figli. Di queste, il 22,2% non intende averne nei prossimi 3 anni né in futuro, e il 17,4% è dichiaratamente childfree, afferma cioè di non volere figli perché la maternità non rientra nei propri progetti di vita.

Ed è un universo in espansione questo dei cosiddetti childfree, ovvero di coloro che non vogliono figli per i motivi più diversi e che in molti casi non hanno nulla a che vedere con problemi economici, come spesso raccontano le analisi sull’inverno demografico in atto che vorrebbero la precarietà lavorativa dei giovani come causa primaria della scelta di non procreare.

Al contrario, una recente indagine dell’Istituto Toniolo su 7mila donne tra i 18 e i 34 senza figli attesta che il 21% di loro non ne vuole. Un altro 29% afferma di essere “debolmente interessata”: il 50% del campione, dunque, non ha e non avrà figli perché non li vuole.

Nel 2023 in Italia sono nati solo 379mila bambini, meno degli abitanti di Firenze.

Troppa responsabilità

Da un punto di vista sociale, questa è forse la più grande rivoluzione dal movimento femminista degli anni ’70 in poi. Navigando tra gli ormai numerosi gruppi childfree nati sui social, emerge al primo impatto una consapevolezza delle utenti donne riguardo la propria volontà più profonda che spesso non viene considerata nelle analisi “ufficiali” del fenomeno in atto.

Clara Di Lello, 30enne che ha fondato il gruppo Childfree su Facebook, spiega ad esempio che lei non vuole figli «semplicemente perché non ho l’istinto materno. Per la vita e il mestiere che faccio il posto per un bambino non c’è. Anzi, questa storia che in quanto donna sarebbe giusto che diventassi madre, l’ho sempre sentita come un’imposizione, e il mio compagno è d’accordo. Soltanto l’idea mi mette ansia, troppa responsabilità. Poi amo il mio tempo libero.» E a chi le chiede se non abbia paura di una vecchiaia in solitudine, aggiunge: «Mica si fanno figli per avere un’assicurazione contro la solitudine. E siamo certi che poi questi figli si prenderanno cura di noi? Magari da vecchia vivrò in una comune con altri anziani e ci prenderemo cura gli uni degli altri.

Insomma, fare figli non è più percepito dalle donne e dagli uomini come un imperativo biologico e sociale a cui è difficile sottrarsi. Al contrario, tra i childfree è particolarmente radicata la convinzione di aver fatto la scelta migliore a livello personale, senza grandi paturnie per l’eventuale stigma sociale che, ammettono in molte e molti, ancora colpisce chi ha scelto di non avere figli. Colpisce sì, ma di fatto senza troppo ferire, come spiega la giovane influencer @sarasflorence su Tik Tok, che con ironia ribalta il clichè e si domanda: «Perché invece alle persone che vogliono tre o quattro figli nessuno dice mai “Ah ma poi cambierai idea”? ». Secondo l’influencer, è fondamentale normalizzare la scelta di non volere figli, libera e consapevole.

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Invertire la tendenza

Anche il demografo Alessandro Rosina al quotidiano la Repubblica ha recentemente posto a riguardo una riflessione dirimente: «Avere figli è una scelta libera. Non è cercando di convincere chi non li vuole che cambieranno le cose, ma sostenendo invece chi vuole diventare genitore.»

Secondo Rosina, per «invertire la tendenza», le campagne sulla natalità rischiano di creare solo un effetto boomerang. Bisogna invece soprattutto agire su tre nodi che frenano la scelta di avere figli rispetto agli altri Paesi. «Il primo è il freno rispetto al primo figlio, legato alle difficoltà che hanno i giovani ad accedere a un’abitazione e ad entrare in maniera solida nel mondo del lavoro. Il secondo nodo frena l’andare oltre il primo figlio, soprattutto quando non funziona l’armonizzazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, perché mancano i servizi per l’infanzia e possibilità di conciliazione la carriera e la famiglia. Il terzo nodo sono gli alti rischi di povertà, quando si va oltre il secondo figlio.»

In definitiva, quindi, «non si tratta tanto di convincere le coppie italiane ad avere figli, ma di creare un contesto che sia favorevole alla libera scelta di averli, allineando le politiche italiane ai livelli delle migliori esperienze europee.» Le nuove generazioni non sentono e non vogliono sentire il dover avere figli come obbligo sociale, il che è anche razionalmente comprensibile se consideriamo la direzione che ha preso la società, ad ogni latitudine, su questioni fondamentali come la salute del pianeta e dei suoi abitanti, i conflitti, il gap tra ricchissimi e poverissimi.

Quelli che dovrebbero interessare alla politica, dunque, sono coloro che i figli li vogliono, con buona pace di un cambiamento in atto nella società che, con ogni probabilità, sarà irreversibile.

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