Il 24 gennaio 2024 cadeva l’anniversario quarantennale della prima produzione Apple McIntosh. Proba­bil­mente i grandi appassionati di questa linea di computer domestici (non posso dire PC, senza incorrere nel rischio di una bruciante scomunica!) hanno celebrato nei ristretti circuiti della fedele passione questa im­portante ricorrenza, mentre, salvo errori, non si è visto né sulla rete né in tv un momento di riflessione su questo significativo quarantennale.

Forse le contingenze del momento e il clima internazionale, tutt’altro che disteso, hanno assorbito l’attenzione di tutti i media; ma non si può nemmeno escludere che questo silenzio sia in larga parte dovuto all’attenuarsi della “febbre” di confronto fra il mondo Mac e il mondo Windows; anche perché ormai le differenze fra i Mac e i PC si sono fortemente ridotte e chi vive costantemente a cavallo dei due mondi constata come i programmi più diffusi e comuni per un sistema funzionino tranquilla­mente anche per l’altro.

Aggiungerei anche il fatto che il confronto fra OS Mac e Windows PC si è spostato sul campo dei cellulari fra iPhone e Android e qui lo spazio del mercato è stato talmente vasto da non creare grandi problemi fra i due contendenti. Ognuno si è disegnato e recintato le proprie aree di mercato, sia in senso rigorosamente geografico, sia sul piano delle stratificazioni socioeconomiche.

Due mondi separati

Ma all’inizio non fu così. Io sono entrato nel mondo Mac all’inizio degli anni novanta. Il primo Mac, il mitico 128K era già uscito dal mercato. Il mio SE FDHD era già un portento di velocità e utilizzava l’applicazione Word4. Era dotato di un lettore floppy da 3,5 pollici e di un Hard Disk da 40 Mb. Si avvaleva di una stampante ad aghi rumorosissima, ma caratterizzata da una straordinaria fedeltà di corrispondenza fra l’immagine a schermo e il testo riprodotto a stampa. Qualche anno dopo arrivò la rivoluzione ulteriore della silenziosissima e piccola stampante a getto d’inchiostro, mentre già nel 1990 erano disponibili stampanti laser ad altissima precisione per i Mac più evoluti e potenti. E qui abbiamo il primo nucleo fondamentale per la comprensione della diversità fra i due mondi, Mac e PC. Chi si occupava di greco antico e di “costruzione di libri” doveva usare Mac. Il sistema Unicode era di là da venire e i font grafici erano solo Mac.

I PC di quegli anni funzionavano ancora con il sistema DOS e non davano pressoché nessuna importanza agli aspetti estetici. Il piano nazionale di informatica nei licei e negli istituti tecnici professionali prevedeva un massiccio ingresso di matematica e fisica nei programmi scolastici.

I PC andavano conquistando soprattutto il mercato dei numeri, quindi sfera scientifica, database, calcoli economici. Steve Jobs, invece, si era concentrato sulla “calligrafia” e aveva compreso come fosse necessario non solo un ausilio di calcolo in grado di superare le vecchie macchine calcolatrici in velocità e complessità di operazioni, ma anche uno strumento che superasse le difficoltà di scrittura rapida e di disegno, alleggerendo anche il mondo dell’arte grafica e fotografica, della letteratura e della cultura umanistica da un peso non indifferente nella produzione dei materiali destinati alla circolazione educativa e culturale.

Sembrava che il conflitto fra le Due Culture, disegnato dal celeberrimo pamphlet di Charles Percy Snow alla fine degli anni Cinquanta, ritrovasse una nuova ragione di vita in queste più articolate, complesse e avveniristiche estensioni delle capacità operative umane. Le nuove strumentazioni non prolungavano e potenziavano più (o non più solo) la potenza degli arti, come per secoli avevano fatto martello, scalpelli, bulini, calami e penne d’oca, ma aprivano un nuovo spazio di creatività e di proiezione operativa alla mente, che attraverso le mani sulla tastiera riproduceva sugli schermi il frutto del proprio concepimento creativo e, mediante il mouse, questo nuovo strumento all’inizio detestato dagli amanti del PC, dava anche a coloro che non avevano la minima destrezza, la possibilità di disegnare e trasferire su progetti perfetti le immagini delle loro visioni mentali.

Una duplice esperienza

Nell’altro campo i PC stavano trasformando il mondo dei ragionieri e dei contabili, degli statistici e degli ingegneri gestionali, degli economisti, dei matematici e dei fisici. Ma la lezione del Mac è stata fondamentale e lo ha ben compreso Bill Gates, che con il sistema Windows 95 ha portato anche tra i PC quello che con acronimo noto ai periti di campo si chiama GUI, ovvero Graphical User Interface, un sistema che superava le istruzioni in linea di comando, tipiche del DOS, e portava anche i PC nel campo degli “elettrodomestici culturali” di ultima generazione grazie alla friendly Interface che consentiva di utilizzare il PC anche a coloro che non erano specialisti.

Steve Jobs e il “suo” Mac

La ricerca tecnologica fra il 1995 e il 2009 (andiamo per grandi linee e anche un po’ in soldoni, quasi come aperitivo per chi voglia saperne di più, e come apericena per chi ne ha a sufficienza) portò da un lato il Mac a una nuova configurazione hardware nel bellissimo iMac Unibody (21 e 27 pollici) e il sistema GUIMicrosoft a presentarsi con il nuovissimo sistema Windows 7. Mentre scriviamo utilizziamo una applicazione Word di Office 365 su PC dotato di sistema Windows 10, in attesa di upgradare a Windows 11.

Il nostro iMac Unibody della fine del 2009 ormai fatica a girare perfino con un sistema macOS 10.13 (High Sierra). Gli ultimi Mac godono di un dinamicissimo macOS Sonoma14.3. La duplice esperienza nel mondo Mac e nel Mondo PC Windows mi consente di affermare che le differenze sui programmi di base della Microsoft sono minimi e che anche il mondo Mac, almeno in Europa, ha adottato Office nella vita quotidiana.

Nel campo dei programmi specialistici le differenze ci sono ancora, anche se i PC si sono spinti molto avanti nella grafica e la tecnologia delle stampanti ha portato, almeno nella vita ordinaria, le grandi differenze nel passato pressoché ad annullarsi. Sta di fatto comunque che grafici, tipografi e letterati utilizzano di preferenza il Mac, mentre gli scienziati e gli economisti prediligono i PC e quel mondo di interfacce e di servizi.

Due mondi vincenti

Un’ultima osservazione, che riguarda però una questione ben nota agli esperti e costituisce, probabilmente, l’elemento di fondamentale discrimine fra i due mondi, aspetto che ho però preferito lasciare a conclusione di questo breve e sommario excursus. Mentre nel mondo PC hardware e software sono nettamente distinti, in casa Apple Macintosh sono invece parte di una stessa linea.

Bill Gates, genio dell’informatica e del marketing, comprese subito che bisognava creare programmi che girassero sull’una e sull’altra giostra. Infatti, il programma Office, al di là di alcuni aspetti rimasti specifici nell’uno e nell’altro sistema (anche per certe fissazioni un mo’ monomaniache dei Mac Users), di fatto non differisce come impostazione sui due ambienti.

Chi ha esperienza continua dei due mondi sa che Word, Power Point, Excel e Outlook leggono i documenti nati nell’uno e nell’altro sistema senza problemi. Ma ci sono alcuni programmi che sono rimasti esclusivi, dei due mondi e più si va nello specialistico più le linee si divaricano fino a separarsi completamente, rivelando le diverse concezioni profonde dell’informatica.

L’unicità del sistema Apple Macintosh è rimasta una caratteristica fondamentale, rispetto alla profonda diversità dei supporti hardware che utilizzano Windows. E qui è il primo impatto con l’immagine di interfaccia del desktop e la sostanziale diversità di gestione che ancora oggi fa la differenza, nonostante che attualmente anche sull’hardware Mac possano girare sistemi diversi.

Federico Faggin

In ogni caso Steve Jobs e Bill Gates sono nomi che brillano nel firmamento della storia culturale del secondo Novecento. Ma è interessante notare, come uno sia noto per un hardware, per il quale ha costruito anche il software, mente l’altro ha capito che nel software poteva trovare un infinito spazio di azione, lasciando a tutti la possibilità di creare i propri hardware, e alla fine è stato utile anche allo stesso sistema che voleva chiudersi in se stesso.

Chi ha vinto? Questa è una domanda impropria. Entrambi hanno cambiato la nostra vita, come del resto chi ha inventato la prima CPU, il nostro Federico Faggin, che, come altri grandissimi nostri con­na­zionali, per primo ha inventato qualche cosa che altri hanno saputo valo­rizzare e commercializzare (anche se poi lui stesso ha saputo diventare un grande imprenditore). Ma questa è un’altra storia.

Oggi alle soglie, o forse già ben avanti nei mi­steriosi palazzi dell’Intelligenza Artificiale, forse era giusto, anche se velocemente, ricordare che quegli strumenti che accendiamo tutte le mattine (una volta era la radio, poi la TV e ora il cellulare e il computer personale in tutte le sue forme) sono il punto di arrivo di una vicenda storica, dietro alla quale ci sono uomini geniali e pensiero visionario.

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