Tre a zero e sorpasso riuscito. Verona vince contro Cisterna, si piazza davanti al Padova (12 punti i gialloblù, 10 i padovani), raggiunge l’ottavo posto in classifica e ipoteca l’ultimo posto disponibile in Coppa Italia.

Alla fine, il miglior giocatore della partita – 18 punti – è Sani, ma Amin è impressionante: pronto a salvare ogni pallone, determinato, tostissimo in battuta (suo il minibreak di cinque punti dal 3-2 all’8-2 del difficile terzo set), molto efficace in ricezione oltre che in attacco (59%), la sua generosità è una dimostrazione della sua capacità di essere, oltre che un solista, anche un uomo-squadra. Keita, rientrato la scorsa settimana dopo l’operazione alla spalla, fino al terzo set gli cede il posto che d’altra parte il martello iraniano ha mantenuto per gran parte del campionato. Il maliano scende in campo, immagine della felicità, alla fine della partita, accolto da un boato impressionante dei tremilatrecento e rotti spettatori, ma il tempo di fare la differenza non ce l’ha.

Mette a segno – è vero – il punto del (secondo) pareggio, il 18-18 in un set in cui il Verona è sempre costretto ad arrancare dietro il Cisterna, e la battuta finale del 27-25 è sua; ma spazio per brillare non ne ha. Anzi, è lui a consegnare agli avversari il venticinquesimo punto – non sufficiente ai laziali per vincere il set, perché il Verona è a 24 – quando il suo attacco viene murato.

Nel primo set, Verona è costantemente indietro nel punteggio, a tratti anche di quattro lunghezze. Sul 19-21 Mozic piazza un ace, complice il fatto che la palla si insacca per un istante in rete (forse un po’ flaccidina?), e Falasca, l’allenatore del Cisterna, chiama tempo. La battuta micidiale di Mozic mette in difficoltà la ricezione laziale, e l’attacco finisce in alto in curva nord. È qui che il Verona riconquista la parità, 21-21.

Poi Mozic sbaglia la battuta e i laziali tornano avanti di uno, ma Sani gioca un muro-fuori e si torna pari, 22-22. Esce Jovovic, entra Mosca. Zingel sbaglia la battuta, e i punti sono 22-23. Sani pareggia 23-23 con un attacco da zona 4, e il ventiquattresimo punto arriva su un muro che il palazzetto saluta con un boato. Batte Jovovic, e a regalare il set al Verona – fin qui costantemente costretto al recupero – è l’attacco del Cisterna, che finisce direttamente fuori. Sei punti sono arrivati da Sani, e cinque a testa da Amin e Mozic. Per gli avversari, Faure fa segnare sei punti.

Radostin Stoytchev

Nel secondo set sono gli ospiti che rimangono sempre indietro di qualche punto, e il Verona si mantiene costantemente in vantaggio, mai inferiore a quattro punti. L’1-0 è un attacco di Sani per il quale Falasca chiede il controllo video. Poi Mozic piazza la palla dentro. Dopo, Zingel e Amin fanno un gran muro, ma il punto è del Cisterna: 2-2. Di qui in poi, i laziali si vedono poco. Molte, veramente molte, le loro ricezioni ‘sporche’ in palleggio. A volte sembra che la squadra ospite dimentichi di essere in A1: attacchi fuori, confusione in campo, battute in rete o lunghe, veloci che nemmeno riescono a passare la rete. Cose che già s’erano viste nel primo set, eh, per esempio quando su un pallonetto tutt’altro che invincibile perché successivo a un salvataggio (grandioso, come tanti altri suoi interventi) di D’Amico, il Cisterna s’era perso, in una classica situazione mia-tua-sua, e nessuno che raccoglie la palla.

Il Verona, al contrario, vola. Mozic attacca, Amin fa ace (sbaglia anche qualcosa, ma vabbè) e prende tutto, Sani mette giù una pipe da urlo (quella del 13-8 per i gialloblù), Zingel fa stra-muri (da paura quello per il 20-15). Poi Zingel fa quello che Amin non era riuscito a fare nel set precedente, e mette a terra il 23-16. Qui entrano in ballo le patetiche memorie di una piccola pallavolista, ovvero il ricordo di come qualcuno chiamava nel gergo di un’era passata quell’attacco a rete che, quasi d’istinto, si tenta schiacciando una palla che la ricezione avversaria non è stata in grado di rendere giocabile al suo attaccante ed è finita direttamente di là. Milioni di anni fa, nel campo minore dell’US Catena, questa roba la chiamavamo ‘la palla del coxxione’: perché se va a segno, resta di sale la squadra che perde punto in tipo tre secondi; se finisce in rete oppure va lunga, resta di sale la squadra che pensava di chiudere la pratica in un batter d’occhio. Come la giri e come la volti, è sempre una palla che fa delle vittime. In questa fase Amin, sant’uomo, prende tutto, e il set lo chiude il muro di Sani.

Che non ci sia stata storia lo dicono bene i numeri: sette punti Sani, cinque Amin, quattro Mozic. Di là, i best scorer Faure e Nedeljovic ne fanno cinque in due.

Nel terzo set il Verona barcolla un po’, ma all’inizio sembra tutto facile come nella frazione precedente. La battuta di Amin consente ai gialloblù di costruire le azioni con cui il punteggio passa dal 3-2 (il terzo punto l’iraniano se lo costruisce da solo, ricevendo e poi attaccando meravigliosamente da zona 2) all’8-2. Il 9-3 arriva da un pallonetto, ma il pareggio del Cisterna è già in vista. Prima un ace di Ramon, poi un pallonetto, poi un altro ace di Ramon.

Il sorpasso del 10-11 fa abbastanza male, perché i laziali lo ottengono con un gran muro su Sani. Stoytchev fa entrare Spirito al posto di Jovovic, ma gli ospiti allungano fino all’11-14, quando D’Amico lascia cadere dentro una palla che aveva per sbaglio considerato fuori. Il Verona sembra smarrito, ma il libero si riscatta subito dopo, alzando una gran palla in salvataggio. Il 15 pari esce da un murone Zingel-Amin, e poi ecco entrare Keita. Il palazzetto esplode, ma il suo punto del pareggio 18-18 è – sì – un attacco che passa, ma anche un attacco fiacchetto. Il punto successivo è un altro mega-muro, stavolta di Sani. Dopo due pipe del Cisterna, Mozic finge di schiacciare ma mette giù un furbissimo pallonetto, poi il Verona ritorna al pari sul 22-22 e – dopo aver murato Keita per il 24 pari – qui Cisterna fa lo stesso regalo che aveva fatto alla fine del primo set: una battuta fuori.

A chiudere la partita sono, per il 26-25, un grandissimo attacco di Zingel, e – infine – l’ennesimo dono dei laziali, ovvero una veloce che rimane in rete.

Le percentuali: Verona 25 per cento in ricezione (Cisterna 21), 49 in attacco (Cisterna 39), 58 in cambio palla diretto (54 Cisterna), e 56 in contrattacco (37 Cisterna).

La squadra di Stoytchev è tornata.

Prossimo turno a Civitanova, quinta alle spalle del Monza, probabilmente un osso duro. Ma il Padova – l’unica formazione che potrebbe mettere in forse la partecipazione del Verona alla Coppa Italia – se la vedrà in casa con la capolista Trento.

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