Di imprenditoria giovane e green si parla e discute sempre poco, specialmente sul territorio veronese. C’è però una realtà composta da quattro amici, tutti sotto i trent’anni, che ha deciso di creare un luogo dove il connubio tra una ristorazione sostenibile a km 0 e l’idea quasi comunitaria della sua clientela fosse realtà: La volpe e l’uva.

L’osteria, anche se è difficilmente etichettabile, nasce nel 2022 sulle Torricelle di Verona e quest’anno, ad un anno dalla sua nascita, sembra diventato un punto di riferimento per l’estate di molti veronesi. Abbiamo incontrato Rocco Artioli (26 anni osteopata), Alessandro Spiazzi (26 anni studente di economia) e Noemi Faccio Ferrari (27 anni laureata in psicologia) per capire il successo e le difficoltà, in un periodo storico in cui gli articoli di ristoratori che non trovano personale di sprecano, dietro tutto ciò.

Innanzitutto da dove nasce l’idea?

Rocco: «L’idea nasce inizialmente per creare uno spazio adiacente alla cantina Giovanni Ederle e l’agriturismo Corte San Mattia. Il pensiero alla base è quello di un ambiente molto informale “alla buona” per far assaggiare e bere tutti i prodotti che la zona offre quotidianamente».

La volpe e l’uva. Foto di Thomas Bigatel.

Data la vostra giovane età, avete incontrato difficoltà nella realizzazione di questo progetto?

Rocco: «È stata una prima esperienza per tutti, quasi da incoscienti, dato che non sapevamo quali sarebbero stati i problemi lungo il nostro percorso. Questo sia da un punto di vista di gestione della cucina, sia per l’organizzazione degli eventi. Nessuno però ci ha “tappato le ali”. Quando alcuni clienti arrivano e capiscono che La volpe e l’uva è gestita da noi, spesso si stupiscono». 

Alessandro: «Diciamo che essere giovani ci ha dato la possibilità di reinventarci e capire gli errori iniziali. Il senso è quello però di trasmettere dei valori, un modo per esempio di approcciarsi a una cena con uno stile diverso dal solito». 

L’idea de La volpe e l’uva è basata sul concetto di km 0. Questa scelta è dettata esclusivamente da un modello di mercato?

Rocco: «Io credo che l’idea di fondo parta dal nostro stile di vita e perciò da una sfera personale. Le difficoltà però sono molte e arrivano proprio ora che il posto sta acquisendo una certa popolarità. La sostenibilità diventa difficile, perché l’autoproduzione dei nostri prodotti si scontra con l’aumento esponenziale della clientela. Stiamo cercando di eliminare completamente l’uso della plastica in modo tale da riciclare ogni cosa. Il nostro progetto mira certamente ad avere un guadagno economico, ma vogliamo preservare il nostro ideale iniziale senza svenderci.

Uno dei tipici aperitivi a km 0. Foto di Thomas Bigatel.

I nostri prodotti vengono dagli animali dell’agriturismo, ad esempio dalle capre ricaviamo il latte che usiamo per il formaggio. Le verdure che usiamo per i cicchetti sono tutte del nostro orto, perciò proprio per questo la quantità è limitata fornendo di conseguenza una qualità del prodotto elevata». 

Alessandro: «L’idea è quella di crescita. Vogliamo però mantenere il concetto di fondo del locale, per creare in un certo senso una comunità. Magari una persona viene a trovarci perché ha visto sui social un video del nostro spritz alla rosa senza capire perché noi produciamo lo spritz alla rosa. Il nostro compito deve essere quello di comunicare nella maniera più limpida possibile l’idea a km 0 di fondo».

Noemi: «Il boom di clientela è arrivato anche perché un influencer ha pubblicato un video in cui pubblicizzava La volpe e l’uva, senza però chiederci nulla a riguardo. Questo ha portato un aumento di coperti in un momento in cui non siamo pronti ad accogliere così tante persone, proprio perché ci basiamo solo sui prodotti dell’agriturismo. Io credo che un posto come La volpe e l’uva debba esser preservato. Mi piacerebbe che la clientela arrivasse tramite il passaparola di chi crede nei nostri valori e non di chi viene solo per farsi una foto.

Ad esempio ieri sera abbiamo fatto dei cicchetti solo a base di zucchine perché il nostro orto ci ha offerto questo, e alcuni si sono lamentati di ciò chiedendomi se avessi della pasta o una coca cola. Se proprio dobbiamo chiedere qualcosa dall’esterno, come ad esempio il gin, ci rivolgiamo a collettivi di persone che magari si sono reinventate aprendo un’attività che sposasse delle idee in comune con le nostre».

L’idea di km 0 non è solo riferito solo ai prodotti ma anche all’ambiente lavorativo.

Rocco: «Sì, l’idea nasce guardando le vecchie aziende a conduzione familiare. Io, Alessandro, Andrea e Noemi abbiamo cercato di trasmettere ogni aspetto positivo di una vita a km 0 in questo posto. La stessa scelta del personale, come avvenuto per esempio con il nostro cuoco Luca, si basa proprio su questo. Vogliamo dimostrare sia alle persone della nostra età, sia a quelle più anziane, che una vita con questo stile è possibile».

Alessandro: «Non abbiamo posizioni propriamente fisse e soprattutto in questo caso il saper adattarsi alle esigenze di questo stile di vita vuol dire molto. Non vogliamo diventare più grandi di quello che siamo».

Alessandro, Rocco e Noemi, i protagonisti della nostra intervista

Noemi: «A me piacerebbe che La volpe e l’uva rimanesse così, il posto di cui mi sono innamorata e che ho scoperto per caso passeggiando. Dobbiamo certamente migliorare a livello logistico e a livello comunicativo, anche fra di noi, ma senza snaturare la comunità che si è creata con il tempo».

Questo emerge anche nella promozione di eventi che si svolgono a La volpe e l’uva.

Rocco: «Cerchiamo di far combaciare la nostra realtà con altre del territorio veronese. Per esempio abbiamo da poco iniziato una collaborazione con i ragazzi di Horto events, dove ogni domenica ci sarà uno spazio per la recitazione di prosa e poesia. A breve, poi, inizierà un evento di yoga in uno dei nostri spazi verdi. Ci preme inoltre ascoltare i suggerimenti della nostra clientela riguardo varie iniziative, proprio per mantenere il contatto con loro».

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