Incontriamo Alberto Bozza, già Presidente della 2^ Circoscrizione del Comune di Verona, Assessore allo Sport nella seconda amministrazione Tosi e ora Consigliere della Regione Veneto e Consigliere Comunale di Verona, amministratore fin da giovanissimo e da sempre nelle fila di Forza Italia. Nei giorni scorsi l’Amministrazione Comunale aveva bocciato la sua richiesta di un minuto di silenzio in memoria del Presidente e fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Consigliere ci ha lasciato un personaggio che ha lasciato un’impronta indelebile del Novecento e dei primi venti anni del Duemila. Una figura senza dubbio contraddittoria: amato e odiato, temuto e talvolta sottovalutato Berlusconi ha unito il Paese ma, altrettanto, è apparso come figura divisiva. Al di là del suo legame politico, come vede questo dualismo che ha sempre caratterizzato la sua figura?

«Berlusconi ha rivoluzionato ogni settore in cui si è cimentato, dall’edilizia all’editoria e alle televisioni, fino allo sport e alla politica. Per questo sulla sua figura si è polarizzato un dibattito e anche uno scontro. Berlusconi ha messo in discussione e cambiato i meccanismi corporativi e conservativi del Paese, nell’economia come in politica, di conseguenza molti ceti del potere tradizionale si sono messi di traverso.

La sua figura è stata divisiva per forza di cose: da un lato il popolo e le masse che lo hanno apprezzato e amato, e non a caso ha vinto le elezioni da leader per tre volte, mentre dall’altro le élite finanziarie, politiche, culturali e di una parte della magistratura, storicamente vicine a una certa sinistra, che lo hanno detestato.» 

Lei è cresciuto in Forza Italia: un percorso avviato da giovane nel quale, ancor oggi, ha un ruolo attivo. Come si è evoluto negli anni il suo rapporto con Berlusconi e quale valore politico gli riconosce?

Alberto Bozza

«Berlusconi ha inventato il centrodestra, ha rotto lo storico, per quanto asimmetrico, duopolio di potere di centrosinistra in mano per decenni alla sinistra Dc e al Pci. Lui ha portato il pensiero liberale, prima di nicchia e marginale, nella cultura politica di massa.

Ha dato voce alle imprese, agli artigiani, ai lavoratori, al mondo produttivo. Ma ha creato anche un sentimento di popolo, una speranza, una suggestione. La gente andava alle urne non solo votandolo, ma credendo in un progetto politico e per il Paese. Io da attivista azzurro fin da giovane, ho sempre sposato questo ideale, questo sentimento che lui ha rappresentato.

Negli anni ho conosciuto il Presidente Berlusconi, l’ho incontrato diverse volte sia nelle sue visite a Verona e in Veneto, fino all’anno scorso quando sono stato ospite ad Arcore dove gli ho parlato di persona per l’ultima volta.»

Le numerose indagini giudiziarie nei confronti di Berlusconi hanno minato nel tempo il consenso di Forza Italia, che da partito di punta ha toccato negli ultimi tempi percentuali difficili da immaginare rispetto ai fasti di un tempo. Eppure il ruolo di rilevo, ancor oggi, si fa sentire. Quale eredità lascia Berlusconi all’Italia?

«Berlusconi lascia innanzitutto un’impronta culturale, che poi nell’agone politico si manifesta con la centralità che ancora oggi ricopre l’area liberale, garantista e popolare del centrodestra, quella che si richiama ai valori del PPE. Una centralità che va oltre ai consensi, che è fatta di posizionamenti e relazioni di primo piano in Europa, di esperienza di governo, di capacità di mediazione.

Qualità queste imprescindibili per il centrodestra, infatti Fdi e Lega da soli, senza di noi, faticherebbero a governare ovunque. E credo che queste qualità, riorganizzando il partito come stiamo facendo in Veneto, anche assieme alle forze migliori del civismo e dei territori, torneranno a galla anche alle urne, accrescendo i voti di Forza Italia. È la strada che aveva individuato un anno fa lo stesso Berlusconi, lucido e innovatore fino alla fine, nonostante fosse limitato dalla malattia.»  

Qualcuno parla già di scontri interni… anche se è oggi poco delicato chiederlo, vede un futuro, seppur decisamente nuovo, nel partito oppure pensa che potrebbe esserci una forte scossa?

«In ogni partito esiste una dialettica, ma poi sono la forza dei valori e delle idee a compattarci. Forza Italia andrà avanti, rinnovandosi come già voleva Berlusconi, nel segno della sua eredità morale e politica. Siamo l’unico partito italiano che è nel PPE e abbiamo una classe dirigente in grado di darsi una nuova storia, nel solco di quanto ci ha insegnato Berlusconi. È proprio in questo che sta la nostra forza costante nel tempo.»

Delle battaglie e degli slogan dei quali il partito si è fatto carico, una su tutti la riforma della giustizia, crede che siano ancor oggi temi attuali o l’agenda del partito potrebbe essere rivoluzionata?

«Riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, del fisco. Questi sono tre temi centrali e attualissimi. E sono temi innanzitutto nostri. Forza Italia in passato ha fatto molto, ma poi ci sono stati undici anni di governi del Pd. Siamo al governo e daremo il nostro contributo per ridare un po’ di spinta liberale e pragmatica all’Italia e togliere lacci e lacciuoli a imprese, professioni e alzare i salari come abbiamo in parte già fatto con il taglio del cuneo fiscale. Senza dimenticare le pensioni che vogliamo innalzare a mille euro al mese. Serve dare fiato a coloro che questo Paese lo portano avanti.»

Oggi si parla molto del Berlusconi “uomo”. Che ricordo ha di lui?

«Un uomo intelligente, svelto, brillante, sagace, generoso, gentile, carismatico e con due doti che mettevano a loro agio qualsiasi suo interlocutore, potente o semplice che fosse: la simpatia e l’empatia. Berlusconi aveva molta cura del prossimo, sapeva ascoltare e capire. Il suo insegnamento è questo: mettersi sempre nei panni dell’altro, perché i grandi traguardi si raggiungono in gruppo.»

Alberto Bozza

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