Ieri sera il teatro Camploy era gremito di un pubblico entusiasta per il concerto di beneficienza “Notte di Note” che la Ronda della Carità ha organizzato per accendere i riflettori sulla condizione di chi a Verona non ha una casa, e di conseguenza non gode di molti dei diritti che spesso diamo per scontati, ma che scontati non sono mai. Lo scopo era anche di creare una relazione tra volontari, senza dimora e cittadini, che come sempre hanno risposto all’appello della Ronda con grande entusiasmo e generosità.

I Copacabana – Foto di Lisa Accordi

Il presidente Alberto Sperotto ha tenuto a sottolineare che l’idea di organizzare una serata di musica è nata in realtà da alcuni musicisti che sono anche volontari dell’associazione, e così Copacabana, Early Birds e Menego Maistro si sono messi a disposizione con passione e talento per ricordare, attraverso la musica, l’importanza di non voltarsi dall’altra parte di fronte al numero sempre più impressionante di cittadini, anche veronesi, che hanno perso la casa e sono entrati così in un tunnel che l’associazione di volontari cerca ogni giorno di illuminare, per rendere un po’ meno complicata la vita di chi è senza dimora.

Tanti progetti per dare risposte a chi non ha dimora

La conduzione della serata è stata affidata a Serena Betti, che è riuscita a far convivere sul palco la musica e le testimonianze di alcuni degli ospiti del rifugio della Ronda della Carità, raccontando le molteplici attività che l’associazione ha messo in piedi per facilitare anche l’integrazione e il reinserimento sociale di chi è senza fissa dimora.

Tanti i progetti come la ciclofficina Kamara D’Aria, il corso di italiano Bla Bla Ronda, fino alla preziosa collaborazione con gli Avvocati di Strada onlus. Il rifugio di via Campo Marzo è un brulicare quotidiano di attività e servizi a favore dei più fragili, che lì trovano un’accoglienza e un sostegno che molti di loro definiscono “casa”.

Sul palco anche chi ha bisogno di una mano

E così il pubblico presente ha conosciuto Mohammad, giovane 25enne arrivato dal Marocco cinque anni fa su un barcone, che oggi lavora stabilmente ed è diventato a sua volta un volontario dell’associazione che lo ha sostenuto e aiutato al suo arrivo in Italia.

E poi Lucio, che di mestiere fa lo street artist e che a Rovereto, dove è nato e cresciuto, è molto conosciuto per le sue opere. Capita di vederne anche a Verona, per esempio sulle vecchie cassette postali del centro storico.

E infine Sergio, laureato in medicina e diplomato al conservatorio in chitarra classica, che fino ad un certo punto della sua vita ha avuto una casa, una famiglia e un lavoro come tanti, ma poi un ingranaggio della ruota si è inceppato e così ieri sera sul palco si è ritrovato a raccontare la sua prima notte da senza dimora, in piazza Brà, con la paura che qualcuno potesse fargli del male, l’incertezza per un futuro che all’improvviso non era più quello che lui pensava sarebbe stato, e la perdita di ogni punto di riferimento.

I numeri che la Ronda della Carità ha elencato ieri sera sono impressionanti e devono far riflettere tutti, in primis le istituzioni che amministrano la città: 340 pasti serviti in una sola notte danno l’idea di una situazione drammatica, gestita da un’associazione che può contare sull’aiuto di tanti volontari e sulla sempre straordinaria solidarietà di molti cittadini veronesi, ma che non può essere lasciata sola di fronte a quella che, a tutti gli effetti, è una vera e propria emergenza della città.

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