Due documenti elaborati da enti scientifici indipendenti e pubblicati in questi giorni fotografano il livello di sostenibilità del nostro benessere e l’efficacia delle misure messe in atto per non disperderlo a causa dell’emergenza climatica. Se li si associa poi al DEF (Documento Economia Finanza), recentemente approvato dal governo Meloni, l’immagine che ne deriva è per molti versi sconfortante.

L’allarme climatico si intensifica

Il primo documento riassume il contenuto del sesto rapporto sul cambiamento climatico dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU) alla cui scrittura hanno lavorato per otto anni centinaia di scienziati di tutto il mondo, di cui Heraldo si è già interessato con l’articolo di Gloria Testoni dal titolo “Il cambiamento climatico corre troppo veloce”.

Le migliaia di pagine zeppe di dati del rapporto IPCC potrebbero essere riassunte in queste frasi, già sentite numerose volte:

  • Le attività umane attraverso le emissioni di CO2 hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale;
  • La temperatura superficiale del pianeta ha raggiunto nel decennio 2011-2020 più 1,1°C sopra il periodo1850-1900. Un incremento di temperatura superiore ai 1.5°C causerà danni irreversibili alla vita nel pianeta;
  • Il cambiamento climatico sta già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. Cambiamenti diffusi e rapidi hanno comportato danni alla natura e alle persone;
  • Limitare il riscaldamento globale richiede zero emissioni nette di CO2″ (Abbandonare definitivamente l’uso dei combustibili fossili. Ndr);
  • Si sta rapidamente chiudendo una finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. Bisogna agire con la massima urgenza sapendo che le scelte effettuate in questo decennio avranno impatti significativi per migliaia di anni.

Posizione della Comunità europea

L’Unione Europea ha fatto propri i messaggi dell’IPCC e, con il Green Deal del 2020 e provvedimenti conseguenti tra cui Fit for 55, RepowerEu e il finanziamento dei PNRR, si è impegnata a raggiungere Zero Emissioni di CO2 entro il 2050 con un obiettivo intermedio di “meno 55% al 2030.

La Comunità europea considera quindi la Transizione energetica una straordinaria opportunità per rendere disponibile il proprio livello di benessere alle future generazioni e acquisire la leadership mondiale in un radicale processo evolutivo.

Stiamo effettivamente riducendo le emissioni di CO2?

Il secondo importante documento è stato pubblicato il 6 Aprile scorso dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) dal titolo Analisi trimestrale del Sistema Energetico italiano.  Si tratta di un imponente, continuo lavoro di ricerca e di misurazione delle emissioni di CO2 italiane, utile per valutare l’efficacia delle misure messe finora in atto per accompagnare la Transizione energetica del Paese.

In sintesi l’ENEA certifica che nel 2022, mentre in Europa le emissioni di CO2 si sono ridotte di poco meno dell’1% (dato positivo ma largamente insufficiente) per l’Italia, nonostante il calo dei consumi di energia primaria, si è registrato un aumento dello 0,5% su base annua.

L’aumento delle emissioni, il secondo anno consecutivo, commenta l’ENEA, sta allontanando il sistema Italia dalla traiettoria verso l’obiettivo europeo “Fit For 55” di riduzione del 55% entro il 2030.  

Nei prossimi otto anni nel nostro Paese, se si vuole veramente mitigare il cambiamento climatico, sarà necessario agire pesantemente sulla mobilità, sul risparmio energetico e sull’aumento della produzione di energia rinnovabile, e puntare a ottenere una riduzione media annua delle emissioni superiore al 5% annuo

Secondo Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, le azioni finora realizzate e quelle programmate per i prossimi anni sono ancora insufficienti e la temperatura del pianeta si prevede raggiunga i +1.5°C fra 12 anni nel 2035. Ora si è raggiunto +1.22°C.

Il Governo Meloni ammette di non farcela

Il Governo Meloni non sembra avvertire l’urgenza di agire pesantemente e immediatamente.

Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, nella relazione allegata all’appena approvato DEF (Documento di Economia e Finanza) sull’attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra, descrive una situazione sconfortante.

Il Ministro certifica l’impegno del governo per rispettare il programma europeo di lotta ai cambiamenti climatici ma non prevede un significativo miglioramento neanche con gli investimenti e le riforme del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR). 

Pichetto Fratin conclude: «lo scenario di riferimento, grazie alla mutata situazione economica e all’adozione delle misure previste nel PNRR, si avvicinerà all’attuale obiettivo di riduzione 2030 (quello vecchio -40% non aggiornato con i nuovi indirizzi europei del pacchetto Fit for 55 e intensificato dal RepowerEU. NdR) senza però conseguirlo».

In altre parole, il Paese non riuscirà a raggiungere i vecchi obiettivi europei, da scordarsi quelli nuovi più ambiziosi e più rispondenti all’allarme lanciato dall’IPCC. Un altro modo per dire che gli italiani egoisticamente rinunciano ad intensificare la propria azione e lasciano questo compito alle generazioni future.

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