Questo weekend, dal 22 al 23 aprile 2023, la Valdadige ospita il Festival del Gioco da Tavolo, promosso dalla cooperativa Hermete e dal progetto Genera della Valdadige, in collaborazione con i comuni di Dolcè e Brentino Belluno, e sostenuto dalla Fondazione San Zeno e con la partecipazione dell’associazione Eclettica . Una due giorni alla scoperta di giochi da tavolo internazionali, tornei, laboratori ludici per ogni fascia d’età, spettacoli, conferenze e il Ludobus.

Il comune di Dolcè accoglie nelle sue vie e nelle sue piazze una serie di iniziative mirate a coinvolgere bambini e adulti per apprendere l’importanza del gioco come strumento educativo, formativo e che deve prima di tutto divertire. I ragazzi delle scuole di Dolcè e Rivalta, sono protagonisti con due memory che si ispirano al territorio e che mirano alla valorizzazione delle differenze culturali, partendo da una conoscenza del proprio territorio ma puntano ad avere una visione anche più ampia di quanto si può trovare fuori.

Tavola rotonda per far luce sul gioco digitale

Il programma è stato aperto questa mattina al Paladolcè con iniziative per bambini dai 6 agli 11 anni e della scuola dell’infanzia, e un incontro formativo con Francesca Berti, ricercatrice della libera università di Bolzano, e Valentina Salzani, pedagogista e consulente genitoriale di Hermete. Nel pomeriggio di sabato 23 verranno coinvolte anche le fasce più piccole, per bambini dai 2-3 anni con iniziative e laboratori tra il Paladolcè e Policaffè.

La tavola rotonda di questo pomeriggio, “Dentro e fuori gioco: Riflessioni sul potenziale e i limiti del gioco digitale. Tra risorsa di inclusione e rischi“, mette al centro le risorse che la tecnologia mette a disposizione, anche in chiave di inclusione se il gioco è pensato in modo accessibile. Però non si possono escludere i rischi per la sicurezza dei minori: il caso delle Loot-box di cui si è occupato anche il Parlamento europeo è sintomatico di quando, ad esempio, l’azzardo entri nei videogiochi senza che i più piccoli se ne rendano conto.

Ne parlano Giorgio Cipriani, formatore e pedagogista esperto in media education, Maurizio Molinari, responsabile dell’ufficio del Parlamento europeo a Milano, Omar Girardi, responsabile Area ludica di Hermete Cooperativa.

Domenica 24 aprile si aprirà invece con un torneo Jungle Speed a cura di Hermete al Paladolcè, indirizzato a bambini e bambine dai 7 anni in su, proseguendo poi con giochi e tornei che coinvolgeranno la fascia d’età dai 5 anni, 6-11 anni e dai 14 anni in su. Il pomeriggio sarà dedicato ad altre attività ludiche e laboratori per bambini dai 3-6 anni e dagli 8 anni in su. Chiuderanno il Festival due incontri di formazione: “Alla ricerca del tempo perduto”, a cura di Valentina Salzani, e “Tesori di luce e natura: giocare per credere!”, coordinato da Martina Pinaroli, pedagogista, formatrice ed educatrice, e dal circolo della Farfalla. Qui il programma completo.

Il gioco che serve a crescere

Un Festival che mette al centro il ruolo formativo ed educativo del gioco, che mette in relazione più bambini di ogni fascia d’età e che spesso facilità anche la comunicazione, non solo quella adulto-bambino, ma anche tra coloro le cui differenze culturali e linguistiche spesso ostacolano ogni approccio. Veicolo importante è il Ludobus che, come spiega Omar Girardi, responsabile dell’area gioco di Hermete, «è un gioco semi strutturato e non completamente libero. Segue le regole del gioco, ma permette un libero uso ed è uno strumento di facilitazione di gioco tra fasce d’età diverse o persone che non parlano la stessa lingua. Tutti i giochi del Ludobus, circa 100, fatti da noi, sono pensati per facilitare la comunicazione».

Per realizzare tutto questo, il punto fondamentale da cui partire è uno: il gioco deve essere divertente. «Se il gioco non diverte la parte educativa va scemando», aggiunge Girardi. «Ogni gioco ha delle sue specificità e sta all’educatore o genitore capire in quale contesto usarlo. Non tutti i giochi vanno bene per tutti. Analizzare il contesto innanzitutto è fondamentale. Anche da noi capita spesso di avere ragazzini con dislessia, perciò si evitano giochi con preponderanza di testo. Una volta avevo al tavolo di gioco un ragazzo daltonico e non potevo usare un gioco in cui andavano abbinati i colori. Oppure ragazzi estremamente oppositivi, con i quali non è il caso di utilizzare giochi con eccessive regole».

Cresce il bisogno di giocare all’aperto

Il gioco, da sempre, unisce, divide barriere, annulla distanze. L’emergenza da Covid-19 ha inciso profondamente su questa dinamica, e ne ha generate altre, a volte, anche pericolose. «Abbiamo notato che i giochi in cui bisogna pagare per vincere o sbloccare cose sono aumentati – chiarisce il responsabile area gioco di Hermete -. Abbiamo pure osservato che anche i giochi all’aperto come il Ludobus hanno raccolto molto interesse. Ci sono due estremi: il chiudersi in casa, dove giocare in solitaria, e dall’altra parte una richiesta di gioco all’aperto molto ampia».

Un ruolo importante nella realizzazione di questo festival è la forte richiesta e il grande entusiasmo da parte del territorio. «È interessante che la Valdadige abbia voluto creare un festival del gioco – conclude Girardi -. il progetto si basava su apertura, inclusività e generatività e Il gioco le racchiude tutte. Unisce generazioni, provenienze e facilita la comunicazione».

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