Sulla riva dell’Adige umiliato dalla siccità, alla presenza del presidente del Gruppo AGSM AIM Federico Testa, del presidente del Consorzio Canale Camuzzoni Piergiorgio Schena, di Elisa delle Pezze e Riccardo Olivieri, presidenti rispettivamente della Seconda e Terza Circoscrizione del Comune di Verona, di Alberto Fedrigoni, rappresentante della famiglia Fedrigoni si è tenuta ieri la celebrazione dei cento anni della Diga del Chievo.

La storia del Canale Camuzzoni e della Diga del Chievo

La realizzazione del Canale Camuzzoni è stata una iniziativa lungimirante presa alla fine dell’Ottocento dalla comunità veronese e dalle sue istituzioni guidate dall’allora sindaco Giulio Camuzzoni per accompagnare lo sviluppo agricolo e industriale della città di Verona e proiettarla così in un’era di sviluppo economico e sociale. Il progetto, affidato all’ingegnere Enrico Carli, fu terminato nel 1887.

Nel 1923 venne inaugurata la Diga del Chievo. Opera realizzata su progetto dell’ingegnere Gaetano Rubinelli allo scopo di aumentare la portata del Canale Camuzzoni e alimentare le quattro turbine della centrale idroelettrica di Tombetta 1, costruita contemporaneamente in zona Basso Acquar.

Derivare l’acqua del fiume Adige all’altezza del Chievo e portare così acqua-forza motrice verso l’area di Basso Acquar, produrre energia in prossimità di nascenti insediamenti industriali (cartiere, mulini, cotonifici,…), era la soluzione locale per ovviare alla mancanza di giacimenti di carbone da utilizzare per le macchine a vapore.

Taglio del nastro. Federico Testa presidente AGSM AIM, Piergiorgio Schena presidente Consorzio Canale Camuzzoni, Elisa delle Pezze e Riccardo Olivieri, presidenti seconda e terza circoscrizione del Comune di Verona, Alberto Fedrigoni, rappresentante famiglia Fedrigoni

Nel 1948, a seguito della ricostruzione post-bellica, venne potenziata la produzione idroelettrica con la costruzione di una nuova centrale in prossimità della precedente, chiamata Tombetta 2. Un ulteriore incremento nella produzione di energia si è avuto nel 2009 con la realizzazione di un impianto idroelettrico nella conca di navigazione della Diga del Chievo per valorizzare la portata del fiume su un salto di 3,6 metri a valle della diga.

L’intero complesso è ora in concessione al Consorzio Canale Camuzzoni formato dalla multiutility AGSM-AIM e dalla Cartiera Fedrigoni, l’ultima a rappresentare il gruppo di famiglie imprenditoriali veronesi che per un secolo ne hanno assicurato la gestione.

Acqua come fonte di energia rinnovabile

Stiamo affrontando una cambiamento epocale della nostra società che vede nella transizione energetica, abbandono dell’uso dei combustibili fossili e loro sostituzione con le energie rinnovabili inclusa l’idroelettrica, la strategia fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici.

Gli impianti idroelettrici collegati alla Diga del Chievo e al Canale Camuzzoni sono in questo momento il più importante asset rinnovabile disponibile nel territorio veronese.

In condizioni climatiche normali, essi possono produrre circa 70.000 Mwh all’anno,il 63% dell’intera produzione rinnovabile della città (dal bilancio energetico città di Verona: nel 2018 Tombetta ha prodotto poco meno di 60.100 MWh e l’impianto denominato Chievo 9.780 MWh, ndr) ma rappresentano solo il 5.4% dell’intero consumo elettrico cittadino.

Troppo poco. Verona è molto lontana dagli obiettivi di produzione rinnovabile richiesti dal Green Deal europeo e l’acqua non può più aiutare.

Il cambiamento climatico incombe

Negli ultimi decenni il contesto ambientale è radicalmente modificato: come previsto dagli scienziati dell’IPCC, i cambiamenti climatici riducono la disponibilità di acqua, i fiumi si stanno rinsecchendo e la temperatura delle loro acque sta aumentando, le falde potabili si stanno abbassando. La produzione di energia idroelettrica scarseggia.

Una immagine dall’alto della Diga del Chievo, inaugurata cento anni fa

Alle spalle dei partecipanti alla cerimonia, quasi a completare i discorsi celebrativi delle autorità, è lo stesso Canale Camuzzoni, inattivo da mesi per scarsità di acqua, a segnalare il problema.

È il lento, quasi stagnante fluire dell’acqua dell’Adige a suggerire di riappropriarsi dello spirito originario che nel passato ha animato positivamente cittadini, amministratori e imprenditori veronesi per immaginare il futuro.

Insieme, canale e fiume, si uniscono metaforicamente per chiedere che i numerosi eventi programmati in quest’anno di celebrazioni diventino un’occasione di ripensamento collettivo, non solo sulla gestione territoriale delle acque, ma anche sul modello di sviluppo del territorio.

Una targa, una mostra e tanti eventi

La targa celebrativa inaugurata ieri sulla Diga del Chievo

Nel corso dell’evento di celebrazione del centenario è stata scoperta una targa celebrativa e inaugurata una mostra fotografica che, ripercorrendo le tappe più importanti della sua costruzione, grazie a foto storiche originali in bianco e nero risalenti agli anni 1921-1923, consentirà ai visitatori di conoscere la storia della Diga.

In autunno verrà lanciato un concorso per le scuole primarie della Seconda e Terza Circoscrizione che premierà il disegno che meglio rappresenta il legame tra la Diga e la città di Verona, contemporaneamente si terrà un convegno tecnico scientifico sulla diga organizzato da AGSM AIM. Potrà il passato mostrare la strada per il futuro?

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