Sold out per la pièce comica “Sintonizziamoci 2.0”, inscenata venerdi 17 marzo sera nell’accogliente Teatro Ristori di Verona. Protagonisti del successo di pubblico il conduttore di Radio 24 Alessandro Milan e il comico Leonardo Manera

Il feeling tra i due sembra innato fin dall’inizio dello spettacolo, ma probabilmente ė frutto di ore di prove. Basate chiaramente sul quid dell’evento: l’attualità, tra fake news e notizie effettive. Una dicotomia drammatica dei tempi che viviamo, virata in chiave ridanciana. E così viene meno un’altra differenziazione, quella tra l’approccio giornalistico di Milan, che sfoggia la sua ironia, e la comicità di Manera, che continua sulla sua solita strada, con una verve in cui una punta di sardonismo si mischia alla risata di scuola Zelig. 

Una questione di censura

Tra i temi trattati anche le recenti censure di Dahl e tutto il progressismo, esacerbato, che si premura di cambiare qualsiasi senso, senza fermarsi a ragionare sulla contestualizzazione. Un momento in cui le risate si sono fermate, a dispetto di una prima mezz’ora senza sosta sotto questo profilo. Ma sono riprese poco dopo con la storia caricaturale di Cappuccetto Rosso, rivisitata nell’ottica oscurantista odierna, nell’epoca che ha così tante libertà da spingere parte della popolazione mondiale ad auto-censurarsi o a farlo nei confronti degli altri.

Quindi Cappuccetto alla “signora non più giovane” porta una “focaccia di Kamut, del vino e un sacchetto biodegradabile”, mentre il lupo fa un sol boccone di tutti “ma senza far male”. Un paradosso in termini che viviamo incarnato in vari aspetti dell’attualità quotidiana.

Questa pungente comicità continua con un personaggio ad hoc, incarnato da Manera che, post cambio d’abito, si presenta come l’imprenditore di Cavaion Veronese. E interpreta il peggio del repertorio del veronese medio, che alla pienezza del portafogli fa corrispondere una vuotezza  mentale che, nonostante tutto, non si ripercuote sulla sua guasconeria.

Subito dopo Milan racconta la storia di un antifascista, ucciso in piazzale Loreto, uno dei 15 martiri, Tiepolo Libero. E le risate, ormai automatizzate dalla bravura del duo, restano strozzate in gola. «Ho avuto l’onore di conoscere Sergio, suo figlio. Mi ha sempre raccontato di aver visto quelle immagini come tremende. Sergio é nato a Verona. Sogno di vedere un giorno una via per Libero e Sergio in questa città.» Applausi a scena aperta. Che perseguono con lo sketch successivo, di Manera: la vita sui social, piena di successi, contrapposta a quella offline, tra cene a base di pasta con tonno e debacle sentimentali. Un’altra critica, lapalissiana alla società odierna, con le persone spesso più impegnate a scrollare la timeline di Instagram cercando di mostrarsi più felici di quello che sono realmente.

Alti e bassi… ma soprattutto alti

Critiche di questo tipo, per quanto puntute, rischiano però di essere sepolte dalle risate, sacrosante ma non sempre realmente espiatorio. E si torna poi, con Milan, a parlare di piazzale Loreto, ancora una volta con questa alternanza tra serio e faceto, modalità apprezzabile proprio perché strattonante da un estremo all’altro e tutt’altro che deleteria per l’attenzione del pubblico. Il solo momento poco riuscito é quando Manera diventa Mariolino, un agente immobiliare assatanato di sesso. L’interazione con il pubblico imbarazzato è sembrato il momento più divertente dello sketch, ma le risate sono diminuite d’intensità a causa di un’ipersessualizzazione delle battute che, seppur comprensibile in un panorama comico in cui queste ultime hanno effettivamente spesso una direzionalità di questo tipo, a pagamento stonato. Il duo, però, ha rimesso agevolmente in carreggiata la piacevolezza di due ore intense, applaudite senza riserve. 

Il duo comico-giornalistico quindi funziona, unendosi in una coppia che riesce proprio perché la strutturazione personale e professionale dei due individui è solida.

Foto: Ufficio Stampa Teatro Ristori

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