Un mese fa si concludeva la diciassettesima edizione di ArtVerona, manifestazione di Veronafiere dedicata all’arte contemporanea, caratterizzata da un focus sull’Italian System, inteso come capacità di creare relazioni e contatti nazionali e internazionali. 

La gallerista Hélène de Franchis di Studio la Città.

Un concetto ritenuto importante dagli operatori del settore ma che, nei fatti, fatica ad esistere perché manca una concreta capacità di creare una rete di relazioni tra realtà private e istituzioni pubbliche italiane, tale da «proporre uno scambio di idee e proposte, capaci di promuovere l’arte contemporanea italiana, in Italia come all’estero», afferma Hélène de Franchis, titolare della galleria Studio la Città.

«Oggi tutto dipende dalla creatività, curiosità e intraprendenza dei singoli privati. Si pensi che ad esempio a Verona, città d’arte che vede la presenza costante di moltissimi turisti, non esiste un vero museo per l’arte contemporanea, una cosa difficile da comprendere».

Verona è pronta al contemporaneo?

Anche Riccardo Steccanella di Kromya Art Gallery, con sede a Verona e a Lugano in Svizzera, rileva l’assenza di collegamento tra istituzioni pubbliche e realtà private. La sua esperienza invece riporta «una maggiore facilità di collaborazione a Lugano tra gallerie private e musei, mentre qui in Italia è ancora tutta da costruire».

L’Italian System secondo Francesco Sandroni, socio e direttore della galleria Marco Rossi arte contemporanea «non esiste in Italia, come a Verona. La fiera, per esempio, potrebbe essere uno spunto per provare a creare un maggiore coinvolgimento della città anche tramite le istituzioni economiche cittadine, come Confindustria, o gli ordini professionali. Ma la domanda di fondo è: la città è pronta al contemporaneo?».

Pubblico-privato, una collaborazione non impossibile

Per Francesco Pandian, titolare della galleria Artericambi «l’Italian System è presente in alcune realtà italiane, per esempio a Torino o a Bergamo, come collaborazione tra istituzioni pubbliche e gallerie private». Analoga collaborazione si è creata anche a Verona per l’esposizione Contemporaneo non-stop Il respiro della natura | Aquarecentemente inaugurata alla Galleria d’Arte moderna Achille Forti, che ha visto il coinvolgimento di alcuni artisti del comparto del contemporaneo della Gam, quali Stefano Cagol, Daniele Girardi, Patrizia Maïmouna Guerresi, Maria Teresa Padovani, Jaume Plensa.

A questa selezione sono stati affiancati Giovanni Frangi e  Fabrizio Gazzarri, artisti esterni alla collezione Gam e rappresentati rispettivamente dalle gallerie veronesi Galleria dello Scudo e Artericambi.

«Si parla spesso delle cultura italiana e del suo valore – afferma Giorgio Gaburro, titolare della galleria Gaburro con sede a Verona a Milano – ma poi nessuno ci investe, tantomeno la politica che dovrebbe definire le linee guida a supporto del comparto e favorire la creazione di un sistema Italia per l’arte contemporanea».

Gallerie insieme per avvicinare pubblico e fare cultura

A Verona una collaborazione tra gallerie, finora difficile da realizzare, potrebbe avere risvolti di efficacia anche per Giovanni Monzon, titolare della Galleria Isolo 17 «perché potrebbe garantire una maggiore visibilità all’arte contemporanea sul territorio cittadino. Oltre a rappresentare un’opportunità per il pubblico che, trovandosi più agevolmente in relazione con il lavoro degli artisti, acquisirebbe nuovi strumenti di osservazione basati sulla conoscenza, sulla profondità di pensiero, sulla cultura. Se noi tutti siamo più profondi e consapevoli, tendiamo a conoscere meglio quanto ci circonda e diventiamo persone più complete».

Giovanni Monzon, titolare della galleria Isolo 17

Se il problema è la qualità

Tornando agli artisti, componenti fondamentali del sistema dell’arte contemporanea, gli under 35 non trovano facilmente spazio. Sono una categoria che «per farsi notare-, sottolinea Hélène de Franchis, – deve proporre sia alle gallerie che ai collezionisti una radicata volontà di pensiero e di ricerca, abbinata ad una elevata qualità del lavoro, anche se i collezionisti generalmente li acquistano troppo spesso con la speranza di fare un’affare. In senso più generale, manca la ricerca della qualità».

L’Italian System dell’arte contemporanea pare quindi essere più un auspicio che un metodo, ed è ancora tutto da costruire a livello nazionale come a Verona. La città però necessita un’offerta artistica contemporanea dal respiro nazionale e internazionale, capace di arricchire culturalmente la città e di coinvolgere la partecipazione dei cittadini e del turismo culturale.

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