Con la seconda giornata il Film Festival della Lessinia è entrato nel pieno della propria attività. Film al mattino, per la rassegna “Montagne Italiane” e, nel primo pomeriggio, la proiezione de La vita segreta degli alberi di Jörg Adolph, anteprima italiana di un film che apre la sezione Green.

Il resto del pomeriggio di sabato 22 agosto è stato dedicato alla visione di cinque cortometraggi che ci portano in giro tra Iran, Croazia, Bosnia Erzegovina, Slovenia, Serbia, Portogallo e Turchia.

Racconti di vita come in Cavallo di Mohsen Din Mohammad, film iraniano in cui un padre cerca di aiutare il figlio arrestato alla frontiera al suo primo tentativo di contrabbandare della benzina. L’intento del padre non riuscirà e anche il suo cavallo, come quello del figlio, verrà ucciso dai militari lungo una pista impervia punteggiata di cadaveri di molti altri cavalli.

In Potop di Kristijan Krajnčan (Croazia, Slovenia), sembra di essere entrati in una sorta di confronto-scontro generazionale tra padre e figlio che non lascia intravvedere risultati positivi.

In Poi viene sera di Maja Novaković si entra in una dimensione “antica” del rapporto con la natura che è anche un rapporto di sopravvivenza. Le due anziane protagoniste vengono riprese in molte delle loro attività lavorative e in alcuni rituali legati a una vita che non regala nulla. Tutto è un po’ in disfacimento, decadente e le due donne, segnate dal tempo e dal duro lavoro nei campi, sono in perfetta simbiosi con porte sbreccate, finestre che non chiudono bene e mura cadenti. È quindi fatale che poi arrivi la sera.

Bustarenga di Ana Maria Gomes (foto di copertina) ci porta in Portogallo nella regione di São Pedro do Sul. La protagonista è una giovane trentaseienne che ritorna nel suo Paese natale, ancora single. Il film cerca di raccontare il pensiero di anziani e giovani rispetto alle modalità di incontrare la propria anima gemella, i pensieri e i retropensieri nei riguardi di una donna 6chd, pur giovane, non è ancora riuscita a trovare un compagno di vita. Film a tratti divertente che descrive una realtà e un pensiero sulle donne che si pensava fosse scomparso e superato da decenni.

Spetta ad Anoush di Deniz Telek (Turchia) chiudere la sezione cortometraggi del secondo giorno. Una madre manda dalla zia la propria bambina di nove anni. L’obiettivo è di farsi prestare l’abito da sposa della zia per poterlo far indossare alla futura sposa del fratello durante l’imminente matrimonio. Una zia arcigna, uno zio più disponibile, una giovane insegnante ed un territorio molto selvaggio sono i protagonisti, assieme alla ragazzina, di una storia che si chiude con molte domande, storie personali tutte sospese e una ragazzina, forse, in fuga.

La sera ha visto protagonista ancora il Portogallo e quel meravigliosi periodo della “Rivoluzione dei Garofani” che portò alla caduta del dittatore Salazar con Piacere, compagni di José Filipe Costa. Era la metà degli anni Settanta. Il regista mette insieme alcuni dei protagonisti di quel periodo: stranieri accorsi in massa per aiutare il realizzarsi della rivoluzione e portoghesi. Sesso, rapporto uomo-donna, divisione dei compiti e del lavoro quotidiano sono al centro di molte discussioni e di molte riunioni o assemblee dei soci delle cooperative agricole sorte con la rivoluzione. La presa di coscienza delle donne, la rivoluzione sessuale e il ruolo degli stranieri all’interno delle cooperative suscitano dibattiti e confronti anche molto aspri. Rivivere quegli anni, quarantacinque anni dopo, non è facile nemmeno per coloro che quelle cose, quei fatti li hanno vissuti direttamente. Solo una buona dose di improvvisazione e di uscita dal canovaccio permetterà un racconto il più possibile vicino alla realtà di quegli indimenticabili anni Settanta.