“Una vittoria basterà per i ragazzi dell’Hellas” cantano i ragazzi della curva, ma basta anche un pareggio per mantenere intatto il messaggio del coro. Lo ha dimostrato il Verona in questa trasferta estiva a Bologna: con un punto raccolto nella tempesta che può significare “terra in vista”. I problemi non sono tutti spariti, ci mancherebbe, ma si intravede una rotta. È difficile, pericolosa e piena di insidie, ma è una rotta.

A tracciarla è stato, in settimana, il “comandante” Cioffi. Spedito dai suoi superiori verso una missione suicida, ha scoperto dopo aver salpato che non c’erano le vele, né i remi, né le scialuppe. Un altro allenatore avrebbe risolto una situazione simile a cazzotti in un parcheggio, ma lui no. Lui si è abbottonato la camicia candida e ben stirata, ha parlato chiaro alla sua ciurma, ha spinto i tasti giusti e ha trovato il modo – se non di uscirne – almeno di vendere cara la pelle. 

A Bologna l’allenatore del Verona ha dato l’impressione di aver finalmente preso in mano squadra e tifosi. Basta con le sciocchezze di palazzo: se Marroccu vuol dare a bere alla piazza che Barak non è tra i convocati per un ritardo di condizione, faccia pure. “Per me Tony è partito” la chiude Cioffi. “In campo ci vanno gli uomini e non le figurine.” Chiaro, grazie.

Se la sfida è lanciata e la battaglia è dura, nell’emergenza i giovani entrano con entusiasmo e determinazione, il capitano Faraoni gioca per quasi un’ora su una distorsione, negli occhi dei giocatori sembra essersi acceso qualcosa. Ora sì, il mister ha in mano la squadra.

Un punto che pesa

Il campo ha detto pareggio, e Sinisa Mihajlovic ha ragione a battezzarlo come un “pareggio giusto”. Poteva vincere il Bologna se Orsolini fosse stato un centimetro dietro la linea, poteva vincere il Verona se Lasagna avesse chiuso il piattone invece di provare a colpirla di collo. Le partite vanno così. 

In questa fase del campionato i punti non si contano, si pesano. E Bologna-Verona ha dato dei messaggi confortanti oltre al fondamentale valore di togliere quello ZERO dalla colonna dei punti. Certo, il Bologna non è il Napoli, ma sulla carta si tratta di una squadra meglio attrezzata del Verona almeno in questa fase. Il trio davanti, Soriano-Arnautovic-Orsolini, è ben oliato e pericolosissimo, tra scambi rapidi, contropiedi fulminanti e una tripla soluzione per il tiro dalla distanza. 

Sul campo il Verona ha dimostrato di essere ancora nel pieno della sua transizione sia a livello tecnico che mentale, ma si sono visti molti passi avanti. Il primo e più importante è che il Verona non si è sciolto dopo essere andato sotto. Non c’è stato un blackout totale come era successo contro il Napoli. I ragazzi di Cioffi hanno continuato a macinare il loro calcio, sono rimasti dentro la partita e l’hanno rimessa in piedi. 

Identità da mantenere, automatismi da cambiare

Dal punto di vista tecnico-tattico il mister ha recuperato la battaglia uomo contro uomo a tutto campo, un elemento che aveva contraddistinto il Verona guerriero delle ultime stagioni e che l’allenatore toscano aveva provato a cambiare. È evidente che i giocatori si trovino molto più a loro agio nell’aggressività rispetto ad un’attesa che troppo spesso diventa passiva.

Altri automatismi, ancora ben visibili, dovranno invece cambiare al più presto. La richiesta dell’allenatore di andare immediatamente in profondità ha causato una pioggia di palle lunghe nelle zone del campo laterali dove, l’anno scorso, imperversavano i due trequartisti. Oggi quei palloni finiscono nel nulla cosmico, con Lasagna e Henry che operano centralmente e cercano con fatica di costruire la loro alchimia. Le ripartenze e i lanci in profondità, quindi, dovranno rimanere confinati soprattutto alle vie centrali, dove Lasagna ha un doppio obiettivo stagionale: forgiare il suo killer-instinct sotto porta e trovare i movimenti complementari a punte di peso come Henry e Djuric.

È evidente che le nuove caratteristiche del Verona chiederanno un lavoro diverso, ma altrettanto intenso, agli esterni. I gol di Henry (contro al Napoli alla prima e contro il Bologna) sono arrivati da due cross dal fondo di Faraoni e di Lazovic, e se Djuric dovesse ritargliarsi un ruolo importante è evidente che i cross diventeranno la soluzione più pericolosa nell’arsenale gialloblù. 

Se dal mercato è arrivato Cabal e si attendono altri puntelli, la linea verde dell’Hellas sta già mostrando il suo valore con due ragazzi veronesi – Coppola e Terracciano – che hanno risposto presente nel momento del bisogno e che, se lasciati crescere con tranquillità e con gli stimoli giusti, saranno un altro importante tassello per arrivare alla salvezza. 

Nel frattempo la data fatidica della fine del mercato si avvicina, e con lei arriveranno molte certezze e un gruppo più coeso, a disposizione di un allenatore che sembra aver capito molto in fretta che cosa sia Verona.

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