Si chiamano Indòmati e nel 2020 hanno fondato un collettivo per promuovere il teatro. Clara Danese, attrice e cantante veronese (è la voce dei Jenkins Memory Store), insieme a Davide De Togni si è diplomata alla scuola di teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone, e, con Aurora Ziviani, laureata al Dams, ha risposto così all’assenza di lavoro, che ha colpito molti artisti nel cuore della pandemia. Dopo il primo festival realizzato nel 2021, ora insieme rilanciano il progetto anche grazie a una campagna di crowdfunding. Ne abbiamo parlato con lei per conoscere come si è sviluppato il progetto e che cosa si attenda dall’edizione 2022.

Innanzitutto, cos’è Indòmati?

«Indòmati è un collettivo di tre veronesi vicini al teatro per formazione e passione. Nel 2020 ci siamo ritrovati senza lavoro e senza opportunità di poter partecipare a provini o contest per fare quello che amiamo di più: il teatro. Siamo attori e per questo il palco è la nostra vita: ci siamo però resi conto che la nostra generazione difficilmente si avvicina al palco e al teatro tradizionale. Non è teatro quello che vediamo sullo schermo di dispositivo digitale: l’emozione e il rapporto con il pubblico non si possono ricreare in alcun altro modo. E cercavamo un luogo più nostro e che parlasse la nostra lingua».

I fondatori di Indòmati Fest

E quindi la vostra idea è stata di lanciare un festival di teatro: perché?

«La risposta potrebbe sembrare banale: “Perché non c’era niente di simile”. Quello che proponiamo è un’iniziativa per dare spazio e voce a compagnie e gruppi di attori giovani, non per forza in possesso di un diploma qualificante, ma che vogliano fare del teatro la loro professione. Vogliamo riaprire il teatro, riportarlo alla gente giovane e che parli un linguaggio fresco e davvero rappresentativo della nostra età. Il nostro obiettivo è fare rivivere il teatro».

Dove e quando si terrà?

«Lo spazio ci è stato gentilmente concesso da Marco Pomari, direttore artistico della scuola di teatro Altri Posti In Piedi, che ci ospita al Cinema Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto. Indòmati Fest si terrà dall’1 al 4 settembre 2022, in orario serale. Il tema scelto quest’anno è Aracne: come l’artista e tessitrice indomita e indomata, anche noi cerchiamo di costruire una rete di artisti che sfidano lo status quo. Viviamo in una società che ha difficoltà ad ascoltare e a raccontarsi, che ostacola talvolta l’espressione, la sperimentazione teatrale e l’incontro umano. Ci piace pensare al festival come a un’occasione per creare comunità e abbiamo ideato un format che dà il pretesto di trovarsi magari davanti ad una birra e, nel frattempo, di fruire di varie arti performative».

Quindi ci si deve aspettare qualcosa di alternativo al classico teatro?

«Il programma si apre con aperitivi in musica e open mic – ovvero la possibilità di salire sul palco e prendere il microfono per condividere una lettura, un monologo, una poesia, una riflessione. Dalle 21, poi, partirà la pièce de theatre protagonista della serata, della durata di un’ora, all’interno del ridotto che abbiamo ricavato per l’occasione. Ci aspettiamo diversi stili e temi: abbiamo previsto di dedicare interamente una data alla molteplicità dei generi. In quella serata ci sarà infatti un concerto di una band veronese, abbinato a una performance di danza in contemporanea. Sarà anche sempre attiva una mostra d’arte, per riunire le diverse arti in un unico luogo d’incontro».

Il chiosco posto all’esterno del Teatro Astra a San Giovanni Lupatoto durante il festival Indòmati.

Come avete fatto a coinvolgere compagnie, performer e attori?

«Abbiamo pubblicato sul nostro sito e attraverso i nostri canali un bando di partecipazione aperto ad attori e gruppi del territorio nazionale di età inferiore ai 35 anni. Un’opportunità per i giovani, che oggi devono scontrarsi con i titani del palco e le regole di un mondo molto competitivo e spesso elitario, in cui non si avanza solo per merito e talento».

Il festival è alla seconda edizione: ci sono differenze rispetto all’anno passato?

«L’anno scorso avevamo coinvolto compagnie e professionisti nella nostra rete, soprattutto dalla zona di Bologna, dove noi tre abbiamo studiato. La modalità del bando, però, ci ha ora permesso di entrare in contatto con numerose realtà da tutta Italia, alcune sconosciute e altrimenti inespresse».

Un performer durante l’Indòmati Fest 2021.

Per realizzare il festival avete aperto anche una campagna di crowdfunding: come mai questa scelta?

«Abbiamo avuto il patrocinio del Comune e di altri enti veronesi, un bel riconoscimento della nostra identità e del nostro impegno. Miriamo ora ad ampliare il supporto anche economico da parte del pubblico: la raccolta fondi è un incentivo alla partecipazione, un tentativo di rendere lo spettatore ancor più parte dell’organizzazione, facendo capire che il festival appartiene anche al pubblico. In cambio, prevediamo ticket di entrata al festival, drink e merchandising dedicato. Basta collegarsi alla piattaforma eppela.com e cercare il nostro progetto. Non c’è limite di tempo per supportare la nostra iniziativa e lo si può fare con una somma minima di 5 euro».

La campagna di crowdfunding di Indòmati Fest 2022.

Quali obiettivi o quali sogni avete ancora nel cassetto per le prossime edizioni?

«Ci piacerebbe riuscire a creare una rete stabile con altri festival di teatro giovani in Italia. Noi per primi ci siamo ispirati al “Festival 20 30” di Bologna e vorremmo instaurare uno scambio continuo con altre manifestazioni nazionali e internazionali. Sul territorio di Verona speriamo venga ascoltata la nostra voce: corremmo spazi per l’incontro e l’espressione dei giovani, delle loro sensazioni e delle loro idee – per il teatro questa è linfa. Abbiamo la responsabilità di mantenere in vita la libertà performativa, il compito di proteggere e il dovere di salvaguardare questo spazio e queste modalità di espressione. Non possiamo permetterci di far morire il teatro».

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