Si è aperta sabato 28 maggio, ma sarà accessibile i primi week-end del mese fino a settembre, la mostra fotografica a cura della Fondazione Cariverona e dell’associazione Urbs Picta denominata “Luoghi Comuni. Cantieri e siti monumentali della Verona storica e industriale in Gabriele Basilico e Alessandra Chemollo”.

Percorsi fotografici con due filosofie diverse: analogica e in bianco e nero per Gabriele Basilico, che racconta visivamente nei primi anni Duemila i Magazzini Generali nel periodo di abbandono e incuria e, in digitale e a colori, per Alessandra Chemollo, che mostra invece gli interventi di vent’anni dopo, insieme alle interne prospettive architettoniche dei Magazzini Generali, del Capitanio e di Castel San Pietro nelle fasi del restauro.

Per visitare la mostra nelle tre sedi, occorre prenotare ed essere accompagnati dai mediatori, scrivendo a corsi@urbspicta.org, o chiamando il 349.0713192. Per questioni di sicurezza, non è possibile accedere per chi abbia gravi disabilità o importanti problemi motori. Oltre all’esposizione, sono previsti laboratori e dibattiti, sempre a infresso gratuito e su prenotazione. I prossimi sabato 2 luglio, dalle 15 alle 18, e domenica 3 luglio, dalle 10 alle 13, due appuntamenti sul tema “Antotipia – Impronte naturali della città”.

Tre sedi, due in restauro

Perché, di fatto, questa è la parte interessante: il contesto. Le sedi che accolgono le mostre fotografiche, oltre agli spazi della Fondazione Cariverona, sono ambienti in fase di restauro, alcuni dai tempi del celeberrimo “Matìo Copo” come due ambienti al piano terra del Palazzo del Capitanio (cortile del tribunale) e la caserma austriaca di Castel San Pietro che domina Verona, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Ambienti che tuttora mostrano i segni dei lavori in corso e che, anche per questo, specie per la caserma, lasciano intravedere le stratificazioni archeologiche, un giorno forse coperte dalla pavimentazione o dagli allestimenti.

E qui però ci preme una riflessione. Le foto sono senz’altro interessanti e meriterebbero una collocazione certo non temporanea, ma di fatto l’impressione è che siano “pretesto” meritorio, quanto leggero, per permettere alla cittadinanza di riappropriarsi, almeno momentaneamente, di luoghi che rischiano di rimanere in fieri ancora per chissà quanto.

Ci riferiamo soprattutto all’ex caserma, che è ancora lontana non solo dalla conclusione dei lavori, ma pure da un progetto culturale che ne definisca una funzione finale.

Le guide

Una parola anche sulle guide all’esposizione: di fronte a un materiale narrativo così scarno ed essenziale e che, come nel caso della fotografia, rischia di sconfinare nella fuffa pura molto facilmente, servirebbe del personale con carisma e in grado di trasmettere l’entusiasmo del progetto. Alcune lo sono, altre meno ma, essendo per lo più studenti, sarebbe ingiusto pretendere da loro un servizio professionale. Luoghi Comuni, infatti, come riporta il sito, “è curata da studentesse e studenti dell’Università di Verona, dell’Accademia di Belle Arti e dell’Istituto Universitario Salesiano, coordinati dall’Associazione Culturale Urbs Picta, grazie all’opportunità offerta da Fondazione Cariverona”.

Un dettaglio delle opere di Gabriele Basilico esposte alla Fondazione Cariverona per la mostra in più sedi Luoghi Comuni.

Qui si non vuole dunque puntare il dito sulla capacità innata o meno di questi ragazzi entusiasti, quanto piuttosto sulla necessità che progressivamente il personale degli ambienti culturali veronesi sia giustamente preparato, valorizzato e magari stabilizzato.

Dobbiamo cominciare a pretendere che un qualsiasi ente o promotore culturale investa a lungo termine in personale formato e di qualità per rendere l’esperienza in qualche modo significativa. A costo di pagare un biglietto adeguato.

La cultura veronese diventi grande

Se davvero per questa città la chiave è il turismo, magari di qualità – mantra di questa campagna elettorale – non si può pretendere che di contro il personale sia sempre più volontario, precario o eternamente studente di arte (e una volta laureato, magari, debba fare altro per lasciare spazio a un altro studente).

Chi viene a Verona è soprattutto spinto dalle bellezze e dagli eventi della città. Anche per la cultura veronese, dunque, è il momento di diventare grande e di non abusare più né del volontariato né dell’eccessivo uso di cooperative. Per essere, anche qui, lontani dal luogo comune del “con la cultura non si mangia” e per smentire la paradossale realtà che, con la cultura, debbano mangiarci solo coloro che non se ne occupano.

L’esposizione negli spazi del Capitanio, foto Urbs Picta – Fondazione Cariverona.

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