Allargare il campo, implementare il dialogo in ogni direzione, condividere le storie, questi gli obiettivi percepiti nella ventottesima edizione del Festivaletteratura di Mantova, dal 4 all’8 settembre, appena concluso.

Nato come palcoscenico e vetrina della letteratura, ormai da diversi anni si apre al confronto con gli ambiti più vari, a riprova del fatto che la lettura sia una competenza trasversale da promuovere e nutrire in tutte le discipline.

Cinque giorni in cui nel centro città si è riversato un fiume variegato e variopinto di visitatori, i cosiddetti “lettori forti” che leggono più di un libro al mese. Più di trecento gli eventi, tra quelli a prenotazione e pagamento a quelli gratuiti, non meno interessanti.

Il festival si vale di importanti sponsorizzazioni e partner, ma poggia anche sulle spalle di un folto gruppo di volontari, le famose “magliette blu”, di ogni età, prevalentemente giovanissimi, che accompagnano e aspettano visitatori e visitatrici nel labirinto delle location in cui avvengono gli incontri, e non è un caso che gli autori più attenti li ringrazino sempre per primi.

Per un o una giovane quella del festival è un’occasione sia culturale che umana. E per tutti i visitatori è l’opportunità di vedere, ascoltare e magari parlare con autori e autrici conosciuti sui libri. Forse la magia di questo appuntamento di fine estate, che si ripete inossidabile da anni, si regge proprio sul desiderio di incontro. E di questi tempi non è poca cosa.

Uno dei numerosi volontari che hanno reso possibile lo svolgimento del Festivaletteratura 2024. Foto Festivaletteratura.

Affari di famiglia

Il panorama editoriale ha sfornato recentemente decine di titoli sui rapporti parentali e il festival ha accolto alcuni autori e autrici che ne hanno parlato nei loro libri.

Come Federica Manzon, il cui romanzo Alma (Feltrinelli, 2024) è inserito nella cinquina del Premio Campiello, e ne ha discusso con Antonio Franchini, anch’egli finalista al Campiello con Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio, 2024). Pungolati dalle frecciatine di Massimo Cirri gli scrittori hanno evidenziato differenze e somiglianze dell’approccio educativo settentrionale e meridionale.

Manzon ha costruito un libro che riporta al disfacimento della Yugoslavia, a quella terribile guerra così vicina e presto dimenticata. Ma al centro del racconto è la figura sfuggente del padre a essere analizzata non senza pudore e delicatezza.

Franchini traccia un ritratto della madre con toni forti. All’osservazione di Cirri che potrebbe sembrare quasi una demolizione della figura materna, l’autore sottolinea che invece «no, ho voluto anzi renderle omaggio. Lei era una donna con atteggiamenti teatrali, mettendola sulla pagina le ho donato quell’amore che diversamente non riuscivo a esprimere».

Raccontare il passato per definire il presente

L’incontro in cui Giorgiana Ursache ha dialogato di famiglie migranti con Saba Anglana (La signora meraviglia, Sellerio, 2024) e Morena Pedriali Errani (Prima che chiudiate gli occhi, Giulio Perroni editore, 2023) è stato a tratti commovente.

Anglana racconta nel suo libro le interminabili vicissitudini della zia per ottenere un documento di cittadinanza italiana e rievoca il viaggio involontario della sua famiglia dall’Etiopia, alla Somalia, all’italia.

Sono molte le sedi del centro storico mantovano in cui si svolge ogni anno il Festivaletteratura. Foto Festivaletteratura.

Pedriali Errani ha invece cercato di trasformare la rabbia per il Porrajmos, il genocidio subito dal popolo Rom-Sinti, a cui appartiene, «cercando le parole per dirlo. Parole che non abbiamo, come popolo, che ci sono sempre state negate: volevo che la mia gente potesse identificarsi e gli altri lettori venissero a conoscenza di quello che è successo».

In entrambi i libri spiccano i ritratti delle nonne, Abebech e Jezebel, che rappresentano «la radice più antica che possiamo toccare», sostiene Anglana, portatrici della memoria familiare e depositarie di una ricchezza culturale che tramandano oralmente.

«Così il libro diventa un’esperienza curativa. Ho costruito la mia famiglia come una cattedrale perché l’albero genealogico è sacro e spero aiuti anche chi legge» conclude Anglana.

Anche le parole di Pedriali Errani non si fanno dimenticare: «noi non abbiamo memoria, le parole ci sono state strappate e pur essendo in Italia da seicento anni, siamo ancora ai margini della società. Eppure mia nonna Jezebel ha partecipato alla resistenza: nei suoi numeri di acrobata, al circo, passava segnali ai partigiani. Abbiamo un forte senso della comunità, avvertiamo più che mai la necessità di un dialogo, come oggi, qui, ma devono cambiare le politiche perché noi possiamo dirci vivi davvero».

Affollatissimo incontro con Emmanuel Carrère, foto Festivaletteratura.

Le parole della poesia

«La poesia per me è una sorta di preghiera, ci aiuta spiritualmente se non in senso pratico Viviamo in un mondo di ombre e aneliamo alla luce». Così si è espressa Carol Ann Duffy, poetessa scozzese, che ha letto alcune sue poesie tratte dalla raccolta Poesie d’amore (Crocetti, 2024). Valendosi della traduzione di Silvia Benazzi ha poi approfondito i temi a lei cari grazie alle domande di Silvia Righi. Ispirandosi ai miti, ma utilizzando un linguaggio apparentemente semplice, si è conquistata un vasto e affezionato pubblico nel suo Paese ed è stata insignita del titolo di Poetessa Laureata della Gran Bretagna.

Della poesia di Baudelaire ha parlato Alessandro Piperno, sostenendo che «paradossalmente gli somigliamo sempre più». Un autore che ha scritto pochissimo eppure ha influenzato molto la poetica successiva. Morto in giovane età, dissoluto, conservatore, reazionario, la sua eredità di pensiero è ancora affascinante per noi, secondo Piperno, per quanto esprime di artificioso e disdegnante la natura.

Il crime in salsa napoletana

Lo scrittore Maurizio De Giovanni ha intrattenuto il pubblico con una serie di aneddoti, affiancato da Luigi Caracciolo, a partire dal suo ultimo libro Pioggia (Einaudi 2024). La simpatia di questo autore è tale da creare un contatto immediato con il pubblico anche se accenna a temi seri, come la vecchiaia, la solitudine, l’omicidio. I suoi personaggi escono dai libri e sono protagonisti di serie televisive, come “I bastardi di Pizzofalcone”, altri lo saranno presto.

Da sinistra, Luigi Caracciolo e Maurizio De Giovanni, foto Festivaletteratura.

«Il giallo non è un genere consolatorio» afferma l’autore «racconta uno strappo, uno squarcio nel tessuto sociale e trovare l’assassino non risolve tutto, perché il reato cambia una situazione e niente può essere come prima».

Caracciolo ha sottolineato come sia difficile identificarsi con i buoni e De Giovanni ha spiegato che i criminali hanno gli stessi nostri sentimenti ed emozioni, cosa che crea una contiguità fra chi delinque e chi no. Le storie poi raccontano il perché delle loro azioni e all’autore spetta il compito di ingannare chi legge, sottraendo qualche dettaglio, per giustificare la soluzione.

De Giovanni si è espresso anche sul cibo nell’incontro “La Napoli delle cucine”, in coppia con Elisabetta Moro. I piatti tipici sono il risultato di un rituale «che sfocia nel religioso» afferma l’autore, come il famoso ragù che richiede ore di cottura e permea dei suoi aromi tutta la comunità, ben oltre la cucina in cui lo si prepara.

A proposito di riti, Moro lo ha incalzato sulla devozione recente dovuta al calciatore Maradona, molto simile a un vero e proprio culto.

«Maradona ha regalato alla città molta gioia. E per capire il fenomeno bisogna ricordare la posizione di Napoli: tra Campi Flegrei, Ischia e Vesuvio, riposa su un letto di magma, che potrebbe essere l’inferno. Però la città vista dall’altro è solo azzurra per il  cielo e il  mare, azzurra come viene rappresentato abitualmente il paradiso. Perciò Napoli, in mezzo, rappresenta il purgatorio, dove si prega e spera. E a Napoli si spera nel miracolo, sempre: una scorciatoia, una soluzione senza fare nulla per procurarsela».

Tra indifferenza ed empatia

Lo scrittore irlandese Colum McCann, foto Festivaletteratura.

Nathan Thrall, Premio Pulitzer 2024, ha incontrato i lettori in uno spazio del festival denominato “Il fuoco sacro della scrittura”. Giornalista esperto di medio Oriente, è diventato improvvisamente noto come autore del libro Un giorno nella vita di Abed Salama. Anatomia di una tragedia a Gerusalemme (Neri Pozza, 2024), all’indomani dei tragici fatti di ottobre.

«Volevo scrivere in modo diverso rispetto i miei precedenti testi analitici. Volevo far piangere e toccare i cuori, perché l’indifferenza dilagante non era calma per i palestinesi».

Anche Colum McCann, irlandese trapiantato a New York,  è stato ospite nello stesso spazio del Festival e si è soffermato su una parola a cui è molto legato: empatia. Lella Costa ha letto alcuni brani tratti dal suo libro Una madre (Feltrinelli, 2024).

«Una cosa che so fare bene, senza falsa modestia, è ascoltare. Mi sembra che l’empatia sia la miglior risposta al tempo che viviamo. Ai giovani dico di scrivere in modo epico, perché l’arte è piccola ed epica nello stesso tempo» e ha concluso dicendo di sé: «il mio fuoco è creare il fuoco».

Read more

Dal 2016 prosegue il progetto nazionale Read More per le scuole medie di secondo grado: venti minuti ogni giorno di lettura libera, senza obbligo di compilare riassunti, schede o altro. E nel contempo anche i docenti leggono. Nell’anno scolastico 2023-24 ha interessato ventitremila studenti.

In piazza Leon Battista Alberti, a parlarne, si sono perciò succeduti diversi relatori, in incontri che prevedevano anche filmati con gli studenti interessati nel progetto e preziosi suggerimenti di lettura per adolescenti e giovani adulti. Tra i relatori, Francesca Zoppei, che ha presentato il suo primo romanzo, La notte che ci gira intorno (Il Castoro, 2024) con Simonetta Bitasi in dialogo “Per una biblioteca rappresentativa e senza stereotipi”.

«Leggere è anche una questione di allenamento, bisogna dare la possibilità ai ragazzi di sperimentare i libri, magari uno non piace, ora ma ne piace un altro o piacerà in futuro» ha affermato Zoppei.

E Bitasi ha sottolineato che «occorre scardinare alcuni pregiudizi facendo capire che leggere è bello, è cool, non è roba da sfigati. E permettere di leggere di tutto. Come dico sempre, noi siamo cresciuti anche con cattivi libri».

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