Il discorso di oggi di Putin per la “Parata della vittoria” non ha detto nulla di particolarmente nuovo ma ha perlomeno messo le carte in tavola. Di fatto, la cosiddetta “operazione speciale”, nata per “prevenire la restaurazione del Nazismo” (dichiarazione dell’8 maggio), e che oggi nel discorso del 9 maggio viene rivendicata per “la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria”, è ufficialmente passata dallo status di “operazione speciale” a guerra preventiva contro uno Stato neutrale.

Un fatto notevole, perché ora viene detto che gli ucraini sarebbero stati “una minaccia diretta vicino ai confini russi” – minaccia difficile da credere vista l’enorme sproporzione tra i due eserciti – e perché “un attacco era stato preparato, anche alla Crimea” sempre dall’Ucraina e dalla NATO (che in realtà non aveva né ha accordi con l’Ucraina). Crimea che, peraltro, è stata illegalmente occupata dai Russi nel 2014.

Dunque, il principio è interessante: Putin ha scatenato una guerra preventiva per paura di uno stato militarmente insignificante per impedire agli ucraini di rivendicare un territorio a loro indebitamente sottratto. Ricorda da vicino una storiella che tutti noi abbiamo ascoltato nel corso della nostra infanzia. Questa:

Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, vanno allo stesso ruscello.

Il lupo sta più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello.

Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cerca una causa di litigio.

“Perché – dice – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?

E l’agnello, tremando: “Come posso – dice – fare quello che lamenti, lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”

Quello, respinto dalla forza della verità: “Sei mesi fa – aggiunge – hai parlato male di me!”

Risponde l’agnello: “Ma veramente… non ero ancora nato!”

“Per Ercole! Tuo padre – dice – ha parlato male di me!”

E così, lo afferra e lo uccide dandogli una morte ingiusta.

Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.   

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