Dopo un anno di pausa, torna in presenza il “Working Title Film Festival – Festival del cinema del lavoro”, un concorso cinematografico che si terrà dal 9 al 14 maggio a Vicenza. Ventisei film in concorso da tutto il mondo, tra cui dieci anteprime italiane e due mondiali, per un totale di sei giorni di proiezioni. La sesta edizione rappresenta a tutti gli effetti un nuovo inizio, non solo perché garantisce l’opportunità di rilanciare il progetto dopo la pandemia, ma anche riallacciare collaborazioni coinvolgendo tre spazi culturali della città, il Cinema Odeon, Porto Burci e Caracol Olol Jackson.

Oltre alla visione dei film, sarà possibile anche effettuare incontri con gli autori e seguire presentazioni di riviste, in modo da poter guardare con occhi nuovi e linguaggi contemporanei il tema del lavoro. Un progetto sostenuto, oltre che dalla realtà locali, anche dal patrocinio della Regione Veneto e del Comune di Vicenza. «Per il festival si tratta di un vero e proprio nuovo inizio . I 26 film selezionati restituiscono sguardi inediti sul lavoro, creando commistioni e stratificazioni di linguaggi», ha spiegato Marina Resta, direttrice artistica
del festival.

L’obiettivo è quello di dare visibilità alle opere audiovisive che spesso non sono note al grande pubblico e alla distribuzione mainstream, creando una rete fra filmmaker indipendenti per fornire un’opportunità al cinema emergente.

I temi del Festival

Attorno al tema centrale si sviluppano alcuni filoni che rendono unico l’aspetto più magico del festival, ovvero mettere in contatto opere con provenienze e stili differenti. Ciò permette allo spettatore di avere a disposizione molteplici punti di vista, non solo in termini di tematiche, ma anche culturali. L’idea è quella di portare uno sguardo contemporaneo sui nuovi modelli e condizioni del lavoro, evidenziando non solo gli aspetti negativi, come la precarietà e il rispetto verso i diritti umani, ma anche le possibilità creative.

«Emergono alcuni filoni che accomunano opere distanti per origine geografica e stile. Uno è sicuramente la rielaborazione del Novecento, del fordismo e delle sue memorie collettive e familiari attraverso il sempre più diffuso riuso creativo di materiali provenienti da archivi pubblici e privati. Un altro è la compresenza conflittuale tra la modernità iper-capitalistica e le sovrastrutture culturali arcaiche, spesso sulla pelle delle donne, in particolare in alcune opere ambientate in Asia», ha aggiunto la direttrice artistica del Festival.

Il poster del Working Title Film Festival

«E ancora, la condizione giovanile tra la ricerca di un lavoro in grado di dare senso e identità e la prosaica realtà fatta di prospettive precarie. Se l’emergenza climatica rende sempre più drammaticamente attuale la necessità di una transizione ecologica dell’economia, sono diversi i film che scelgono di posare lo sguardo sulle leggi misteriose e ambigue che regolano la relazione tra uomo e mondo animale. Una visione altrettanto laterale e rivelatrice è quella del lavoro artistico, con la compenetrazione inestricabile tra afflato creatore ed esercizio quotidiano, a cui ogni anno il festival torna a dedicare spazio.»

Sezioni e giurie

Vi saranno tre sezioni, ovvero “Lungometraggi & Mediometraggi”, “Cortometraggi” ed “Extraworks”. Ciascuna avrà una giuria formata da due professionisti del mondo del cinema, a cui si aggiungerà la trasversale Giuria Giovani formata da studenti universitari.

La sezione dei “Lungometraggi e Mediometraggi”, ovvero di film con durata superiore ai trenta minuti, sarà formata da Sara Fgaler, regista, produttrice e fondatrice della casa di produzione Avventurosa, oltre a Filippo Ticozzi, regista di documentari e docente di cinema all’Università di Pavia. La giuria dei “Cortometraggi”, film sotto la mezz’ora, sarà formata da Maria Iovine insieme a Marco Zuin, autori e registi di vari documentari. Infine, a giudicare la sezione “ExtraWorks”, ovvero film sperimentali e videoclip sul tema del lavoro ma senza limiti di durata, saranno Lorenzo Casall, docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, e Rossella Schillaci, autrice e regista di numerosi documentari.

Due eventi speciali

Oltre alle numerose opere in anteprima nazionale e mondiale, il pubblico avrà modo di prendere parte anche a due eventi speciali.

Nella serata di giovedì 12 maggio saranno presentati Made in China Journal, una rivista curata da giovani ricercatori, e The People’s Map of Global China, una mappa interattiva con l’obiettivo di tracciare l’impatto sociale e ambientale degli investimenti cinesi sul suolo estero. Progetti che rientrano nel talk previsto a Porto Burci, nel tentativo di creare un nuovo spazio di discussione al di fuori delle logiche commerciali che dominano larga parte dell’editoria accademica di oggi.

Il poster di uno dei due eventi

Il secondo evento si terrà venerdì 13 maggio presso il Caracol Olol Jackson, dove Pietro De Tilla, Tommaso Perfetti e Guglielmo Trupia condurranno la masterclass L’uovo nel pollaio: 10 anni di ENECEfilm. Questa opportunità darà modo di confrontarsi con alcuni membri del collettivo ENECfilm, che opera a MIlano realizzando film, installazioni, performance, con l’obiettivo di comprendere che cosa significhi condividere gli spazi di uno studio, le progettualità e le professionalità, dando vita a un gruppo.

Ventisei film, nove Paesi coinvolti

Sono ventisei le opere selezionate per il concorso, per un totale di nove Paesi coinvolti nel progetto, ovvero Belgio, Brasile, Cina, Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Thailandia. Un’opportunità per visionare film che restituiscono sguardi inediti sul lavoro, creando una mescolanza e stratificazione di linguaggi.

Ad aprire il Festival sarà proprio uno dei dieci film presentati in anteprima nazionale, In Flow of Words di Eliane Esther Bots, dal forte legame con l’attualità. Nel film si seguirà il lavoro di interpreti in servizio al Tribunale Internazionale de L’Aja, nel loro impiego di traduzione delle dolorose testimonianze della guerra nell’ex Jugoslavia. Racconti che riportano alla mente un conflitto nel cuore dell’Europa, ricollegando ciò che tragicamente sta accadendo oggi in Ucraina. A concludere la prima serata sarà Globes, un documentario belga che mette a confronto il mondo delle api con quello umano, evidenziandone analogie. Nel loro danzare, le api si raccontano storie sul mondo che le circonda.

Ultimo appuntamento sabato 14 maggio Presso il Caracol Olol Jackson, dove alle 21 andrà in Onda Film di Fabrizio Bellomo per la categoria “Lungometraggi & Mediometraggi”. Una storia che ripercorre fabbriche abbandonate, miniere trasformate in attrazioni turistiche, toccandoci anche da vicino, perché si osserveranno industrie dove si producono automobili italiane e città industriali come Sesto San Giovanni e Lumezzane.

È possibile visionare il programma completo con l’anteprima dei film al seguente link.