Pino Scotto è indomabile, anche dopo aver scavallato quota 70 anni. Lo si evince anche da questa intervista, in cui i peli sulla lingua sono totalmente assenti. Il rocker sarà sabato 24 luglio sera a Villa del Bene, in concerto gratuito organizzato da Anthill Booking e dall’associazione Cultura Innovativa, con il patrocinio del Polo Museale del Veneto e del Comune di Dolcé. La prenotazione, obbligatoria, la si può fare facilmente a questo link.

Come sarà lo spettacolo che terrai a Villa del Bene sabato?

«Mi racconterò. A fine maggio 2019 è uscito il nuovo album, ed è andato benissimo. Già dai primi di aprile fino a settembre avevamo una cinquantina di date, ma poi è arrivato il Covid e c’è stata tutta la detenzione, il lockdown, che ci ha logorato anima e cervello. Si sperava che finisse invece è passato un anno. L’ultima data che ho fatto con la band risale ad ottobre 2019, a Torino. Maninalto, l’agenzia di Bologna che mi fissa le date, ci ha che per l’estate sarebbe stata dura. Allora ho detto a Steve, il mio chitarrista, di preparare un set acustico durante il quale mi racconto. In fondo a ottobre compio 72 anni e ho fatto tour con Iron Maiden, Black Sabbath, Motorhead, Pantera, Ac/Dc… Visto che la formula aneddoti funziona, quando faccio RockTv, ho deciso di fare qualche live in cui cantare un po’ di pezzi miei e qualche classico della storia del rock. Siamo appena tornati dalla Sardegna: abbiamo suonato in tre locali sulla spiaggia ed è andata benissimo. Poi io vivo a Milano, quindi puoi figurarti quanto mi sono divertito!»

Che rapporto ti lega con Verona?

«Ho parecchi amici. E a Verona è scattata una scintilla magica negli anni ’80, quando con i Vanadium ho suonato in Arena. Un po’ come successe a Roma, nel Colosseo. L’Arena è un posto storico. E ogni volta che vengo da voi sono contento. Mi piace tutto: il dialetto, mangiare…e avete delle ragazze magnifiche.»

Ti ritieni un nostalgico? Che sentimenti hai anche a riguardo del tuo passato musicale, Vanadium compresi?

«Non ho né dischi dei Vanadium né alcuno degli altri 13 che ho fatto da solo. Li regalo. Non sono legato alle cose, lo sono invece alla memoria. Tante volte mi hanno proposto di riformare i Vanadium, ma se si sono sciolti un motivo c’è, trovo inutile tornare indietro. Sicuramente in Italia abbiamo una certa ignoranza che spinge a ripescare sempre il passato, si tratta di una cultura negativa. Sciolti i Vanadium potevo fare un disco fotocopia, invece mi sono messo a cantare in italiano, sono tornato al blues, a contaminare il rap con metal.»

Chi sono gli artisti italiani che stimi di più oggi e perché?

«In primis Caparezza. Ha un cervello in continua evoluzione, è una macchina da guerra. Ha avuto un po’ di successo, ma la gente non ha capito un cazzo di Caparezza, hanno ascoltato solo Fuori dal Tunnel. In un modo diverso un grandissimo è stato Battiato. Non mi piacciono le persone che si nascondono e mettono le maschere. Il nostro è un paese di ipocriti. Ci lamentiamo sempre e non muoviamo un dito.»

Hai incontrato Battiato?

«Battiato abitava di fianco a casa mia. Mi chiedeva sempre come andavano i Pulsar. Con il metal non centrava niente ma per me era più metallaro di tanti altri: aveva una grande apertura mentale. Quando ho fatto l’album di cover Vuoti di Memoria apprezzò la mia versione di Povera Patria.»

Cosa significa essere rock oggi?

«Sicuramente non usare maschere. Ma più che rock direi che è importante essere veri. Nella vita dì sempre quello che sei. Apprezzo anche chi la pensa diversamente, poi magari si discute, e forse questi scambi possono aiutare a crescere.»

Cosa pensi della gestione che la politica italiana ha della musica e dei live?

«Anche la musica è stata sempre schierata sottobanco, senza mai esporsi. Appena ho iniziato ad apprezzare i 5 Stelle mi sono esposto. E subito sono stato per loro al Circo Massimo con Bennato e l’incredibile chitarrista blues veronese Rudy Rotta. In Italia non devi mai parlare, come fanno tanti artisti pop, perché sennò chi ti ascolta pensa che tu non la pensi come lui. Se ti esponi verbalmente ti fai solo nemici. Una volta ho visto una scena in camerino…un artista famoso ha negato una foto a due ragazzini disabili. Se fai così sei una merda! I fans degli artisti che hanno qualcosa da dire hanno capito comunque poco.»

Hai notato anche tu una crescita a dismisura del prezzo dei biglietti? Quali altri mali affliggono la scena musicale italiana?

«L’aumento dei prezzi così vertiginoso non è giusto, e mi fa schifo. Potrebbero farne a meno. A questi non gliene fotte dell’arte. Siccome non si vendono più dischi hanno aumentato i cachet. Vedono che la gente va, e quindi se ne sbattono. Se la gente cominciasse a non andare le cose cambierebbero. E magari chi va lo fa per le solite band che fanno la stessa scaletta da 30 anni. Odio l’escalation di tribute band, questo ti dimostra il livello culturale che abbiamo in Italia. Nell’ultimo album Dog eat dog parlo della guerra dei poveri. Cosa che succede anche tra le band di ragazzi che suonano nei pub. Stanno sempre a giudicare gli altri musicisti, ma se lo fai sei solo un coglione. C’è sempre da imparare. Io ho suonato con gente grossa, ed hanno tutt’altro atteggiamento. Lo stesso che avrò io sul palco: vi aspetto a Villa del Bene sabato 24 luglio sera!»

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