Tra le difficoltà che il mondo della cultura sta attraversando dopo l’impatto pesantissimo della pandemia, colpisce che una realtà nata su iniziativa di cittadini e cittadine veronesi abbia raggiunto i trent’anni e continui a progettare.

Il libro Amici da trent’anni 1991-2021, a cura di Alberto Vignolo e Anna Pasti per Scripta edizioni, mette nero su bianco le tappe che l’associazione Amici del museo di Castelvecchio – poi diventata Amici dei Civici musei di Verona – ha percorso in tre decenni, grazie a un lavoro volontario e professionale di chi vi ha aderito. Il volume festeggia il terzo decennale, ma anche testimonia alla città quanto valore possa generare l’impegno dei suoi abitanti, a vantaggio di una cultura non solo fruita, ma anche fertilizzata e progettata, come si dice, “dal basso”.

Museo Egizio, modello di evoluzione

Ed è proprio l’attenzione al ruolo centrale della rete museale scaligera che ha spinto l’associazione a proporre uno dialogo con altri territori e protagonisti. Sabato 2 aprile, alle 17.30 in Sala Maffeiana, sarà infatti ospite Christian Greco, egittologo di fama internazionale, giunto a soli 38 anni alla guida del prestigioso Museo Egizio di Torino. (Per informazioni, info@amicideimuseidiverona.it, o l’evento Facebook).

Grazie al suo lavoro, la struttura ha vissuto una profonda trasformazione: da museo antiquario è divenuto un centro archeologico, con una fitta rete di collaborazioni con musei, università, istituti di ricerca mondiali.

Focus sul bicentenario del 2024

L’incontro ha come tema il prossimo bicentenario dell’istituzione culturale torinese, nel 2024, per il quale sono già in atto degli interventi, come la mostra, inaugurata il 22 marzo, che celebra i 150 anni dal debutto dell’Aida di Giuseppe Verdi.

Dopo un’assenza di eventi dovuta al lockdown e alle restrizioni imposte dalla gestione sanitaria, l’esposizione appena aperta coinvolge anche il Teatro Regio, il Museo del Cinema, l’università di Torino, ma anche la Biblioteca Braidense di Milano.

Aida, figlia di due mondi, curata dall’egittologo Enrico Ferraris, ripercorre la genesi dell’opera verdiana: i visitatori possono apprezzare carteggi, documenti, le diverse stesure dei libretti e degli spartiti, accanto ai bozzetti dei costumi e delle scenografie. Della prima messa in scena nel 1871 a Il Cairo (l’anno seguente sarà alla Scala di Milano), c’è pure un modellino in legno che ne riproduce il teatro. E pure le trombe usate per eseguire la celebre marcia trionfale.

Aida, un legame forte con Verona

L’opera lirica, tema della prima mostra all’Egizio di Torino, costruisce un legame immediato con la nostra città. Presente in sessanta edizioni del festival lirico, prima della pandemia era giunta alle 715 rappresentazioni. E nel 2021 il pubblico ha potuto apprezzare la collaborazione proprio con il museo diretto da Greco, grazie alle immagini digitali che integravano alla scenografia le effigi di alcuni tesori custoditi al Museo Egizio.

La locandina della mostra in corso al Museo Egizio di Torino, Aida figlia di due mondi, fino al 5 giugno.

Per il bicentenario il ministero della Cultura ha già stanziato una prima tranche di 5 milioni di euro e il primo obiettivo sarà la creazione di una sala permanente dedicata alla scrittura egizia, a duecento anni dalla decifrazione dei geroglifici. Una integrazione importante sarà poi nel 2024 con la copertura della corte interna e la creazione di un piano ipogeo, in cui poter ricreare in modo virtuale paesaggi antichi e contestualizzare così i reperti. 

Tale forza e capacità progettuale può essere quindi d’esempio e stimolo per le trasformazioni che si attendono anche in riva all’Adige, in un clima generale che confligge con l’ottimismo espresso dal ministro Dario Franceschini sul ruolo trainante della cultura nei prossimi anni.

A maggior ragione, serve reagire e innovare.

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