Ai confini della realtà. Diciamolo, molti giornali in queste settimane hanno continuato a perseverare. Dando ancora una volta – l’ennesima! – per “cosa fatta” l’accordo romano tra Lega e Fratelli d’Italia sull’asse Verona-Padova per le Comunali di primavera. Accordo che darebbe il via libera del Carroccio a Sboarina, in quota Fdi, in cambio della candidatura leghista nella città del Santo.

Da settembre i mass media scrivono di intesa “in dirittura d’arrivo” e “annuncio imminente”, puntualmente smentiti dai fatti. Lo Scapigliato vi avverte da ottobre: l’accordo politico non c’è mai stato. Lo vorrebbe certamente Fratelli d’Italia, che sarebbe la sola a guadagnarci (a Verona il centrodestra unito è favorito con qualsiasi candidato), mentre la Lega nicchia (a Padova è dato per vincente il centrosinistra di Giordani, perché quindi Carroccio, nello scambio, dovrebbe optare per la candidatura  sfigata?). C’è stata, sì, un’intesa di massima raggiunta dai rispettivi “ambasciatori” romani a metà gennaio, alla quale però si sono sempre opposti i vertici della Lega veronese. In questa contrapposizione Salvini, cioè colui che decide in Lega, non ha mai proferito parola.

Ora all’idiosincrasia dei leghisti locali per Sboarina, si aggiunge ciò che era già in essere, ma è deflagrato negli ultimi giorni a seguito del Mattarella bis: la guerra fredda tra Lega e Fratelli d’Italia, mai davvero stati alleati sul piano nazionale (infatti non hanno mai governato assieme, anzi dal 2018 la Lega è entrata in due governi, con la Meloni sempre all’opposizione) e che ora, con la riforma della legge elettorale in senso proporzionale alle porte, sono prossimi a divorziare.  

Ognuno per la sua strada anche a Verona, quindi? Piano. Le regole del gioco delle amministrative sono diverse. Qui si vota con il maggioritario a doppio turno che favorisce le coalizioni, ragione valida per non escludere un accordo – riottoso finché volete – in extremis tra Lega e Fdi. Ma sarebbe un accordo di convenienza, meramente elettorale, non certo politico, che per la sua genesi coattiva nascerebbe già azzoppato. Inoltre nel centrodestra sappiamo esserci un’anomalia politica esclusivamente veronese: la presenza ingombrante di Flavio Tosi, che in quel campo offre un’alternativa a chi detesta Sboarina e vede la Meloni come un competitor.

Morale? Il 21 ottobre scrivevamo di stallo messicano. Dopo oltre tre mesi non è cambiato nulla. 

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