Quinto giorno di votazioni per la Presidenza della Repubblica e incredibilmente, all’improvviso, tutto si muove. Il centrodestra scopre le carte e prende una discreta batosta, il centrosinistra continua la sua difesa a oltranza e in serata Salvini lancia una proposta che ha dell’incredibile.

La candidatura Casellati e la sconfitta di Salvini

La giornata di venerdì inizia finalmente con una notizia vera: il centrodestra a guida Salvini rompe gli indugi e decide di portare davanti l’Assemblea un nome per avere finalmente un Presidente, anzi, una Presidente. La prescelta è Maria Elisabetta Alberti Casellati, iscritta della primissima ora in Forza Italia, dal 1994 ininterrottamente in Parlamento e prima Presidente donna del Senato italiano. In una corsa presidenziale normale, di solito la candidatura della seconda carica dello Stato equivale ad una vittoria: ruolo di altissimo profilo istituzionale è di solito a questa figura che si ricorre come autorevole “riserva della Repubblica” quando la situazione si fa tesa e il nome di un inquilino del Colle non esce fuori. Ma questa tornata elettorale presidenziale di normale non ha nulla. E di fatti, la candidatura Casellati viene impallinata dai franchi tiratori interni che si nascondono tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si chiamano fuori anche questa volta e ieri sono loro ad annunciare l’astensione, in contrasto con la spallata tanto annunciata e poi arrivata di Salvini. Tanto per evitare sorprese, gli onorevoli Emanuele Fiano e Piero De Luca vengono mandati, cronometro alla mano, a far da vedetta sui banchi più in alto di Montecitorio per assicurarsi che i deputati della loro area passino in velocità dentro i catafalchi senza esprimere nessuna preferenza. L’esito del voto non ammette discussioni: sui 453 grandi elettori di centro destra, Casellati raccoglie 382 voti, all’appello ne mancano una settantina circa: un’enormità. Il colpo è duro, l’immagine di Salvini ne esce molto ridimensionata e la possibilità di una Presidenza emanazione unica della coalizione Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia pare tramontata già al primo tentativo.  


La seconda votazione in giornata e la vittoria di Mattarella 

La novità del venerdì è che si torna all’antica: due votazioni al giorno, come in epoca pre-Covid con buona pace delle misure anti-contagio, sperando che questa soluzione renda meno bizantino il tono dei negoziati che a stento vanno avanti in queste ore. E quindi alle 15:00 il Presidente della Camera Roberto Fico inizia nuovamente con la chiama dei grandi elettori. Questa volta, a vincere è il Presidente uscente Mattarella, che raccoglie 366 voti, e appare ormai chiaro che la sua sia la candidatura paracadute qualora la situazione dovesse precipitare.

La svolta che cambia tutto 

Mentre la giornata di venerdì sembra ormai trascinarsi stancamente al sabato quando riprenderà il calvario delle votazioni, all’improvviso la svolta che nessuno si aspetta.        
Salvini annuncia di voler rilasciare una ed una sola dichiarazione: sabato si va in aula e si va a votare una candidata donna. Il segretario della Lega non fa nomi ma a rigor di logica questa dichiarazione porta ad una sola persona: Elisabetta Belloni, già Segretario Generale del Ministero degli Esteri, oggi è Direttrice del Dipartimento di Informazione e Sicurezza (DIS) organo di coordinamento tra i servizi segreti militari e civili. Di fatto, la Belloni è il capo dello spionaggio italiano. La mossa è forte. Di solito, nelle democrazie mature, gli 007 non si occupano direttamente di politica attiva e la dichiarazione lascia un po’ tutti spiazzati. Ma accadono due cose che se possibile aumentano ancora lo smarrimento. Nell’ordine: Renzi, Forza Italia e parte del Partito Democratico corrono davanti alle telecamere e iniziano a mandare comunicati stampa, schierandosi contro la candidatura Belloni. Il tema non è sul profilo umano, ma piuttosto sul piano istituzionale e politico per quello che vorrebbe dire una commistione di poteri per certi versi potenzialmente pericolosa e senza precedenti nelle democrazie occidentali. Il secondo avvenimento è che Conte e Grillo si schierano pubblicamente al fianco della candidatura Belloni e, di riflesso, a supporto di Salvini. Sulle prime si fa fatica a capire, ma di fatto all’orizzonte sembra defilarsi una ricomposizione della maggioranza giallo-verde (con la partecipazione straordinaria di Fratelli d’Italia) di inizio legislatura, con opposizione fatta da PD e partiti di centro (Italia Viva e Forza Italia).

Cosa può succedere oggi  

Se oggi Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia riconfermano questo blocco e portano sul Colle la prima donna nella storia del Paese, la situazione che si va delineando sarebbe una crisi al buio. Di fatto, la maggioranza di governo non esisterebbe più, la figura di Draghi uscirebbe molto ridimensionata (sempre nominato come papabile ma in cinque giorni avrebbe raccolto circa una decina di voti complessivi) e non è detto che PD, Italia Viva e Forza Italia non decidano di staccare la spina, con una strada che a quel punto vorrebbe dire una cosa sola: si va a votare.

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