In una scatola ci possono stare molte cose. Regali, come in questo periodo natalizio. Ricordi, di momenti preziosi. Idee e progetti, magari che possano dare beneficio a un gruppo di persone o a un’intera comunità.

Margherita Barin, fondatrice della Tilla Baby Box, dentro le sue scatole mette tutto questo e anche di più. Perché nelle sue scatole di prodotti per l’infanzia e per la cura della persona ci stanno anche solidarietà, sostenibilità, etica e imprenditoria sociale.

Margherita, ci racconta la storia della sua azienda?

Margherita Barin – foto autorizzata

«Tutto parte dalla mia esperienza di maternità.

Ero dipendente di una multinazionale del settore della moda. Un’azienda attenta al periodo di maternità, tanto che ho potuto beneficiare di rimborsi spese e di un periodo prolungato di assenza dal lavoro, causato da dei problemi di salute. Mi sono sentita fin da subito una privilegiata per questo.

Mi sono sentita privilegiata anche nell’avere un marito super presente in tutte le fasi della gravidanza, al parto e a quel momento delicato che è l’inizio di una nuova famiglia. Inoltre, mi sentivo una privilegiata anche perché potevo contare sulla vicinanza di tutta la rete famigliare e di amicizie.

Eppure ricordo molto bene un giorno che stavo passeggiando per la mia città, qui in provincia di Vicenza, con mia figlia nel passeggino e mi sentivo sola. Vedevo, come per la prima volta attorno a me, altre mamme con figli, e mi chiedevo: “Ma se io, con tutte le facilitazioni che ho avuto, ora sento così tanta solitudine… come può sentirsi una mamma che vive qui ma non è di qui, e che non ha una famiglia su cui contare o un posto di lavoro che l’attende?”

Faccio un passo indietro. Io sono una persona molto meticolosa e determinata. Ho passato la gravidanza cercando il corredino necessario per accogliere mia figlia. Mi sentivo confusa, perché l’esperienza che ho vissuto io è stata di essere bombardata di informazioni diverse, molteplici e che a volte si contraddicevano.

Sentivo che nessuno mi stava dicendo, in modo chiaro e affidabile, cosa dovessi procurare a mia figlia per la nascita e come mi dovevo comportare. Allora mi sono messa a cercare per conto mio.

Ho trascorso mesi a contattare aziende e ditte che fornissero prodotti sicuri e sostenibili per l’ambiente. E mentre lo facevo continuavo a pensare agli altri genitori, pensavo a me quando lavoravo e mi chiedevo come potessi trasformare tutto quel tempo che dedicavo alla ricerca in un servizio per altri genitori che tempo libero non ne avevano.

M. Barin con una box

Ho messo insieme tutto questo ed è nata Tilla Baby Box, un’impresa sociale che non vuole solo vendere prodotti. Vuole offrire un servizio concreto a chi diventa genitore. Che offre supporto e informazioni. E lo fa rispettando l’ambiente in cui viviamo, e creando una rete di supporto ad altre mamme che vivono situazioni di difficoltà.»

Qualche esempio?

«Con piacere! Sono una persona pratica e tendo a tradurre in modo concreto gli ideali che seguo. E infatti mi disturba la situazione che viviamo qui in Italia, dove in molti parlano di famiglia, di genitorialità, si riempiono la bocca di belle parole ma poi, nella sostanza, non danno aiuto a chi vuole diventare genitore.

Nella scatola di Tilla, ho scelto di mettere solo prodotti utili. Dal vestiario, ai prodotti per l’igiene di mamma e bambino. Non solo, c’è anche una guida dal titolo Tieniti forte, inizia l’avventura, realizzata con l’aiuto di esperti in materia di salute e sicurezza di mamma e bambino, dalla gravidanza al primo anno di vita, con numeri e indirizzi utili e tante informazioni pratiche.

Fin da subito ho voluto dare una connotazione etica a tutto questo. Ecco perché parte del ricavato della vendita delle box, permette la donazione di abbigliamento e accessori per la cura del neonato allo sportello Donna e Famiglia di Caritas Vicenza, che li distribuisce alle mamme che ne hanno più bisogno.

Non solo, doniamo anche alla Casa Sant’Angela di Arzignano (Vi), che è un centro di solidarietà fondamentale per la comunità. Sempre nella Casa Sant’Angela poi, siamo riuscite a far partire un progetto di sartoria sociale che ho molto a cuore.»

In cosa consiste il progetto?

foto dal sito di Tilla baby Box

«È un progetto aperto a donne che vivono un periodo di difficoltà, solitudine o si trovano in condizioni di fragilità sociale e famigliare. Possono partecipare, apprendere un mestiere, creare degli accessori che poi vengono venduti in mercatini per l’autofinanziamento. Ma soprattutto si creano relazioni, si crea una rete di supporto e la donna, spesso mamma, non si sente più sola.

Da pochissimo questa progettualità l’abbiamo iniziata anche assieme a D-HUB Atelier di Riuso Creativo di Verona. È un’associazione molto grande, con molta esperienza alle spalle. La collaborazione con loro ci permette anche di confezionare direttamente degli accessori che poi vengono inseriti nelle scatole. E sempre con l’attenzione all’ambiente: le stoffe usate sono riciclate e riutilizzate.»

Nel sito di Tilla c’è una frase molto incisiva. Lei afferma di sognare “una società in cui avere dei figli sia un valore, non un ostacolo”.

«Assolutamente! È scandaloso che fare figli non sia considerato un valore sociale, ma una penalizzazione per i genitori che ne sono coinvolti! Senza la generatività non ci sarebbe la società. La cura di chi sceglie di diventare genitore, dovrebbe essere alla base di un sistema sociale.

E invece sta avvenendo proprio il contrario. Noi donne non siamo libere di scegliere la maternità: il mondo del lavoro non ci agevola ma la società lo pretende da noi. Ma nemmeno i papà non sono liberi, a loro non viene affatto riconosciuta l’esperienza della paternità. Non gli viene concesso nulla se non qualche giorno di permesso. Quello che si vuole da un uomo è che sia produttivo e basta.

Nel mio piccolo, con la mia azienda vorrei invece ridare alla genitorialità la giusta importanza, promuovere un mondo più equo e a misura di vita

Margherita, ci toglie una curiosità? Da dove viene il nome Tilla?

«Mia nonna si chiama Bertilla. Bertilla è anche il mio secondo nome. Ma la storia da raccontare è quella della nonna di mia nonna, Teresa. Era un’ostetrica. Di quelle che a inizio Novecento andavano nelle case a far nascere i bambini.

Mia nonna Tilla l’accompagnava e siccome i suoi genitori avevano un negozietto, davano sempre a mia nonna un pacchettino di cibo come dono alla nuova mamma. Mia nonna mi ha insegnato l’importanza del prendersi cura degli altri. Il significato di essere presenti, in modo concreto.

Le scatole di Tilla Baby Box vengono da questa esperienza di una comunità che si rendeva presente, con semplicità, ogni volta che una vita nuova veniva al mondo.»

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