Federico Benini, 32 anni, veronese, laurea in Economia, dal 2017 consigliere comunale e ora capogruppo del Partito Democratico.

La prima domanda è rivolta alla persona più che al politico.  Qual è stato il suo sentimento prevalente dopo la pubblicazione il 9 agosto scorso dell’ultimo rapporto IPCC (Gruppo intergovernativo sui Cambiamenti Climatici)? 

«Ho pensato che è triste che di fronte a questi dati, alle rilevazioni e alle analisi degli scienziati, ci siano ancora persone, in particolare politici, che negano o minimizzano la portata potenzialmente devastante di questi processi. Per fortuna sono sempre meno dal momento che gli effetti negativi del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici sono giunti fino a noi, nella nostra città, sotto forma di eventi atmosferici estremi o violenti, costringendoci a riflettere seriamente sul tema, mettendo da parte la propaganda.»

La sua prima riflessione quando ha appreso che “a meno di riduzioni immediate, rapide e su scala globale delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento della superficie della Terra a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata” e alcuni effetti negativi diventeranno irreversibili? Condivide le preoccupazione e l’urgenza degli scienziati?

«È dalla Conferenza di Rio del ‘92 che sono note al mondo le influenze delle attività umane sul fenomeno del riscaldamento globale. Nel corso degli anni Novanta e primi Duemila si è reso evidente che più si aspetta a intervenire, più drastiche e impopolari saranno le misure che si dovranno prendere per evitare di arrivare a questo punto di rottura e di non ritorno. Penso semplicemente che certa politica, anche quella che magari a parole condivide l’allarme degli scienziati ma poi nei fatti non fa nulla di concreto, stia giocando col fuoco e con il nostro futuro per puro tornaconto elettorale spicciolo.»

Nel rapporto si ribadisce inoltre che le città saranno particolarmente interessate  dai cambiamenti climatici e alcuni aspetti negativi risultano nel loro caso addirittura amplificati. Lei, da anni attivamente presente nel territorio cittadino, quali pensa saranno i principali impatti sulla vita dei cittadini veronesi?

Federico Benini

«Gli impatti nei prossimi anni dipenderanno da come sarà la politica. E’ certo che, andando avanti con questa sottovalutazione e questo disinteresse sostanziale, nella nostra città ci saranno sempre più bolle di calore in estate e sempre più inquinamento atmosferico in inverno; sempre meno verde utile, soprattutto all’interno dei quartieri. E’ possibile, tuttavia invertire la rotta di questa politica, ed è possibile farlo con il consenso e l’aiuto dei cittadini, se gli si dimostra che il cambiamento corrisponde ad un miglioramento della qualità della vita nelle città e nei quartieri.»

Conseguentemente, quali pensa debbano essere le priorità di intervento nella città?

«Le priorità sono note: ampliare e sostenere la mobilità sostenibile, potenziare il trasporto pubblico, lavorare sul verde urbano non in termini di aiuole di abbellimento ma come infrastruttura primaria per la qualità della vita dei quartieri. Ci sono poi i grandi temi dell’efficientamento energetico sui quali la politica cittadina potrebbe fare molto in sinergia con Agsm, penso ad esempio all’occasione rappresentata dal Superbonus del 110% e alla cessione del credito di imposta. Ma qui mancano totalmente gli indirizzi politici.»

In particolare, il Green Deal europeo  indica l’obiettivo  riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030.  Questo vale anche per le città.  Quale pensa debba essere il ruolo del comune nel raggiungere questo obiettivo?

«Come dicevo, il ruolo del Comune è noto da tempo, ciò che manca all’appello sono i fatti e la voglia di incidere fattivamente sul tema delle emissioni. Si può e si deve fare molta più informazione, ma per calare in una città un tema di così vasta portata, globale appunto, occorre mettere a fuoco gli argomenti e individuare obiettivi che possano essere monitorati non solo dagli esperti ma anche dall’uomo della strada.»

Nel recente Consiglio comunale straordinario, convocato per discutere una mozione che chiedeva alla giunta di adeguare il PAESC (Piano ambientale Energia Sostenibile e Clima) alle nuove disposizioni europee (- 55% emissioni di CO2), è stata notata la sua assenza, del suo partito, nel dibattito. Vuole spiegare le motivazioni di questa scelta? non le sembra sia stata un’occasione mancata per stimolare il confronto di idee e  di politiche?

«La maggioranza di centrodestra, che crede che i Piani risolvano di per sé i problemi, perché li affronta dal lato della comunicazione nel breve periodo, ha avuto gioco facile nel respingere come “politica” la mozione. Come Pd facciamo tutti i giorni la nostra parte nei quartieri dove siamo presenti sostenendo e portando avanti le istanze di sostenibilità e contro l’inquinamento e battendoci per scelte urbanistiche che non penalizzino ulteriormente il territorio. Abbiamo appoggiato e votato a favore della mozione il cui esito era però già un po’ scontato…»

Ha in programma delle iniziative, proposte per la transizione di Verona? Quali le principali?

«Punto molto a veder approvata la mozione dello scorso febbraio di cui sono primo firmatario per l’istituzione del Garante del Verde. Non è un caso che il Regolamento del Verde presenti molte lacune sulla sua effettiva praticabilità nella realtà. D’altronde se a controllare il rispetto del Regolamento è lo stesso soggetto che lo ha previsto, è un po’ difficile che venga rispettato. Oltre a questo, come PD, abbiamo da sempre proposto un piano della ciclabilità per la creazione di un anello ciclabile lungo tutta la circonvallazione esterna partendo da Parona, fino a San Michele. Poi il Partito ha messo in piedi dei gruppi di lavoro, che a breve presenteranno le proposte per Verona.»

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