Sabato 18 luglio, in Val di Non, alla terrazza panoramica di Doss di Pez a Cles, si è tenuta la presentazione di A Line Made By Walking: quella che doveva essere una mostra già nel 2020, poi rimandata a causa della pandemia, si è arricchita ed è diventata un percorso culturale lungo due anni. Ora, la mostra “A Line Made by Walking. Pratiche immersive e residui esperienziali in Long, Fulton, Griffin, Girardi” è diventata l’apice di un progetto – realizzato in collaborazione con Panza Collection – che si tiene da luglio 2020 a ottobre 2021 in quattro castelli della Val di Non, in particolare a Castel Belasi, dove sarà allestito l’anno prossimo il nucleo centrale della mostra e un ricco public program.

La scelta dei tre giovani curatori, tutti trentenni, Pietro Caccia Dominioni, nipote del grande collezionista Giuseppe Panza di Biumo, Jessica Bianchera, presidente e fondatrice dell’associazione culturale veronese Urbs Picta, e Gabriele Lorenzoni, curatore al Mart di Rovereto, è stata quella di cogliere l’annullamento della mostra a seguito del Covid-19 come un’opportunità per dare nuova linfa al progetto e focalizzare ancora meglio gli obiettivi.

«Uno strumento per portare gli amanti della camminata verso all’arte contemporanea, proponendo un modo differente di avvicinarsi alle montagne», dichiara Pietro Caccia Dominioni.

Si tratta di una linea di pensiero, negli intenti dei curatori e dell’artista veronese Daniele Girardi – che il 18 luglio ha iniziato la sua residenza artistica – per indagare la relazione tra il tema del viaggio come scoperta del territorio e la pratica del camminare come esperienza estetica

Gli organizzatori e i curatori del progetto “A line made by walking”

La premessa, e il titolo della mostra, è un’opera dell’artista inglese Richard Long, che nel 1967 realizza l’opera A Line Made by Walking: una linea disegnata calpestando l’erba di un prato. Il risultato di questa azione è un segno che rimane impresso solo nella pellicola fotografica e che scompare al rialzarsi dell’erba. Per la sua assoluta radicalità e semplicità formale, quest’opera è considerata un passaggio fondamentale dell’arte contemporanea: da questo momento in poi, l’azione del camminare diventa una vera e propria forma d’arte autonoma.

E dalle presentazioni della conferenza stampa si può solo cogliere l’unità di intenti e sinergie tra curatori ed Enti territoriali, come l’Azienda di Promozione Turistica della Val di Non e i Sindaci di Cles, Ruggero Mucchi, e di Campodenno, Daniele Biada, per questo modo innovativo di unire arte contemporanea e frequentazione di un territorio dal tessuto economico molto ricco, ma fortemente colpito dalle conseguenze del COVID-19, soprattutto nel settore turistico.

«La pandemia è stato un caso inaspettato anche per noi organizzatori della mostra, – continua Caccia Dominioni – e ha portato tutti ad avvicinarsi al tema dell’isolamento, non sempre così semplice al giorno d’oggi. Quando si cammina si tende a documentare, fotografare e non a “vedere” ciò che si fa. La disavventura del Covid-19 ci ha dato la possibilità di approfondire maggiormente il tema del camminare attraverso anche altri tipi di arti, in cui l’esperienza del viaggio è molto trattata».

A Line Made by Walking si espande proponendo, nel 2020, un public program fatto di interventi ed esperienze pubbliche tra arte, letteratura, cinema e scoperta del territorio della Val di Non.

Primo e fondamentale momento è la già citata residenza artistica di Daniele Girardi a cui hanno partecipato, durante la prima giornata, anche i curatori e che sarà documentata dal regista Emanuele Gerosa.

Il public program continua nel mese di agosto a Castel Belasi: il primo agosto con il talk Walking, camminare come esperienza e pratica estetica, con i curatori Jessica Bianchera e Gabriele Lorenzoni, dove si indagherà il rapporto tra arte e ambiente naturale nella storia dell’arte e, in particolare, nella pratica artistica dei protagonisti della mostra del 2021. Seguiranno l’8 agosto la proiezione del film Il cammino per Santiago (2010) di Emilio Estevez e, il 22 agosto, I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick. A chiudere il 28 agosto Respiro, Ergo Sum di e con Davide Sapienza, scrittore, viaggiatore e divulgatore della pratica geopoetica, tra gli autori italiani più noti legati al tema del cammino come pratica di vita.

A fare da cornice musicale all’intero progetto, la playlist A Line Made by Walking Soundtrack a cura di Manuel Marini: colonna sonora del percorso di un ipotetico viaggiatore solitario che si svolge tra il geografico e l’onirico, un metaforico viaggio spirituale circolare.

«Chi ama questi film o la letteratura legata al tema del cammino, come il famoso Into the wild, – continua Pietro Caccia Dominioni – li prende come esempio per replicare queste esperienze. Invece, noi vogliamo insegnare che si può camminare anche per pochi metri, tutto dipende come si vive questo cammino, che deve essere prima di tutto un percorso interiore». Del resto, «Anche in un piccolo specchio d’acqua si può trovare la forza dell’oceano», afferma Daniele Girardi durante la conferenza stampa, citando il filosofo trascendentalista Henry David Thoreau, a cui sempre si ispira nella sua ricerca artistica.

«Girardi fa parte della mia piccola collezione personale – ci racconta Caccia Dominioni -. Richard Long, Hamish Fulton, Ron Griffin, a cui io avvicino Girardi, sono gli artisti da me preferiti quando mi chiudo a Milano e vedo solo le pareti della mia casa o, guardando fuori dalla finestra, il condominio di fronte. Allora, sento che mi manca la natura e questi lavori mi trasmettono la voglia di viaggiare, mi fanno immaginare quello che questi artisti hanno potuto vivere».

Sulla scelta del veronese Girardi, Pietro Caccia Dominioni afferma: «L’ho trovato molto interessante perché secondo me porta avanti un lavoro iniziato negli anni ‘60-‘70 con i walking artist e i land artist, anche se il percorso di Fulton e Long sono diversi dagli artisti di land art propriamente detti, che vanno a lasciare una traccia tangibile della loro opera nell’ambiente. Long, Fulton, Griffin e Girardi vanno a contaminare sé stessi con la natura».

L’arte come vissuto, il cammino come esperienza artistica, di cui la fotografia d’apertura della residenza di Daniele Girardi è già testimonianza.

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