Il successo nella transizione energetica verso il carbon free al 2050, nella quale tutta l’Europa è impegnata, e dalla quale dipende il futuro delle nuove generazioni, è in gran parte legato allo sviluppo del fotovoltaico (FV) per produrre l’energia che ci necessita.

Qual è la situazione di Verona?

Dall’ultimo bilancio energetico del Comune del 2018 apprendiamo che sul territorio comunale sono stati installati 1920 impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 0.041 GW (Gigawatt), corrispondente ad una densità di 160 watt per abitante e una produzione elettrica annuale di 41.7 GWh (Gigawattora).

Il 3,1% del consumo elettrico veronese viene fornito da impianti fotovoltaici locali.

La produzione locale di energia elettrica da fonti rinnovabili include le produzioni degli impianti idroelettrici di Tombetta e di Chievo ed è risultata pari a 111.57GWh, circa il 2% del totale consumo di energia della città.

Come l’amministrazione comunale intenda poi operare per il futuro fotovoltaico di Verona è contenuto nel PAESC (Piano Ambiente Energia Sostenibile e Clima) elaborato dall’assessorato all’ambiente e reso noto nel febbraio scorso.

L’obiettivo che l’assessora Ilaria Segala intende perseguire prevede al 2030 una potenza FV installata totale di 0.145 GW (+0.100 GW) corrispondente a circa 560 watt per abitante.

Come si può valutare tutto questo in un’ottica di lotta ai cambiamenti climatici e quindi di transizione energetica verso la completa decarbonizzazione?

L’occasione per fare il punto sulla situazione del fotovoltaico FV in Italia e quindi avere un riferimento per Verona, ci viene offerta dal recente rapporto statistico annuale redatto del GSE (Gestore dei Servizi Energetici) e dedicato al Solare Fotovoltaico 2020.

In Italia, alla fine del 2020, risultavano installati 935.838 impianti FV per una potenza di 21,65 GW (Gigawatt) e una produzione annua di 24.942 GWh (Gigawattora) pari al  8.8 % della produzione elettrica nazionale. Per completezza di informazione, occorre precisare che, nello stesso periodo l’eolico ha prodotto il 6.6%, l’idroelettrico il 16.5%.

Interessante anche valutare la situazione considerando la potenza di fotovoltaico per abitante, una sorta di densità energetica fotovoltaica.

Dall’immagine fornita dal rapporto GSE, si evince che la media nazionale è attualmente di 365 watt per abitante. Il Veneto in particolare è, pur includendo Verona, fra le regioni italiane più virtuose con 429 watt per abitante.

Da questi primi dati si può già concludere che l’Italia nel suo complesso è lontanissima dagli obiettivi europei soprattutto se includono anche la conversione all’elettrico rinnovabile della mobilità (e-auto) e del riscaldamento domestico. Verona è sotto la media italiana con 160 watt abitante.

La situazione diventa preoccupante se si considerano gli obiettivi al 2030.

Nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) del gennaio 2020 si dice che nel 2030 dovranno essere operativi 70 GW di solo fotovoltaico, almeno 1200 watt di FV per abitante: più di tre volte l’attuale, più di due volte quanto previsto dal PAESC veronese per la stessa scadenza.

In dieci anni quindi si dovranno installare nuovi impianti per una potenza totale di 50 GW: al ritmo di circa 5GW all’anno.

Da notare però che il PNIEC è stato redatto quando gli obiettivi climatici europei prevedevano una riduzione del 40% delle emissioni, mentre ora l’asticella è stata alzata al 55%, quindi i GW da installare dovranno essere di più.

Purtroppo il rapporto GSE ci informa che nel 2020 sono entrati in esercizio in Italia solo 55.550 nuovi impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 0.749 GWil 15% dei 5 GW anno che avrebbero dovuto essere avviati.

Come sta succedendo per l’eolico, nonostante sia dimostrato che le rinnovabili siano anche economicamente vantaggiose, pochi sono coloro che investono in fotovoltaico.

A Verona, come nel resto del Paese,  non si ha notizia di piani di realizzazione, pubblici o privati, di nuovi impianti fotovoltaici che facciano pensare ad una inversione di tendenza, anzi, il tema nel dibattito pubblico è assolutamente assente.

Sommersi da dichiarazioni roboanti, ambientalismi di maniera, opportunismi da Recovery Fund non ci accorgiamo che la necessaria transizione ecologica rischia fortemente di fallire.