In occasione della conferenza stampa che si è tenuta martedì 9 luglio nella Sala Caduti di Nassiriya del Senato della Repubblica a Roma, Period Think Tank ha presentato l’aggiornamento della piattaforma pubblica creata per permettere il monitoraggio civico del gender procurement degli appalti del PNRR e le richieste a Governo e Parlamento raccolte con la partecipazione di centinaia di attiviste ed esperte nel corso degli ultimi tre anni. 

«Il PNRR aveva tra le necessità strategiche annunciate quella di mitigare l’impatto economico e sociale della pandemia, in particolare sulle donne e di dettagliare le modalità attraverso cui le misure del Piano contribuiscono alla parità di genere/pari opportunità per tutte e tutti e al mainstreaming di tali obiettivi – spiega Giulia Sudano, Presidente Period Think Tank –. Ma senza dati disaggregati per genere, accessibili in formato aperto, interoperabili e disponibili a tutti i livelli territoriali, da quello nazionale a quello comunale, non è possibile monitorare l’impatto di genere delle politiche pubbliche».

Secondo quanto analizzato, si è riscontrata una difficoltà nel recuperare dati puntuali sul coinvolgimento delle donne.

Solo 53% dei progetti prevede almeno un indicatore riferito alle persone fisiche, dei 106 indicatori di benessere e sostenibilità presenti. Della loro collocazione nel framework SDG dell’agenda 2030, solo 4 hanno esplicitato l’impatto di genere. Infine, l’indicatore “imprenditorialità femminile” non risulta associato a nessuno dei progetti del PNRR in base ai dati pubblicati.

Obiettivo 5 sulla parità di genere: il meno finanziato del PNRR

L’analisi, condotta in collaborazione con Istat e Ragioneria Generale dello Stato, evidenzia che l’obiettivo 5 sulla parità di genere risulta il meno finanziato. Le risorse implementate sono, infatti, pari a meno di un miliardo di euro sui 194 miliardi totali del PNRR. Inoltre, gli indicatori di genere appaiono frammentati e mancanti di una visione d’insieme.

«Si parla spesso delle rate del PNRR e il governo è ossessionato dal raccontare che è il primo della classe in Europa per risorse ottenute. Ma il punto centrale adesso non è più ottenerle ma mettere a terra i progetti rispettando allo stesso tempo gli obiettivi trasversali per ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere. Su questi ultimi in particolare, il governo non attua le linee guida. Manca, infatti, trasparenza e condivisione dei dati e degli indicatori essenziali per capire se stiamo lavorando per ridurre i divari di genere. Troppe le deroghe per evitare le assunzioni di donne (in circa 2/3 delle gare) e in quasi il 60% dei casi senza esplicitare adeguata motivazione. Come Partito Democratico insisteremo con il governo per inserire sanzioni per i casi più gravi e soprattutto misure premiali obbligatorie negli appalti, in modo da favorire chi investe in politiche di parità di genere e sull’assunzione di profili femminili». Queste le parole del senatore Alessandro Alfieri, responsabile PNRR del Pd, intervenuto alla conferenza di presentazione del rapporto.

«Diversamente – ha concluso Alfieri – rischieremmo di non cogliere uno degli obiettivi più importanti che ci eravamo posti in fase di progettazione del Pnrr. E perderemmo una grande occasione».

Un tavolo di confronto per un piano più equo

Durante la conferenza stampa, Giulia Sudano, presidente Period Think Tank, ha presentato una serie di proposte concrete per rendere il PNRR più equo e inclusivo. Insieme a lei, hanno partecipato il Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, il Senatore PD, Alessandro Alfieri e il Presidente Anac, Giuseppe Busia. Ancora, la già Direttrice Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica (ISTAT), Linda Laura Sabbadini e la Vicesegretaria Generale ActionAid Italia – Osservatorio Civico PNRR, Katia Scannavini.

Mancano indicatori, dati disaggregati e risorse

Ciò che non consegue è una richiesta di un rilascio periodico, semestrale, dei dati sull’implementazione del PNRR, come ha sottolineato quest’ultima. Continua evidenziando l’importanza di “garantire piena trasparenza ai nuovi strumenti introdotti dal decreto PNRR quater, quali i piani d’azione delle cabine di coordinamento e i cronoprogrammi degli interventi, nonché di dare concreta efficacia al nuovo ruolo del CNEL per la partecipazione di cittadini e cittadine al Piano”.

La presidente Sudano mette in evidenza l’assenza di indicatori di genere, dati disaggregati e risorse adeguate a raggiungere concretamente l’obiettivo trasversale della parità di genere. Si chiede perciò alle istituzioni di “intervenire e rendere operative le proposte per fare in modo che il PNRR possa essere monitorato rispetto ai suoi reali impatti sulla qualità di vita delle donne e sulla concreta riduzione delle diseguaglianze”.

«Vorremmo anche sottolineare l’urgente necessità di un expertise specifica in materia di genere durante l’elaborazione degli interventi pubblici” – aggiunge Marina Rallo, cofounder Equall. “Dobbiamo ribadire ai politici e alle politiche, che non basta inserire domande standardizzate nelle linee guida per incorporare il fattore genere negli strumenti di better regulation, nei bilanci e nei bandi di gara. Le amministrazioni pubbliche devono sviluppare una competenza reale, che comprenda le sfumature e le complessità delle questioni di genere. È fondamentale avere una sensibilità culturale e professionale autentica riguardo alle discriminazioni e alle disuguaglianze di genere».