Una proposta pensata per i ragazzi si apre a Lavagno. Si tratta di un nuovo polo aderente a Welfcare, progetto presente già a Saval, Borgo Roma, Parona e nei Comuni di San Bonifacio e Villafranca, per offrire una rete di supporto laddove ci sia bisogno di sviluppare relazioni di prossimità.

Sono molti i contesti in cui mancano luoghi di socializzazione o in cui le reti familiari faticano a rispondere alle necessità di minori, anziani e persone con qualche forma di disabilità.

Dal 2018 il Consorzio Sol.Co Verona ha attivato un progetto di conciliazione famiglia-vita-lavoro per sperimentare un nuovo modello di welfare comunitario e collaborativo, che coinvolga i cittadini, gli enti, le imprese e le organizzazioni del Terzo settore. L’idea parte da un approccio: l’attivazione “dal basso” permette di mettere in moto servizi idonei, grazie a un lavoro di rete tra organizzazioni, ente pubblico e privato. Operativo dal 1995, Sol.Co unisce 26 realtà cooperative presenti su tutto il territorio provinciale, che offrono servizi alla persona, alle fragilità e per l’inserimento lavorativo di individui in stato di svantaggio.

Monteverde, una coop dalla parte dei più vulnerabili

«In trentacinque anni di attività abbiamo visto cambiare moltissimo la realtà dei più piccoli e delle persone con disabilità. I ragazzi sono diversissimi rispetto a quando abbiamo iniziato» afferma Giovanni Soriato, presidente delle cooperativa Monteverde, con sede a Badia Calavena, Vago di Lavagno, Caldiero, Tregnago e San Bonifacio, socia di Sol.Co e coordinatrice del polo Welfcare di Lavagno.

Il presidente della cooperativa Monteverde, Giovanni Soriato.

«Negli anni in cui abbiamo iniziato si sentiva molto l’impegno sociale, che si è un po’ perso in questi tempi. Inoltre oggi molte famiglie sono divise e le fragilità diventano così più acute. Per questo l’idea di lavorare in modo integrato tra realtà è una risposta più efficace, pure in ambito di disabilità. Oggi c’è più specializzazione, più integrazione tra esperti e nel rapporto tra ente pubblico e iniziativa privata. Ormai è necessario che questi servizi siano sostenuti da più parti e abbiano più gambe, perché dobbiamo ridurre al massimo il carico delle famiglie, anche dal punto di vista economico.»

La scelta di Lavagno per il progetto Welfcare è favorita dalla presenza sul territorio della cooperativa Monteverde, che dal 2016 propone dei servizi psicoeducativi. Grazie al patrocinio del Comune e il sostegno di Fondazione Cariverona, per tutta l’estate a partire dal 30 giugno ragazze e ragazzi nell’età della scuola secondaria potranno usufruire di un workshop nell’area verde di via Quarto a San Pietro di Lavagno.

L’idea de “Il parco che vorrei” prevede due incontri a settimana, di due ore ciascuno, in diversi luoghi del paese e, grazie alla presenza degli educatori, si faranno attività in cui si darà spazio alle idee dei partecipanti e si praticherà la cura dei beni comuni.

«Diventerà un luogo in cui portare idee, condividere e rapportarsi con altri coetanei, oltre ad avere un rapporto con il mondo adulto – spiega Diletta Mazzocco, psicologa e psicoterapeuta di Monteverde e Welfare community manager del polo di Lavagno. – Ad esempio, alcuni ragazzi coinvolti dalle nostre attività della cooperativa hanno già sperimentato cosa significhi dialogare con il sindaco: per ottenere una piastra da skateboard hanno fatto una raccolta firme e si sono confrontati con l’amministrazione. È un’esperienza importante, così si possono sentire parte attiva del territorio».

Lo spettro dell’abbandono scolastico

Al centro del progetto non c’è solo il desiderio di dare spazi ai più giovani: la pandemia ha lasciato un segno in fasce d’età delicate, e non mancano i ragazzini che non vogliono più andare a scuola. Un termometro lo offre l’ambulatorio e lo sportello proposto dalla cooperativa, inizialmente per un totale di 20 ore e già rinnovato due volte.

Diletta Mazzocco, psicologa e psicoterapeuta della cooperativa Monteverde e Welfare community manager del polo di Lavagno

«È dedicato a giovani che frequentano le scuole medie inferiori: ne hanno usufruito al massimo, segnalando i loro disagi e la fatica nelle relazioni – continua Mazzocco -. Temi che conoscevamo anche prima del Covid, ma ora è tutto più difficile. Abbiamo raccolto storie di ragazzini che prima della pandemia stavano bene, vivevano serenamente la scuola e invece ora faticano a riprendere.

L’abbandono scolastico era già un tema sentito a Lavagno, ma conta anche l’aspetto relazionale, non solo quello didattico. Per alcuni andare a scuola anche in presenza non comporta relazioni significative con gli altri. Il rischio è che il piano del reale sia troppo faticoso da abitare per loro. E anche empatizzare, capire cosa prova l’altro è un problema. Rapportarsi con gli altri nella realtà non è come un gioco fatto a distanza.»

Le iniziative previste puntano quindi a valorizzare le qualità e le capacità di ciascuno. «Sono attività aperte a tutti: si può portare un amico, ma anche un adulto, un genitore che si voglia coinvolgere magari dando una mano – sottolinea la psicologa -. Inoltre, il progetto include anche “MyBest, la palestra dell’incontro”, rivolto a sette ragazzi e ragazze con bisogni educativi speciali, segnalati dalla scuola e dai servizi sociali. In questi incontri, due volte a settimana, si punterà molto sul piacere dello stare insieme e di tessere relazioni, un aspetto da riscoprire dopo la pandemia».

La proposta include anche l’alternanza scuola-lavoro. “Desidero mettermi alla prova” è pensato infatti per 17 studenti del terzo e quarto anno della scuola secondaria di secondo grado (ma si può arrivare fino a 55 giovani) che possono sperimentare diversi ruoli all’interno della cooperativa Monteverde.

Per avere informazioni si possono visitare i siti www.welfcare.it e www.monteverdeonlus.it.

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