Una giornata internazionale della donna anomala quella del 2020, sicuramente più silenziosa rispetto a quanto ci hanno abituati gli ultimi decenni. Per ragioni di salute pubblica, sono stati annullati tutti gli eventi pubblici che solitamente propongono approfondimenti sulla condizione femminile, da cui però spesso emerge una racconto che spesso oscilla tra la descrizione di donne in quanto vittime o, al contrario, di supereroine che vincono ogni male. Oppure capaci di performance efficientissime, tra vita familiare e lavorativa, sicuramente irraggiungibili dai colleghi uomini, ma che altrettanto restano un miraggi di perfezione per le altre che, al contrario, non ce la fanno.

In mezzo a tutto questo rumore cosa non viene detto? Quali parole faticano a trovare spazio e ad essere comprese? Lo abbiamo chiesto ad alcune protagoniste, più o meno note, della società veronese, di diversa età, provenienza, impegno. Le abbiamo invitate a scegliere una parola con cui descrivere la loro visione della donna contemporanea, accompagnata da una motivazione, più o meno breve. Che sia quindi un confronto, una riflessione diffusa e condivisa, senza muri ed etichette, e si spera più duraturo di qualsiasi fiore di mimosa.

Cristina Martini, media educator e 
formatrice di Prosmedia

FILTRO

«Filtro come l’oggetto che si pone tra gli odiatori e odiatrici e le donne vittime di discriminazioni online. Sì, talvolta sono proprio le donne a far vergognare altre donne per il loro aspetto, alla base di quello che oggi è chiamato body shaming. Insulti, umiliazioni e aggressività sfogati dietro uno schermo con l’obiettivo di mettere a repentaglio l’autostima della vittima, utilizzando a protezione il “filtro telematico”, ossia lo scrivere alla tastiera senza pronunciare apertamente le parole d’odio. I comportamenti messo in atto da odiatori e odiatrici riflette due aspetti: da una parte smaschera l’invidia verso qualcuno/a percepito anche come inarrivabile, dall’altra la scarsa – se non inesistente – empatia nei confronti della persona che riceve i giudizi denigratori. Le parole sono scritte senza riflettere su quali possono essere le dirette conseguenze: sul lato emotivo della vittima e sulla sua autostima; sulla viralità dei commenti in rete e sulla reputazione online. Le critiche ricevute spingono inoltre molte donne e ragazze giovani a ispirarsi a modelli di bellezza che esaltano una finta assoluta perfezione, la quale coincide anche con l’aspettativa sociale nei loro confronti. L’uso di filtri e ritocchi nelle foto che utilizzano per mostrarsi in rete le uniforma, distogliendo lo sguardo da ciò che davvero potrebbe renderle uniche: le imperfezioni, la diversità. Il vero cambiamento è essere autentiche e libere di essere quello che si è.»

Anna Bellini, medico di famiglia

TESSERE

«Perché noi donne tessiamo sempre, da Penelope a oggi la nostra vita è un’opera di tessitura. Tessiamo relazioni, teniamo tra le mani i fili dei rapporti con i compagni di vita, i figli, gli amici, coloro con cui lavoriamo o con cui condividiamo credo e fede politica o religiosa, passioni, arti, sogni di futuri diversi, ricerca di conoscenza e verità. La relazione è donna. Tessiamo per tutta la vita annodando alla nostra tutte le vite che amiamo per creare una trama che ci consenta di esplorare nuovi percorsi e realizzare obiettivi. Fabbrichiamo, intrecciando, elementi flessibili indispensabili in ogni tipo di costruzione. Costruiamo il più possibile per contrastare le distruzioni in atto dalla guerra all’ambiente, alla coscienza di chi ci sta accanto. Tessere vuol dire creare qualcosa di nuovo.»

Ilaria Segala, assessore alla Pianificazione urbanistica

CONSAPEVOLEZZA

«Abbiamo passato anni di vera lotta per i nostri diritti, ora è il momento della consapevolezza, e con ciò non vuol dire che c’è già una parità di genere ma abbiamo fatto grandi passi avanti, non è più il tempo della lotta ma della collaborazione, del rispetto e della valorizzazione della nostra diversità di essere donne, dobbiamo valorizzare la nostra grande sensibilità e sfruttarla in positivo. Non è più una colpa voler far carriera, voler formare una famiglia o voler rimanere single, si può anche sbagliare e volersi rialzare, essere idealiste e provare a sognare. Anche chi come me si sente ancora troppo “quota rosa” in politica deve smarcarsi da questo bollino e cercare di dare il meglio di sé. Siamo cresciute con modelli di donne ed esempi del passato che ci hanno rese le donne grintose e forti che siamo ora, ed abbiamo gli strumenti, più che nel passato, per realizzare quello che sogniamo. Oggi anche le donne fanno girare il mondo, abbiamo esempi straordinari in questa realtà contemporanea che forse premia alcune nostre peculiarità. Oggi possiamo vivere i ruoli tradizionali in chiave moderna, abbiamo la possibilità di superare questa sfida in cui essere una madre, una manager, una scienziata o una casalinga non importa più, siamo tutte persone, lavoratrici, professioniste in ciò che facciamo ogni giorno. Possiamo ricoprire al meglio più sfaccettature di questo nostro essere, che non ci rende migliori degli uomini ma ci attribuisce quella giusta importanza nella società che dobbiamo cominciare a occupare con fierezza. Quindi, il mio augurio per questo 8 marzo e per il futuro è che le donne acquisiscano la consapevolezza che essere donne già le rende grandi.»

Federica Collato, presidente ASA Verona per CNA Veneto Ovest

ATTENZIONE

«Le donne che vedo e vivo sono attente al loro percorso di crescita personale e professionale, sono attente al contributo che possono dare alla società, sono attente ai loro diritti ma anche alle costanti responsabilità. Che questa attenzione cresca sempre!»

Costanza Amadio, neocampionessa italiana di Jiu Jitsu brasiliano 

DETERMINAZIONE

«Le donne oggi sono determinate nel lavoro, nello sport, nella vita di tutti i giorni. Questa voglia di rivalsa io la vedo ogni giorno nello sport che pratico: mi dedico al Brazilian Jiu Jitsu da quando avevo 17 anni, disciplina prevalentemente maschile, ma che da anni è dominata anche da fantastiche ed orgogliose donne. Lo sport mi ha aiutata molto a credere in me, a lottare per i miei sogni e a pormi obiettivi sempre più grandi. Tra le competizioni cui ho partecipato le vittorie più emozionanti fino ad ora sono state l’oro al Campionato Italiano nelle cinture blu e l’oro al Munich International Open nella mia prima gara da cintura viola. Le sconfitte mi hanno sempre motivata a fare meglio a riprovarci ancora e ancora, a non arrendermi mai, grazie anche ad un team, dei maestri, una famiglia e ad un fidanzato che mi hanno sempre motivata e sostenuta. Il mio augurio a tutte le donne è di non fermarsi mai, di lottare a ogni costo e di non rinunciare a un sogno che potrebbe renderle felici.»

Jessica Cugini, giornalista di Fondazione Nigrizia

DIRITTI

«Passano gli anni e questa parola rimane. Legata non solo al genere femminile, ma oggi è a noi donne che dobbiamo riavvicinarla. Non solo a chi, come me, durante la crescita e la formazione ha goduto di una libertà che inorgogliva chi per quella si era battuta. Bensì legarla a doppio filo a tutte le ragazze e i ragazzi di oggi, perché il pericolo è che si perdano non solo i diritti, ma anche la loro storia di conquista. Abbiamo creduto che fossero per sempre, che una volta conquistati sarebbero rimasti ad abitare le nostre vite. E invece ci dovremmo ricordare che è proprio l’impossibilità di praticarli fino in fondo a rendere quei diritti lettera morta. Che dobbiamo riandare a studiare la tortuosa e incompiuta strada che ne ha portato alla conquista, per rinforzare quella che ci troviamo a dover rintracciare insieme.  Ci serve ricordare che il concetto di cittadinanza è stato costruito in assenza delle donne. Ed è per questo che, per tanto tempo, ci hanno tenute fuori. La nostra cittadinanza ce la siamo guadagnata e ce la guadagniamo tutti i giorni. comunque. Ecco perché continuiamo a rivendicarla, perché continuiamo ad affermare di volerci libere di essere e di dire, in tutti i luoghi. All’indomani della sua elezione all’Assemblea costituente una tra le 21, Nilde Iotti, scriveva che il compito delle donne elette in quell’importante organismo chiamato a scrivere la nostra Carta, risuonava delle voci delle tante donne italiane e delle loro rivendicazioni. Il senso unitario di quel tempo, soprattutto tra donne diverse, lo abbiamo perso. Forse dovremmo ripartire da lì, dalla consapevolezza che il diritto di una vale il diritto di tutte, ecco perché dovremmo essere compatte, non solo l’8 marzo.»

Loredana Aldegheri, co-fondatrice di Mag Verona

RELAZIONE 

«Le parole di ieri sono utili a dire il presente? Non ne sono sicura. Anzi. Molte parole sembrano infrangersi nell’incertezza quotidiana del procedere. Cosa sta capitando? E a cosa ci si può aggrappare per non precipitare? Ognuna, informata come può, si dà una strategia, a tratti di sopravvivenza, a tratti di ancoraggio ad un di più, talvolta senza nome. Provo allora ad ascoltarmi e mi sovviene un’espressione che indica un impegno, spesso senza sosta: pratica di relazione a partire dallo scambio con donne autorevoli. Oggi, con i molti punti di riferimento che vacillano, ri-sento la preziosità delle relazioni radicate in una genealogia femminile consapevole. E mi ri-nutro della forza che deriva dalla vicinanza ad altre donne che non si sono realizzate imitando i criteri maschili di competizione, di autoaffermazione solitaria ecc… Un 8 marzo di meditazione, un 8 marzo di rivisitazione mi verrebbe da dire. Lasciando che eventuali vuoti, personali e di altre, abbiano libera esistenza.»

Marisa Mazzi, presidente dell’associazione Isolina e…

SOLIDARIETÀ

«Nessuna si deve sentire sola di fronte a violenze e discriminazioni. Il mee-too l’ha reso evidente: tutto quello che riguarda le donne del mondo riguarda tutte le donne.»