La Banca di Credito Cooperativo Valpolicella-Benaco viaggia a vele spiegate. Nonostante la pandemia abbia messo in ginocchio molti settori economici a livello nazionale e anche regionale, i dati di bilancio della banca presieduta da Franco Ferrarini – emessi alcune settimane fa – parlano di un istituto di credito in ottima salute, che prosegue anche in questo complesso periodo nel suo inesorabile percorso di crescita. Ne abbiamo parlato con il Vice Presidente della BCC Gian Maria Tommasi.

Vice Presidente, partiamo dai recenti dati di bilancio, rilasciati nei giorni scorsi, che sono risultati ancora una volta molto positivi. Qual è il vostro segreto?

«Non è un segreto. La nostra idea è quella, anche nei momenti di difficoltà, di continuare la nostra attività con la stessa filosofia e la stessa presenza sul territorio che ci ha sempre caratterizzato. Siamo una banca di credito cooperativo e tentiamo di crescere insieme al nostro territorio. Certo, si può crescere aprendosi anche ad altri territori e quindi allargando i volumi insieme all’aumento inevitabile delle attività. Noi, però, preferiamo aumentare le quote di mercato sul nostro territorio di riferimento e quindi contribuire alla crescita delle attività e delle imprese che insistono già sui territori in cui siamo già presenti. Abbiamo una media annuale, al netto delle fisiologiche perdite, di circa 6-700 conti correnti in più all’anno. Non sono grandi cifre in assoluto, ne siamo consapevoli, ma per noi al contrario lo sono. L’importante è “servire” ed essere davvero percepiti come banca del territorio, o meglio banca della comunità. Questo, per noi, è il motivo di maggior soddisfazione.»

Una tabella con alcuni dati che raffrontano la crescita fra il 2019 e il 2020 della BCC Valpolicella-Benaco

Veniamo allora alla presenza sul territorio di Valpolicella Benaco Banca.

«Siamo molto presenti in Valpolicella e nella sponda veronese del lago di Garda. Abbiamo scelto di servire questi territori come miglior banca di credito cooperativo e non solo come banca commerciale. Quindi, per intenderci, non come impresa che fa attività per il profitto e per distribuire i dividendi ai soci, perché di base siamo una cooperativa e non abbiamo alcuno scopo di lucro. Con i primi mesi del 2021 abbiamo superato i 4mila soci. Si diventa socio di una BCC perché in quel modo se ne sostiene l’iniziativa che si ritiene importante per se stessi, per il territorio e la comunità a cui si appartiene. Il nostro principale obiettivo è che la banca nel tempo si consolidi. Noi dell’utile che raggiungiamo ogni anno, mettiamo “a riserva” almeno il 70%. Il nostro patrimonio è dato certamente dal capitale sociale, ma anche e soprattutto dalle riserve che andiamo ad accantonare nel tempo.»

Gian Maria Tommasi

Insomma, c’è modo e modo di fare banca…

«Quello che vogliamo fare è avere con il socio-cliente un rapporto di totale trasparenza. Operiamo nella convinzione che l’interesse della banca e del cliente coincidano. Convinti di questo il nostro rapporto con il cliente, che molto spesso è anche socio, lo vogliamo da pari a pari, seduti, come si dice, dalla stessa parte del tavolo. Di fronte alle difficoltà di una azienda, o di fronte ai progetti di espansione di un’altra noi ci poniamo come consulenti, ricercando con il socio/cliente la miglior soluzione, fra le tante, della problematica. Una azienda è una ricchezza per tutto il territorio in cui essa opera. Perdere una azienda o non sostenerne la crescita è un danno per tutti, e non ce lo possiamo permettere.»

Veniamo al “ritorno” sul territorio. Qual è la filosofia di fondo con cui operate?

«Come cooperativa riteniamo di dover dare alla comunità un servizio che è soprattutto relativo alla qualità della vita. È evidente che il primo obiettivo è quello di far bene il nostro compito di “banca”, ma oltre a questo intendiamo collaborare con tutte quelle iniziative che a loro volta nel territorio hanno come obiettivo proprio il miglioramento generale della qualità della vita. Che si estrinseca soprattutto attraverso un miglioramento spirituale e culturale, oltre che di benessere fisico e sociale. Questa, d’altronde, non è che una delle caratteristiche che contraddistinguono da sempre le banche di credito cooperativo rispetto alle banche cosiddette commerciali. Sia chiaro: la nostra banca fa la banca, appunto, in maniera eccellente e i dati di bilancio sono lì a dimostrarlo. Oltre a questo, però, vogliamo che la nostra realtà sia in grado di sostenere anche quelle iniziative, soprattutto di carattere socio-culturale, che contribuiscono alla crescita a tutto tondo delle comunità servite.»

Un incontro sul turismo promosso dalla
BCC Valpolicella-Benaco

Parliamo, allora, di quali sono i vostri principali interventi…

«Promuoviamo e sosteniamo incontri che vertono su tematiche economiche, che contribuiscono ad approfondire i vari aspetti legati all’attività agricola o alberghiera, ad esempio, particolarmente importanti nei nostri territori. Ogni anno, in collaborazione con la Coldiretti, organizziamo nel nostro territorio incontri sulla coltivazione della vite o del ciliegio, della pesca e del kiwi, ma anche della produzione di olio e via dicendo. Recentemente, in collaborazione con Confidi Veneto e Confcommercio di Verona abbiamo organizzato in quel di Bardolino un incontro molto partecipatodedicato a strategie ed innovazione in campo digitale per le strutture recettive. Oltre a questo, come dicevo, cerchiamo di collaborare con iniziative di promozione culturale. In Valpolicella, per iniziare, esiste un’eccellente libera università, un tempo detta della Terza Età, che conta più di 700 iscritti. C’è in particolare un insegnante di letteratura italiana e greca le cui lezioni sono seguite sempre da non meno di 70, 80 alunni appassionatissimi. In Valpolicella esiste, poi, una iniziativa che si chiama “Accanite lettrici” (associazione aperta anche ai lettori ovviamente) che noi sosteniamo direttamente. Fra l’altro proprio grazie a loro abbiamo avuto anche la possibilità e l’onore di ospitare persino un Premio Nobel della Letteratura, la scrittrice polacca Olga Tokarczuk, autrice del bellissimo “I Vagabondi”. Con vivo piacere sosteniamo anche un concerto estivo diretto dal maestro Battistoni che si tiene ogni anno (virus permettendo) nella stupenda arena naturale di Sorasengi sulle pendici del Baldo nel caprinese organizzato dal vivace ingegner Brunelli.»

Gian Maria Tommasi

E il mondo del sociale?

«Ovviamente è un’altra delle attività che ci vede protagonisti, in particolare con il sostegno alla Caritas e alle altre associazioni che si occupano della distribuzione di alimenti che intervengono in situazioni di grande povertà. Per noi sono cose molto importanti. Per un’amministrazione comunale spesso poter disporre nell’immediato di qualche centinaia di euro per effettuare un intervento urgente può rappresentare una grossa difficoltà, per tanti motivi, a cominciare da quelli burocratici. Noi, invece, possiamo muoverci in maniera più snella e collaborare con le istituzioni per arrivare là dove le amministrazioni territoriali non sempre riescono. Alcuni Comuni, ad esempio, ci ha chiesto aiuto per la Didattica a Distanza di qualche istituto scolastico, in particolare per dotare famiglie dell’adeguata strumentazione informatica, spesso costosa. Ma alcuni interventi analoghi li abbiamo fatti anche con le case di riposo al fine di agevolare il dialogo fra i pazienti e i propri familiari, impossibilitati a far visita a causa del Covid-19. E a proposito di Covid-19 abbiamo dotato quasi tutte le chiese del nostro territorio di colonnine per l’igienizzazione delle mani e collaborato con alcuni comuni per l’acquisto di mascherine. Non si tratta di grossi interventi, ce ne rendiamo conto, ma sono molteplici e tutti a sostegno di iniziative importanti. Talvolta interveniamo con qualche cifra un po’ più abbondante a sostegno della singola attività. È questo il caso del Tempio romano che è stato rinvenuto a Marano di Valpolicella e i cui scavi necessitano di fondi.»

Uno scorcio di Verona

La città di Verona, per il momento, non è la vostra priorità. Ma in futuro?

«Quando abbiamo deciso di aprire la filiale di Verona, a San Massimo, ammetto che ci abbiamo riflettuto molto. In verità San Massimo è una vera e propria comunità quasi a sé stante più che un quartiere inserito senza soluzione di continuità nella città. E così, proprio come facciamo da sempre nei nostri territori, anche lì abbiamo deciso di legare la nostra presenza a una serie di iniziative locali, che ci stanno dando grandi di soddisfazioni. Diverso discorso è quello dell’agenzia di Piazzale Cadorna, in Borgo Trento. L’approccio, in quel caso, è stato diverso. Abbiamo lavorato più con le associazioni di categoria che con quelle legate al mondo del volontariato. Anche in città, a dire il vero, ci sono moltissime iniziative di carattere familiare o artigianale e con queste realtà possiamo dialogare in maniera soddisfacente. La pandemia ha rallentato purtroppo l’economia in generale, ma ci siamo resi conto che man mano che le attività riprenderanno ci saranno situazioni che dovremo seguire attentamente, da vicino.»

Torniamo al vostro sostegno alle attività culturali del territorio. Quali sono gli altri ambiti in cui vi siete mossi?

«Abbiamo un proficuo rapporto con le scuole, con cui ci muoviamo sempre in modo positivo, in particolare con gli istituti superiori di S. Pietro Incariano, di Garda e di Bardolino. Ma spesso, ribadisco, i nostri sono interventi piccoli ma tempestivi e importanti per la comunità che li riceve. Banalmente tempo fa c’era una classe di una scuola che doveva partecipare a un concorso e realizzare dei piccoli robot. Purtroppo nella loro scuola non avevano nel laboratorio nemmeno un tavolo adatto a cui appoggiarsi e su cui lavorare e quando ci è stata fatta la richiesta noi, in tempi rapidissimi, abbiamo fatto recapitare il tavolo. A onor di cronaca poi quei ragazzi hanno vinto il concorso e allora ci siamo attivati per pagare il pullman con cui si sono recati in provincia di Trento per ricevere il premio e presenziare alla cerimonia. Come potete notare si tratta ancora una volta di piccolissimi interventi, ma spesso utili e concreti per una comunità, ricca di talenti ma magari in difficoltà economiche. Ecco, in generale vorrei che si arrivasse a capire quanto è importante questo tipo di presenza di un istituto bancario.»

Gian Maria Tommasi (in piedi in primo piano) a un incontro con i soci di Marano di Valpolicella

Non ci ha parlato del vostro appoggio all’attività sportiva. Nelle vostre zone, la Valpolicella, va molto forte il rugby…

«Si, ma lì si viaggia a livello professionistico, con un sostegno che arriva anche da altre parti. A livello calcistico invece, per uno sport fra i più diffusi e seguiti, ci sono molte squadre giovanili a cui diamo contributi per sostenere l’attività dei loro ragazzi. Il ruolo dello sport in territori come il nostro è fondamentalmente quello di creare possibilità di incontro. In questi tempi in cui dobbiamo stare chiusi in casa ci siamo resi conto di quanto sia importante la relazione, soprattutto per i ragazzi. Diamo, infine, una mano anche alle squadre di tamburello, molto diffuse nella nostra zona di competenza, soprattutto a quelle che lavorano con i ragazzi, che rimangono il nostro focus principale. Mi piace anche ricordare il contributo dato alla polisportiva Consolini di Costermano per l’organizzazione del torneo di tennis. Ma con le società sportive diamo vita anche a dei momenti formativi. Voglio ricordarne uno in Costermano, avente per tema la ludopatia, e uno a Sant’ Anna d’Alfaedo sull’uso e l’abuso dei social network.»

Facciamo, per finire, un passo indietro, con una sorta di “operazione amarcord”: lei, fra il 1970 e il 1975, è stato fra i più giovani sindaci d’Italia, primo cittadino del Comune di Marano di Valpolicella. Cosa ricorda di quel periodo?

«Se fossero passati meno anni magari ricorderei qualche cosa di più. Ricordo comunque l’entusiasmo con il quale, in particolare assieme al vicesindaco De Nardi ed ad un assessore Bussola, abbiamo affrontato l’avventura. Eravamo tutti e tre pressoché coetanei e tutti e tre partecipavamo al Consiglio Comunale del nostro paese per la prima volta. Ovviamente aderivamo tutti alla DC, ed io in particolare simpatizzavo per la corrente di sinistra della Democrazia Cristiana veronese, quando i leaders erano Gozzi, Colombo e Fontana. Con quest’ultimo, in particolare, ho avuto rapporti molto stretti. A quel tempo questo gruppo si riuniva con una certa frequenza e da quegli incontri ho avuto la possibilità di apprendere molto a livello politico. Ricordo che cercai di portare quell’esperienza anche nella nostra piccola realtà della Valpolicella. Per esempio, il Comune di Marano, in quel periodo, acquistò delle aree sulle quali si è poi sviluppato il paese di Valgatara, impedendo in quel modo la speculazione edilizia. Fu questa una scelta politica che impedì anche in seguito l’urbanizzazione selvaggia della vallata di Marano ed il mantenimento di quel suo fascino che oggi ci viene invidiato. Già allora era per noi fondamentale la tematica della cultura e la bellissima biblioteca di Marano, ancora oggi un gioiello, nacque proprio all’epoca del mio mandato. Poi c’erano i cineforum, che volevano stimolare la riflessione. Proiettavamo film dedicati a un determinato tema e poi si discuteva, a volte invitando anche esperti e luminari. Per esempio all’epoca era molto acceso, in Italia, il dibattito sul divorzio e ricordo che dopo aver fatto proiettare il film “Divorzio all’italiana” invitammo proprio Gozzi in Valgatara per parlare del tema. A San Rocco c’era un vecchio teatro dove era impossibile proiettare i film, perché non c’era un’acustica di buon livello. Non ci demmo per vinti e grazie ai suggerimenti di un mio amico architetto, ci dotammo di imballaggi per le uova e grazie al lavoro serale dei ragazzi (serale, perché di giorno quei ragazzi lavoravano) riuscimmo a insonorizzare la sala e dotare il teatro di un’acustica pressoché perfetta. E così anche a San Rocco iniziammo con l’attività del cineforum. La mia opera di sindaco era anche allora orientata a qualche cosa di più di cambiare le lampadine e coprire le buche. Perché è questo, secondo me, quello che deve fare un’amministrazione comunale: la qualità non può prescindere da una crescita della cultura e dello spirito. All’epoca, infine, era da poco stato varato l’obbligo della terza media per poter accedere a determinate professioni o concorsi. Ricordo che ci prodigammo per organizzare corsi serali per adulti e molti cittadini della zona, proprio grazie a quei corsi, riuscirono a superare gli esami di diploma di terza media e accedere poi a quelle professioni. Ancora oggi, quando mi incontrano, in molti ricordano quel periodo come ricco di novità e crescita culturale per tutta la comunità.»

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