Raccontare storie non ha sempre un’accezione positiva. Tutti noi, prima o dopo, hanno un amico, un parente, un conoscente che viene apostrofato come un “racconta storie”. Storie come fandonie, cavolate, invenzioni o semplicemente distorsioni della realtà e della verità.

Ecco, quando un anno fa un gruppo di colleghi e colleghe – alcuni anche amici di lungo corso con un sogno giornalistico in comune – decise di lanciare nella rete “Heraldo”, mi sono chiesta se non fosse il caso di raccontare storie in cui la realtà, la verità fossero al centro di una narrazione chiara e corretta. Già prima di “Heraldo”, con “IlNazionale”, avevamo intrapreso questa strada ma con il cambio di testata abbiamo percorso un’altra strada con un’altra velocità.

Quale migliore via se non scegliere quella di far raccontare, sempre di più e sempre meglio, le storie direttamente dai protagonisti e dalle protagoniste senza alcun filtro? Se non quello di selezionare le vicende più interessanti e, possibilmente, ancora nascoste?

Ed è così che nasce la prima versione di questa rubrica – battezzata inizialmente “Storie” e oggi “Oltre le Mura – Storie e Territori” – con l’idea e la volontà di essere un contenitore di vite e progetti, narrati grazie alle parole di chi ogni giorno, in quelle storie, ci vive a capofitto.

Si sono subito stagliate all’orizzonte storie di veronesi andati via, che si riscoprono un po’ nostalgici, anche se non senza polemiche, di alcune sfumature della loro bella Verona.

Non solo, e non necessariamente, volati all’estero e non solo e non necessariamente scappati da una Italia irriconoscente, ma anche andati a poche centinaia di chilometri dalla terra natia.

Quel poco che basta per avere qualcosa da raccontare e per, magari, dare corpo ai sogni di chi per paura o per indecisione, ancora il volo via da casa non riesce a spiccarlo.

Veronesi doc o veronesi di importazione, storie e persone con lavori, professioni o idee fuori dagli schemi o semplicemente con la voglia di usare un giornale online come specchio.

Parte così l’avventura di questa sezione di “Heraldo” che ci ha portato a Parigi, Londra, New York, Romania ed Estonia, ma anche Milano o Venezia. O che ci ha portato a Verona storie come quella di Simona che dalla Sicilia ha scelto la cottà scaligera non solo per amore.

La cifra che le accomuna tutte o quasi è la verità, la realtà anche normale e banale se volete delle loro vite che diventano storie da leggere e raccontare a nostra volta a tavola con gli amici a cena. Ah, no scusate. Non si può andare a cena con gli amici ancora per un po’.

E allora da leggere e tenere buone per le prime serate fuori quando la mascherina resterà nelle borse o sui tavoli dei bar e ristoranti a ricordarci sempre che raccontare storie è il mestiere più bello del mondo. Anche senza essere giornalisti.

Buon compleanno “Heraldo” e buone storie a tutti e tutte, dunque. E se ogni tanto vi capita di modificarle, a vostro uso e consumo come un telefono senza fili, ricordatevi sempre che alla fonte l’acqua è più pura.

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