Il Chievo fermo… “al palo”
Il Chievo dà segnali di ripresa contro la Reggina, ma ancora una volta spreca troppo e si fa raggiungere dagli avversari. All'orizzonte, a cavallo di Pasqua, una doppia sfida da "cuori forti".
Il Chievo dà segnali di ripresa contro la Reggina, ma ancora una volta spreca troppo e si fa raggiungere dagli avversari. All'orizzonte, a cavallo di Pasqua, una doppia sfida da "cuori forti".
La trasferta di Reggio Calabria, che ha seguito di pochi giorni l’incontro casalingo contro il Frosinone, ha dato senz’altro indicazioni in chiaroscuro a mister Aglietti. Il quale, se da una parte ha ritrovato la sua squadra almeno nel gioco e nella “mole” di occasioni create, dall’altra ha purtroppo rivisto anche i vecchi ed eterni difetti dei suoi ragazzi. Soprattutto quello di non essere in grado di tramutare in gol la netta superiorità dimostrata in campo. È successo, infatti, anche al “Granillo” che Garritano e soci schiacciassero sull’acceleratore fin dal primo minuto e chiudessero gli avversari nella propria metà campo.
Proprio come “ai vecchi tempi”, insomma. E proprio come ai vecchi tempi le occasioni create sono rimaste, appunto, soltanto delle occasioni, se si eccettua il bel gol di Filip Djodjevic (il quarto del suo campionato, ancora troppo poco per un bomber come lui che avrebbe il compito di trascinare i suoi compagni alla vittoria) arrivato a inizio ripresa. Prima, cioè per tutto il primo tempo, e dopo, per buona parte della seconda frazione di gioco, il Chievo è andato più volte vicino alla rete, soprattutto con un Luigi Canotto in grande spolvero, sempre nel cuore dell’azione e capace di cogliere ben tre pali con due tiri nell’arco del match: se non è un record poco ci manca.
Di certo c’è che la “temibile” Reggina di Marco Baroni è stata per larghi tratti di gara letteralmente annientata. Forse anche grazie a un saggio ritorno al modulo tattico del 4-3-3, con cui il Chievo può sfruttare al meglio la propria rosa senza “spompare” gli esterni di difesa, Renzetti e Mogos, che altrimenti si troverebbero davanti altre due “linee” a supporto dell’azione d’attacco. Una disposizione che prevede, inoltre, Palmiero nelle vesti di regista a comporre il vertice basso di centrocampo, con a sinistra uno fra Obi e Garritano e a destra uno fra Zuelli e Viviani, e davanti un centravanti-boa (De Luca o Djordjevic) con al suo fianco due a scelta fra i vari Ciciretti, Fabbro, Margiotta e Giaccherini. Insomma, un modo per sfruttare al meglio le caratteristiche tecniche dei giocatori a disposizione.
Con l’andare dei minuti e con la stanchezza che ha pian piano cominciato a prendere il sopravvento, il Chievo ha iniziato un poco alla volta a cedere terreno, fino a concedere nel finale di gara qualche occasione agli avversari, abili alla fine a sfruttare con German “El Tanque” Denis – un cavallo di ritorno nel nostro campionato, dopo le certamente più entusiasmanti esperienze in A con Napoli, Udinese e Atalanta – un disperato lancio nel cuore dell’area quando ormai si era giunti ai minuti finali. Come al solito, insomma, il Chievo ha creato moltissimo e concretizzato poco o nulla, mentre gli avversari ancora una volta creano poco e raccolgono moltissimo. Un deja vù che, onestamente, sta cominciando a diventare irritante.
In definitiva, si tratta di una gara che ha lasciato sul campo sensazioni più positive o negative? Difficile a dirsi. Di certo c’è che se da una parte si è visto un salto di qualità importante rispetto alle precedenti gare contro Vicenza, Lecce e Frosinone (che nel frattempo ha esonerato Alessandro Nesta per affidare la panchina un altro ex Campione del Mondo, Fabio Grosso), dove il Chievo aveva oggettivamente giocato al di sotto delle proprie possibilità, dall’altra rimane l’amaro in bocca non solo per i “legni” colti da Canotto ma soprattutto per non aver portato a casa i tre meritatissimi punti per quella ormai cronica mancanza di “cattiveria” sotto porta che sta diventando un “handicap” importante in questa stagione. Anche perché, nel frattempo, la difesa impenetrabile di qualche tempo fa oggi almeno un gol a partita tende a incassarlo e quindi diventa più vitale che mai riuscire a mettere in cassaforte con due o tre gol di distanza il risultato. La vittoria, peraltro, avrebbe rilanciato non poco la compagine gialloblù nella corsa ai play-off, ora oggettivamente non più così certa come qualche tempo fa.
Il Chievo al momento occupa infatti l’ottava posizione in classifica, l’ultima utile per qualificarsi alla fase a eliminazione diretta che a fine campionato decreterà la terza e ultima promossa in Serie A. Certo, può ancora vantare rispettivamente 4, 5 e 6 punti di vantaggio su Pisa, Brescia e sulla coppia formata da Vicenza e Frosinone, tutte però idealmente ancora in pista per un posto ai play off. Il Chievo, dopo la sosta in programma il prossimo weekend per gli impegni della Nazionale di Roberto Mancini, dovrà affrontare in rapida successione la Spal al Bentegodi il Venerdì Santo (e speriamo che lo scontro diretto non si trasformi in una via Crucis) e poi, a Pasquetta, la capolista Empoli in trasferta. Due sfide cruciali, contro avversarie attrezzate e in grado, quindi, di poter far male al Chievo, se questo non si esprimerà al meglio. In questo senso la pausa è a dir poco “benedetta” per Aglietti, che potrà far recuperare ai suoi un po’ di energie fisiche e mentali. Già perché per la “resurrezione” della sua squadra ci vorrà sicuramente il miglior Chievo possibile.
In copertina Filip Djordjevic: foto BPE (Maurilio Boldrini)
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