Dopo la sconfitta di Genova l’ambiente Hellas Verona è piombato nello sconforto più totale. Tutti, ma proprio tutti hanno vissuto la caduta in casa della virtualmente retrocessa Sampdoria come il colpo di grazia su questo già disgraziato campionato, mentre le celebrazioni per il 120esimo anniversario del club sono avvolte da una nuvola nera di malcontento.

Ad un passo dalla quota salvezza

Il Verona per l’ennesima volta in questa complicatissima rimonta si è trovato con la quota salvezza così vicina da poterla toccare, e un turno favorevole per fare un salto capace di dare morale e punti preziosi. Era successo con lo scontro diretto a La Spezia, dove la possibilità di agganciare i liguri è andato in fumo, è successo contro la Sampdoria, quando la sconfitta spezzina aveva riportato l’odore del sangue nel naso degli inseguitori gialloblù.

Per l’ennesima volta vicino e per l’ennesima volta inadeguato. Il Verona si è dimostrato troppo debole mentalmente per supplire con la volontà alla pochezza tecnica. A questo si sono aggiunti gli infortuni che hanno ridotto ancora più all’osso lo spelacchiato ventaglio di scelte degli allenatori. Il Verona ha perso puntualmente il tempo dello scatto.

Una sentenza passata in giudicato

La sentenza sulla retrocessione dei gialloblù è già passata in giudicato per il tribunale di tifosi e commentatori, anche se calendario, classifica e punti a disposizione non dovrebbero consentire di perdere le speranze o di smettere di lottare.

A mente fredda, nulla è ancora realmente perduto: è vero, il Verona ha un calendario più complicato di quello dello Spezia dovendo affrontare quasi tutte le big, ma la corsa del Verona sulla quartultima sarà fatta di sorprese e di risultati inattesi. I liguri hanno dimostrato di poter vincere o perdere contro tutti e se dovessero incappare in un filotto negativo tutto potrebbe riaprirsi.

Questo in teoria. Perché il campo parla di un Verona sconfitto mentalmente oltre tecnicamente. Un Verona che potrebbe ancora fare il miracolo, ma che nelle condizioni in cui si trova sembra incapace anche solo di mostrare i muscoli.

L’Hellas visto a Genova è stato molle, confuso, disattento, superficiale. Una squadra che ha smesso di combattere: l’unico vero fattore capace di cancellare ogni possibilità di successo.

Problemi strutturali, ma non solo

Sean Sogliano, tornato in riva all’Adige, ha riconosciuto tutti i problemi strutturali della squadra figlia dello scempio societario estivo e ha cercato di porvi rimedio senza risorse e senza speranza. Non ha dato garanzie, non sarebbe stato possibile senza farsi spernacchiare dall’intera città, ma una cosa l’ha promessa: il Verona avrebbe combattuto fino alla fine.

Sean Sogliano

Il Verona delle ultime settimane, quello di la Spezia, quello di Genova, persino quello che ha rimediato un punto contro un Monza sornione e satollo, non ha più il fuoco che Sogliano cercava di alimentare, non ha combattuto come una squadra attaccata alla Serie A con la forza della disperazione, e non ha nessuna chance di salvarsi.

Ora la pausa. Per gli ottimisti impenitenti ha il suono della campanella che salva il pugile suonato e pronto a crollare e gli consenti di tornare all’angolo, cercare le ultime energie e ribaltare un match che sembra segnato.

Difficile, quasi impossibile, ma almeno qualcuno dovrà continuare a lottare fino alla fine: come al solito, a farlo saranno i tifosi.

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