Il fenomeno dello hate speech, oggi, è dilagante e sembra aver trovato nello sport un terreno su cui adagiarsi. Certo, a guardare una persona negli occhi, forse, risulta difficile pronunciare “parole poco pensate”, ma dietro a uno schermo l’atteggiamento cambia e il trasformarsi in “leoni da tastiera” non sembra poi così difficile, al punto di crederlo lecito.

Per rivendicare al contrario l’inclusività quale caratteristica fondamentale per lo sport, la Ong veronese Progettomondo Mlal, attraverso lo slogan Odiare non è uno sport, oggi 19 marzo si riunirà per un presidio statico in Piazza Brà, dalle 15 alle 15.30, per sottolineare l’importanza di una comunicazione pacifica e inclusiva e stimolare la riflessione su questo tema.

Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane attive nell’educazione alla cittadinanza globale, l’ente di promozione sportiva CSEN, le agenzie formative FormaAzione, SIT e SAA-School of management, Informatici senza Frontiere per lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche.

Una data scelta non a caso, poiché il 21 marzo è la giornata internazionale contro il razzismo. E a metterci la faccia saranno anche Damiano Tommasi, ex calciatore italiano e noto dirigente sportivo, Franco Marcelletti, allenatore di pallacanestro, e la centrocampista del ChievoVerona Women, Alessia Pecchini.

Un segno importante che sancisce la volontà di cambiare le cose dall’interno, prendendo posizione, una testimonianza preziosa per i ragazzi e le ragazze che li vedono come esempio, a Verona come nelle altre 10 piazze italiane dove l’iniziativa Odiare non è uno sport è attiva. «Il peso delle parole è troppo importante. I social, i telefoni, le mail sono luoghi dove le parole lasciano il segno e amplificano i loro effetti, nel bene e nel male», commenta Tommasi, ed è «importante, soprattutto da genitore e dirigente scolastico, potenziare l’uso positivo del linguaggio e condannare fermamente la pericolosità della tanto superficiale quanto pericolosa violenza verbale. Lo sport è per tutti un campo ideale su cui giocare questa partita, che va vinta».

«Sentiamo il bisogno di commentare tutto, ci siamo come imbruttiti», afferma Rossella Lomuscio, responsabile del progetto di Progettomondo Mlal. «Qualsiasi errore deve essere sottolineato, non si riesce più a tenere un freno, specialmente dietro a uno schermo che può darci l’impressione di essere quasi onnipotenti», continua, ponendo l’attenzione sulla situazione attuale di emergenza pandemica che ha portato i ragazzi e le ragazze chiusi in casa e costretti a relazionarsi solamente attraverso un computer.

Progettomondo, a Verona, opera soprattutto in ambito formativo, attraverso corsi e laboratori rivolti a studenti e studentesse, ma anche insegnanti e operatori in ambito sportivo come allenatori o dirigenti. Nell’ultimo anno sono state realizzate 10 sessioni formative sul tema dello hate speech con l’aiuto di esperti e psicologi, e oltre 600 i ragazzi e le ragazze delle scuole medie e superiori coinvolti in laboratori e percorsi educativi – adattati poi alla modalità da remoto a causa dell’emergenza pandemica.

Foto di Progettomondo Mlal

Tutto parte soprattutto dalla consapevolezza. «I ragazzi riescono ad immaginarselo quando è qualcuno di evidentemente diverso. Quando il commento d’odio è rivolto a qualcuno che vedono come diverso magari per il colore della pelle, per il credo religioso o il genere. A quel punto riescono a figurarsi che c’è qualcosa di veramente ostile in ciò che è stato detto», spiega Lomuscio, evidenziando come il lavoro di Progettomondo punti proprio a comprendere quanto i discorsi d’odio siano in realtà più subdoli e si annidino adattandosi e prendendo posto nel linguaggio comune. E aggiunge, «Il percorso che abbiamo fatto con loro li ha portati a riflettere proprio sul peso delle parole, che se sembrano affettuose ma di cattivo gusto non sono positive, anche se le rivolgiamo al nostro migliore amico».

«È una responsabilità di tutti, nessuno escluso. Tutti dobbiamo essere consapevoli che le parole d’odio portano a delle conseguenze, è importante sapere che le parole contato e possono provocare dei danni. Quando ci si relaziona con gli altri bisogna prestare attenzione», conclude Lomuscio.

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