Congresso Mondiale delle Famiglie: il pensiero di Toni Brandi
Il Congresso delle Famiglie ha sollevato opinioni discordanti. Ecco il pensiero di Toni Brandi, uno degli promotori.
Il Congresso delle Famiglie ha sollevato opinioni discordanti. Ecco il pensiero di Toni Brandi, uno degli promotori.
L’edizione 2019 del Congresso Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo, ha suscitato un impensabile vespaio di polemiche. Ascoltiamo il pensiero di Toni Brandi, presidente di Pro Vita Onlus e promotore, assieme a Massimo Gandolfini, di questo grande evento dedicato al tema della famiglia.
Il Congresso per la Famiglia ha sollevato un grande polverone. Si immaginava tutto questo?
«Assolutamente no. Vivo all’estero dal settembre del 1971 e non ho mai visto questo odio, questo astio contro un congresso che non ha nulla di pericoloso. Domando umilmente cosa c’è di male nel parlare della famiglia, che è la cellula fondamentale dell’umanità, protetta da quattro articoli della nostra Costituzione, 29, 30, 31 e 37, e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Mi domando cosa c’è di male nel parlare di donne che scelgono di fare carriera e non devono, quindi, ricevere un salario inferiore agli uomini e non devono, neppure, essere licenziate perché incinte. Tutto ciò in questo mondo cosiddetto “progressista” esiste. Cosa c’è di male nel parlare di quelle donne che prendono la nobile scelta di essere madri? Cosa c’è di male nel parlare dei bambini che non sono dei prodotti che possono essere venduti o comprati tramite la pratica dell’utero in affitto? Cosa c’è di male nel criticare l’indottrinamento gender? Non abbiamo diritto a esprimere le nostre opinioni? Chapperton disse che “l’uomo moderno ha perso la capacità di discutere” e questo è assolutamente vero. L’uomo moderno e la società moderna, hanno perso la grande qualità e la grande arte del dibattito. Non è più possibile avere una discussione pacata su argomenti profondi. I nostri detrattori sanno solo urlare, insultare, chiedere la nostra l’impiccagione – come è successo a Massimo Gandolfini – oppure più genericamente la mia morte, come è successo su Internet. Noi non abbiamo l’arroganza di conoscere la verità. Nella mia vita ho cambiato idea sia su questioni politiche – anche se mi occupo poco di politica e faccio solamente volontariato in Italia perché vivo all’estero – e anche su questioni religiose. Come posso migliorare se dall’altra parte non ho qualcuno onesto che vuole arrivare a un accordo? Non c’è più la possibilità di esprimere la propria opinione. Perché i soli che hanno il diritto di farlo sono quelli che insultano, che attaccano. Che mondo è questo?»
Il patrocinio del Governo – poi tolto –, del Ministero della Famiglia, Regione Veneto e del Comune di Verona può aver contribuito a tutto questo?
«Probabilmente sì. Il primo patrocinio è stato richiesto legalmente. Ora abbiamo il patrocinio diretto del Ministero della Famiglia. Comunque non capisco tutto questo odio.»
Cosa pensa del documento firmato da oltre seicento docenti dell’Università di Verona?
«Sono molto dispiaciuto. Come gli insulti della senatrice Monica Cirinnà, (promotrice della legge 20 maggio 2016, n.76 sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e le convivenze, nda), che minaccia di venire qui, quando poteva tranquillamente iscriversi al convegno e non lo ha fatto, ma cerca solamente di fare provocazioni. Tutto questo mi dispiace molto perché, ripeto, non sono abituato a tutto questo odio.»
Il tema della famiglia è sicuramente trasversale. Al congresso parteciperanno alcuni esponenti dell’attuale governo. Nell’elenco dei partecipanti non troviamo, tuttavia, nomi dell’opposizione. Non sono stati invitati oppure hanno declinato?
«Le iscrizioni sono state aperte il 10 ottobre. Abbiamo invitato Di Maio, Conte, rappresentanti del Movimento Cinquestelle e del Partito Democratico. Il fatto è che loro sanno solamente insultare, non sono pronti a un dibattito aperto.»
La Chiesa si è dimostrata d’accordo sulla sostanza, ma non nelle modalità. Come interpreta questa posizione?
«Ieri il Santo Padre ha fatto una bellissima dichiarazione sulla famiglia, riferendosi proprio al congresso che si terrà a Verona. Noi abbiamo invitato tutti. Comprendo che molti abbiano i propri impegni – il Santo Padre si trova in Marocco, il cardinale Parolin, segretario di Stato, è impegnato altrove e inoltre, se non erro, è in programma anche l’Assemblea Nazionale della CEI – ma noi, ripeto, abbiamo invitato tutti.»
Ha fatto discutere la presenza di esponenti governativi e non, che nella loro vita privata rappresentato situazioni come famiglie di fatto o altri esempi sicuramente da voi non “benedetti”.
«Il mio caro amico storico Francesco Agnoli cinque anni ripeté le parole di Gesù: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto”. Quello che conta non sono le chiacchiere dei politici, di quello che dicono prima e dopo le elezioni non fanno. Quello che conta è il risultato, ciò che le persone fanno. Io non sono abituato alla caccia alle streghe e al processo delle intenzioni. Partecipa Pinco Pallino che ha divorziato due volte, ma sta facendo le cose giuste? Quello che conta è quello che le persone fanno.»
In concomitanza del Congresso sono state organizzate alcune manifestazioni di protesta.
«Lei ha mai visto Pro Vita Onlus, di cui sono presidente, oppure il comitato Difendiamo i nostri figli, Generazione Famiglia o altre organizzazioni a noi vicine protestare, urlando soltanto di fronte alle attività pubbliche dei nostri detrattori? Sicuramente no perché questo non è il modo di una civiltà che osa dichiararsi civile.»
Perché la scelta è caduta proprio su Verona?
«Tutto è nato in una telefonata tra me e altri membri del board del Congresso Mondiale delle Famiglie. È stata una corsa contro il tempo perché la decisione è stata presa solamente a ottobre quando per organizzare eventi come questo servono almeno dodici mesi. Diciamo che Verona in principio è stata scelta anche con il consiglio di Alberto Zelger, che come tanti di noi è stato ingiustamente attaccato perché esprime le proprie idee.»
In questi giorni in rete si è visto anche un manifesto attribuito ad Agenda Europa contenente 29 punti piuttosto controversi, al quale il Congresso parrebbe ispirarsi.
«Quando venne fondato il World Congress of Family, a metà del 1995, non registrarono il dominio Internet e da allora sono nati diversi siti (l’ultimo è stato bloccato poche settimane fa) che all’inizio riportano ciò che diciamo noi e nella spiegazione sono contenute invece delle menzogne.»
La famiglia è il pilastro della società. Qual è il vostro pensiero sul tema delle unioni civili tra persone dello stesso sesso? Dove si trova l’incompatibilità tra i valori civili e quelli della famiglia?
«La famiglia da millenni è protetta. È scritto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nella nostra Costituzione, come già detto. Gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione ricordano come tutti i cittadini, secondo le loro idee politiche, religiose e tutte le altre potenziali formazioni sociali devono essere protette. Quello che è successo in questi giorni è una caccia alle streghe e un processo alle intenzioni. Una cosa che nella mia vita non ho mai visto in tutti i Paesi del mondo dove sono stato.»
Se durante il Congresso qualcuno dei relatori dovesse pronunciare qualche dichiarazione “scomoda” come vi comportereste?
«Il nostro è un Paese democratico. Tutti sanno che il tema è la famiglia. Del resto se uno parla contro l’eutanasia, che è stata legalizzata in 8 Paesi su 192, non ha forse il diritto di esprimere la propria opinione?»
Un’ultima domanda per chiudere. L’annoso tema dell’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso.
«Lei dovrebbe partecipare al Congresso perché mostrerò un rapporto scientifico contenente cose molto interessanti. Ora, purtroppo non posso dire di più. Comunque questo tema non è tra quelli di cui si parlerà al Congresso.»