A Verona la politica gioca a “Risiko”. O forse sarebbe più corretto dire che gioca alla “Sedia”, passatempo che in molti ricorderanno, insieme a quello ben più malizioso della “bottiglia”, per averlo vissuto durante le mitiche festine delle medie.

Risiko o Sedia (ma dovremmo dire poltrona) che sia, comunque, stiamo assistendo da parecchie settimane a un continuo “cambio di casacca” all’interno della maggioranza consiliare di Palazzo Barbieri, con consiglieri eletti nelle file di Battiti che migrano in Fratelli d’Italia, altri eletti in Fratelli d’Italia che passano a loro volta in Lega e consiglieri della Lega che passano, infine, a Verona Domani. E via così, all’infinito, in una giravolta continua di nomi che diventa sempre più complicato seguire per i poveri elettori veronesi.

Palazzo Barbieri, sede del Consiglio comunale di Verona

Tutto ciò, peraltro, non è nemmeno finalizzato a trovare davvero – al di là delle dichiarazioni di facciata – nuovi equilibri in Consiglio Comunale al fine di far funzionare al meglio le cose per il bene della città, ma viene letteralmente giocato sulla pelle dei veronesi in ottica esclusiva per le prossime elezioni amministrative, in programma l’anno prossimo. Il “giochino”, insomma, è finalizzato a ottenere strategicamente quei voti in più da sommare ai propri per cercare di “fregare” la concorrenza. Non c’è niente che ricordi anche alla lontana un progetto condiviso, una alleanza dettata da valori e idee, sinergie o quant’altro, ma esiste solo un mero tentativo di raggruppare più truppe possibili per sferrare l’attacco finale. Proprio come si faceva giocando a Risiko, appunto, quando pur di ottenere il Kamchatka si radunavano truppe in Jacuzia. Invece che tentare di portare a casa risultati tangibili, concreti, utili per il bene della comunità (cosa che verrebbe peraltro apprezzata dagli stessi cittadini con conseguenze benefiche anche nell’urna) i nostri Consiglieri preferiscono continuare questa strategia che non porta alcun valore aggiunto alla città. Anzi.

E così in questo periodo è tutto un crearsi di nuove alleanze, dove i nemici di ieri tornano comodi per affrontare quelli di domani, dove partiti che un giorno affermano una cosa e il giorno dopo ne sostengono un’altra contraria, pur di captare consensi e soprattutto dire qualcosa di gradito ai nuovi “amici”. La strategia è chiara, insomma: creare fin da oggi quello “zoccolo duro” di alleanze e voti da consolidare nel tempo e con cui affrontare la prossima tornata elettorale. Che sarà durissima e che vedrà, nel centrodestra, un doppio scontro: da una parte quello non certamente nuovo fra Tosi e Sboarina e dall’altra quello fra Lega e Fratelli d’Italia. Difficile fare previsioni su chi la spunterà, anche perché al momento il sindaco non ha ancora sciolto le riserve sulla sua futura candidatura, anche se a tutti appare scontata. Equilibri delicatissimi, che si risolveranno probabilmente sul filo di lana in una elezione i cui esiti appaiono quantomai incerti.

Gennari a fianco di La Paglia (PD) durante l’incontro, organizzato nel novembre 2019, da Heraldo al Calmiere.

Ma se fino a poco tempo fa questi “giochi” avevano interessato esclusivamente la compagine di maggioranza, con i vari alleati che tanto alleati ora come ora non appaiono, l’ultimo passaggio – annunciato come una bomba, ieri pomeriggio – riguarda Alessandro Gennari, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Comune, che, con quello che un tempo sarebbe stato definito un “triplo salto carpiato”, passa dai grillini alla Lega, che ora con lui può contare in Consiglio su sei elementi. Una mossa, questa, che lascia a dir poco perplessi, per le posizioni piuttosto critiche da sempre assunte da Gennari anche e soprattutto nei confronti della Lega, ma anche per l’abbandono improvviso di quella che poteva (e doveva) essere la possibile coalizione di centro-sinistra in viste del 2022. Quella che, peraltro, si è già creata a livello nazionale nel sostenere i vari governi Conte e Draghi e che appare anche in un’ottica amministrativa la naturale prosecuzione in chiave locale per provare a rovesciare le sorti, che spesso a Verona appaiono segnate.

In attesa di capire quali sono le motivazioni che hanno spinto Gennari a questo clamorosa decisione (lunedì prossimo è prevista la sua conferenza stampa), di certo si può dire che questa mossa più che indebolire l’attuale opposizione veronese, peserà sugli equilibri all’interno del centro-destra, con una Lega che torna in quota dopo aver perso nel recente passato alcune “pedine” numericamente importanti. Certo, viene da chiedersi cosa abbia da spartire Gennari (che fra l’altro dovrà dimettersi dalla carica di Vicepresidente del Consiglio, che viene affidata ai rappresentanti dell’opposizione) con i vari Zelger e Comencini (e viceversa, naturalmente) e quali progetti comuni possano portare avanti per il bene di Verona, viste le differenze di valori, idee e background culturale fin qui espresso. Gennari, peraltro, era addirittura il candidato Sindaco per il M5S e di certo la sua scelta non piacerà gran parte dei suoi elettori del 2017.

Il movimento civico Traguardi tempo fa aveva lanciato la proposta di riunire tutte le forze moderate e progressiste veronesi per creare un progetto condiviso che sia utile soprattutto alla città. Nel frattempo è uscita con prepotenza la candidatura di Damiano Tommasi per il centro-sinistra, ma non sappiamo ancora quali partiti e quali consiglieri aderiranno alla proposta per sostenere l’ex calciatore. Di certo, nelle intenzioni di Traguardi, c’era anche quella di coinvolgere il Movimento, che però perde oggi uno dei suoi alfieri. Poco male, si dirà, anche perché l’apporto di Gennari al dibattito pubblico è passato abbastanza inosservato e comunque – come si suol dire – morto un Papa se ne farà un altro, soprattutto all’interno di un movimento, come quello dei 5Stelle, che ci mette poco a sostituire dal basso i propri rappresentanti.

Come si muoveranno, da ora in poi, le altre forze politiche, sia nel centro-destra sia nel centro-sinistra? Lo capiremo nelle prossime settimane. Nel frattempo, nell’immobilismo più totale solo in parte giustificato dall’attuale pandemia, Verona rimane in balia di strategie politiche che sembrano pensare più al 2022 che al 2021 e le tante esigenze cittadine continuano a non trovare adeguate risposte. D’altronde, finché i Consiglieri di Verona giocano a Risiko…

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