Il gol allo scadere di Musiolik del Pordenone “scippa” il Chievo di due punti importantissimi e soprattutto della quinta vittoria consecutiva. Una quinta vittoria che sarebbe stata a dir poco corroborante in vista della pausa per gli impegni della Nazionale che permetterà di riprendere fiato, sistemare qualche situazione legata all’infermeria e riordinare le idee. D’altronde, dopo la lunga corsa di quest’ultimo mese, in cui Semper e compagni hanno raccolto 13 punti frutto di quattro vittorie consecutive e, appunto, il pareggio contro il Pordenone, due settimane di pausa rappresentano un toccasana. Certo, si dirà, si interrompe anche quel ritmo che il Chievo ha saputo creare, dando la possibilità anche agli avversari di riposare e riordinare le idee, ma di certo il campionato è ancora lungo e le pause possono essere utili a tutti. A cominciare da Alfredo Aglietti, il mister gialloblù che sta dando una forte connotazione alla sua squadra. E peccato davvero per quella ingenuità nel finale, quando il Chievo – palla al piede – non ha saputo gestire un’uscita dalla difesa consegnando di fatto la sfera agli avversari che ne hanno subito approfittato. Il rammarico maggiore, però, rimane sempre quello: non saper capitalizzare l’enorme mole di gioco e di occasioni da gol create nel corso di una gara dominata in lungo e in largo. Tanto che il gol di Michael Fabbro (a proposito: complimenti al numero 9 gialloblù che ha finalmente segnato un gol che merita, per impegno e dedizione tattica, fin dalla prima giornata di campionato) è a dir poco “riduttivo” rispetto a quanto creato nel corso dei 90 minuti. Però questo è un annoso problema, mai veramente risolto, e finché non verrà affrontato nel migliore dei modi bisognerà affidarsi a qualche santo per evitare situazioni simili a quella di sabato a Lignano Sabbiadoro. Già, perché finché il risultato non viene messo in cassaforte e rimane in bilico è inevitabile, in un gioco come il calcio estremamente legato ai singoli episodi, rischiare il patatrac. Nulla di grave, sia chiaro. Il Chievo nonostante i due punti buttati rimane ai vertici della classifica di B, due punti dietro la capolista Empoli e lanciatissimo in seconda posizione, però bisogna far tesoro degli errori fatti in vista della ripresa.

Garritano (a sinistra) e Fabbro, fra i più positivi di questo inizio di campionato

E gli errori sono in gran parte concentrati là davanti, perché non si può dire molto a una delle difese meno battute del campionato, colpita nel finale per una disattenzione peraltro di un classe 2000, Federico Viviani, fino a quel momento fra i migliori della partita. Insomma, le fortune il Chievo se le sta costruendo proprio a partire dalla difesa, solida e incline a poche sbavature. E quando capita che gli avversari riescano a trovare il pertugio giusto il più delle volte ci pensa il portierone croato, fra i più positivi di questo inizio di stagione e prossimo oggetto del desiderio delle grandi squadre, a togliere le castagne dal fuoco. Rimanendo, invece, ai “difetti” del Chievo, è inutile girarci troppo attorno: è l’inefficacia in attacco rispetto alle occasioni da gol il principale problema. Non si può dire molto, a dire il vero, allo stesso Fabbro, che oltre al gol siglato in terra friulana è uno dei più volitivi nel creare gli spazi e andare ad attaccare la profondità. Molto di più si può dire, invece, a Filip Djordjevic, mattatore a Monza con la sua doppietta, ma per il resto ben al di sotto del rendimento che un giocatore del suo calibro dovrebbe e potrebbe offrire. D’altronde insieme a Giaccherini – che si è rivisto nel finale di gara contro i neroverdi – e Obi è il giocatore di maggior qualità ed esperienza del team e ha il dovere di alzare prima di tutto l’asticella delle sue prestazioni. Il 4-4-2 di Aglietti, d’altronde, per il momento vede un centrocampo in grado di creare la superiorità numerica grazie alle sgroppate e ai dribbling di Garritano e Ciciretti sulle fasce, sempre supportati da Renzetti a sinistra e da Mogos a destra. Il dato sul numero di cross effettuati dal fondo del Chievo, il più alto della categoria, è importante e ben spiega la partecipazione di tutta la squadra alla manovra offensiva. Ed è questo, probabilmente, il maggior segreto del successo di questo Chievo, che da quando si è chiuso il mercato estivo il 5 ottobre non ha praticamente sbagliato più nulla. 

Il campionato è ancora lunghissimo e ancora molte sfide dovranno essere vinte. A cominciare dal derbyssimo mo con il Vicenza di sabato 21 novembre. Una sfida contro l’ex Di Carlo, in panchina, e gli ex Meggiorini e Rigoni in campo, per dirne una. Ma una sfida soprattutto contro si una neopromossa, ma anche una formazione molto ambiziosa, che non è partita benissimo in campionato ma che potrebbe pian piano risalire la china e diventare con il proseguo del torneo una delle più insidiose avversarie per la promozione finale. Già perché il Chievo non può certamente nascondersi e l’ottimo mercato fatto da Giorgio De Giorgis impone ambizioni importanti. E il Chievo, in questo senso, non ha certo voglia di tirarsi indietro. Occorre portare avanti il progetto di risalita nella massima serie, sfumato l’anno scorso in semifinale play off. Ma lo scorso campionato era inevitabilmente “di transizione”. Questo, invece, presenta presupposti ben più solidi.

Foto di Maurilio Boldrini BPE

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