Aveva ragione Antoine. Ci avevano visto giusto Ricky Gianco e Gian Pieretti, autori di Pietre, immortale hit della musica italiana. «Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai». Con qualche ritocco al testo del successo interpretato dall’eclettico artista di origine corsa, la canzone entra di diritto tra i pezzi immancabili in una virtuale colonna sonora del mondo della pedata nostrana.

«Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre», dicevano le parole del motivo lanciato al Festival di Sanremo nel 1967. Prendiamo il Chievo, ad esempio. Quest’anno di sassate ne ha prese tante. Dalla critica per una serie di prestazioni modeste. Dalle avversarie, in una serie di gare finite male. Dal Var, per le letture di episodi non certo favorevoli alla formazione di Di Carlo che hanno compromesso l’andamento di alcune partite. Dopo tanto tempo, sabato scorso finalmente i pianeti si sono allineati ed è arrivata una gara in cui risultato vincente, qualità della prestazione e l’ininfluenza del Var hanno regalato un pomeriggio di gioia.

La domanda provocatoria

Il paradosso è che non a tutti la cosa è piaciuta. È proprio vero: come direbbe Antoine, se quando perdi ti tirano le pietre, anche quando vinci capita che te le tirino ugualmente. Al termine di Lazio-Chievo della vigilia di Pasqua, gara chiusa con un eccellente quanto inatteso successo dei gialloblù, la prima domanda ricevuta da mister Mimmo in conferenza stampa nel dopogara conteneva un livello di lettura decisamente sgradevole.

Nella grande sala delle conferenze dell’Olimpico, nel valutare la qualità della prestazione dei suoi uomini, un intervistatore ha domandato al tecnico del Chievo – in chiave un po’ provocatoria – se la sua formazione avesse ricevuto un premio a vincere da qualche avversaria dei biancazzurri.

La copertina del 45 giri “Pietre” di Antoine

Anziché applaudire la prova e l’orgoglio di un collettivo in cui una serie di teenager debuttanti o quasi ha fornito una grande prestazione contro collaudati professionisti, o semmai analizzare la prestazione di una Lazio in parte suicidatasi, a partire dalla clamorosa pedata di Milinkovic-Savic a Stępinski (che ha provocato l’inevitabile sventolamento del cartellino rosso da parte dell’arbitro Chiffi), ecco invece una sassata di frustrazione rivolta a chi ha fatto il proprio dovere.

Nel caso specifico, l’educazione del mister e la richiesta di chiarimento di spiegare meglio lo sgradevole incipit hanno generato una sorta di ritrattazione da parte di chi aveva pronunciato una frase che, più che essere uno pseudocomplimento, suonava come un’inopportuna insinuazione.

Le parole di Liguori

Insomma, un Chievo “colpevole” di aver onorato al meglio la trasferta romana. Ancora più fantasioso nella lettura della prestazione è stato Paolo Liguori. L’attuale direttore di TGcom24 ha riassunto così la prova dei gialloblù contro i biancazzurri sulle frequenze di Radio Crc: «Domandiamoci perché il Chievo è rimasto in A. Perché faceva comodo. Gli hanno detto: resti in A, ma dovrai giocare con il coltello tra i denti contro gli avversari della Juventus: il Napoli, le milanesi, le romane. Dovrai gettare il sangue».

Insomma, secondo il Liguori-pensiero i gialloblù sarebbero stati tenuti in A con uno scopo preciso: agevolare la squadra di Allegri. L’unica speranza è che non si offenda nessuno se diciamo che ad occhio ci pare una sciocchezza addirittura superiore a quella di chi sostiene che il Chievo vada in B per propria scelta.

Per carità: si tratta di un’affermazione da non scambiare per il Vangelo. Con il dovuto rispetto per un professionista da anni sulla breccia, l’ex direttore di Studio Aperto non è nuovo ad affermazioni provocatorie, oltre che a intemerate antijuventine. Così come si ricordano di lui metafore un po’ tirate, come quella che gli costò una condanna per diffamazione a mezzo stampa per aver paragonato l’operato di tre giudici a quello dei militari serbi in Bosnia.

Guardare avanti

Dal Chievo che, nell’amarezza della retrocessione, oggi si gode la perla di Vignato, la prova di Šemper e i progressi dei giovani della casa, l’affermazione beffarda sarebbe pure smontabile – purtroppo, verrebbe da aggiungere – dai fatti, visti i risultati ottenuti dai gialloblù nei confronti con le grandi. In una stagione in cui, tra i rimpianti, semmai si ricorda la vittoria sfumata in sconfitta nella gara di debutto della stagione proprio contro la Juve del debuttante Cristiano Ronaldo.

Meglio dunque voltar pagina e andare oltre. Domenica arriva il Parma e servirà riconfermare lo spirito libero messo in campo a Roma. Tanto Antoine aveva già previsto tutto: «Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre».

(Foto Udali/AC ChievoVerona)