In fondo a Via XX Settembre, in un cortile interno tra i palazzi poco prima di Piazzetta Santa Toscana, c’era una volta un cinema. Una sala con una storia strana: nata come cinema a luci rosse, è stata poi convertita a cinema mainstream e ribattezzata Ciak. Non era il cinema più tecnicamente avanzato della città, ma era comunque uno spazio di quartiere importante, specialmente vista la sua vicinanza all’università. Poi quel cinema ha chiuso, più di dieci anni fa. Ma ora c’è chi intende riaprirlo.

Si tratta dell’associazione ViveVisioni (ne avevamo parlato anche qui,ndr), un’impresa sociale nata due anni fa con il preciso scopo di acquistare la sala e trasformarla in un «cinema di comunità» che ospiti, oltre alle proiezioni, anche laboratori, eventi culturali, incontri e spazi di socialità. Il progetto è stato presentato ieri sera a Lo Speziale di Via XX Settembre, nel corso di un incontro-aperitivo nato per coinvolgere eventuali volontari o donatori.

«Siamo in trattative con la proprietà, ma il cinema va anche ristrutturato», spiegano i ragazzi dell’associazione. «Non è danneggiato, ma l’impianto di proiezione è vecchio e va sostituito con un impianto digitale». Lo scopo iniziale, quello della campagna crowdfunding lanciata per il progetto Ri-Ciak, è «raccogliere 30mila euro per avviare i primi lavori all’interno del cinema». La cifra servirà per ristrutturare il plateatico e il foyer, così da avere l’autorevolezza necessaria «per accedere a progetti di fundraising proposti da fondazioni e banche. C’è un bando del Ministero dei Beni Culturali che stiamo aspettando da due anni, che prevede dei fondi per la ristrutturazione di cinema da parte di associazioni».

Ri-Ciak è un progetto socio-culturale e un no-profit collettivo. Vivrà, dunque, almeno nei primi tempi, dello sforzo dei volontari. «Chiediamo che chiunque sia interessato contribuisca con una donazione, il proprio tempo libero, ma anche le proprie conoscenze in ambito cinematografico o social». I volontari si organizzeranno in gruppi di lavoro per seguire i vari ambiti dell’impresa: chi la comunicazione e i social, chi i lavori di ristrutturazione (dei quali si sta occupando un gruppo tecnico di architetti e ingegneri). L’idea è di costituire un «comitato tecnico-scientifico» che curi l’indirizzo del cinema. «Abbiamo bisogno di esperti di video-editing, di social network, e appassionati di cinema», sottolineano i promotori.

Questo non significa che la riapertura del Ciak non avrà anche un impatto positivo sulla città. Un indotto verrà certamente creato: «Ci immaginiamo un cinema che avrà un bar dove lavoreranno due persone. Per i lavori di ristrutturazione siamo in contatto con la scuola professionale per le imprese edili, in Borgo Venezia, che potrebbe coinvolgere stagisti. Sono tutti lavori che il cinema potrebbe creare nel quartiere e in città. Ma dobbiamo uscire dalla logica for profit».

Ri-Ciak ha anche intenzione di coinvolgere l’Università di Verona e offrire i propri spazi per workshop e progetti vari. E sta inoltre collaborando con altre associazioni culturali per farsi conoscere alla cittadinanza. Ad esempio con Sbaraccando, associazione che organizza un mercatino dell’usato che si tiene in Piazza Isolo una volta al mese, dove Ri-Ciak sarà presente con un banchetto. Domenica 25 ottobre l’associazione organizzerà invece una passeggiata in Val Borago insieme al Fondo Alto Borago. «Per far capire che se il singolo cittadino inizia a fare qualcosa, anche nel suo piccolo, quando si unisce ad altri le cose possono andare diversamente».

L’associazione Ri-Ciak è presente su Facebook, Instagram e ha un sito ufficiale dove è possibile conoscere il progetto, fare una donazione o associarsi.