«Avevo in mente di raccontare una storia di legami familiari, del rapporto che ci lega con le cose e le persone che non appartengono più al nostro presente e del modo in cui facciamo i conti con i crolli che accadono nella nostra vita. Come spesso succede quando si comincia a scrivere, queste erano idee ancora nebulose, poco concrete. Così, il 14 agosto 2018, vedendo per la prima volta le immagini della devastazione del ponte Morandi, ho intuito che in quella tragedia poteva esserci non solo la cronaca, ma anche una potentissima metafora. E mi sono posta una domanda molto concreta: se fossi stata tra gli inquilini dei palazzi sotto il ponte genovese, che dovettero abbandonare in pochi minuti le loro abitazioni, senza sapere se un giorno avrebbero potuto farvi ritorno, quali oggetti mi sarei portata dietro? Quali cose avrei salvato? Perché credo che nelle nostre case abitino ricordi, fantasmi e rimpianti nelle forme più semplici: una foto sgualcita, una fotografia, una lattina di birra tenuta per chissà quale ragione. Un bilancio che facciamo in un istinto di elaborazione, un rito alchemico». Così ha esordito Ilaria Rossetti durante serata di “Parole Amiche”, la rassegna letteraria dell’Associazione Balder al Centro Culturale di San Giovanni Lupatoto. Lo scorso sabato 10 ottobre la scrittrice, vincitrice del prestigioso premio letterario Neri Pozza 2019 – anche vincitrice della sezione giovani –, ha presentato il suo ultimo romanzo pluripremiato Le cose da salvare (Editore Neri Pozza).

Chi scrive ha dialogato con l’autrice durante la serata. Uno scambio dinamico e interessante per raccontare questo fenomeno editoriale. Partendo dal crollo del ponte Morandi di Genova, che Rossetti non nominerà mai durante il racconto, ci porta dentro la vita di Gabriele Maestrale superstite e abitante di un appartamento, sito sotto il ponte crollato del suo paese, che versa in una situazione di pericolo incombente.
Nonostante questo rischio quotidiano Gabriele decide di rimanere nella sua casa. Dopo un anno una giornalista, Petra, andrà a cercarlo e a intervistarlo. Non sarà solo un incontro di lavoro ma un incrocio di emozioni e vite.

«Il crollo del Ponte Morandi – ci ha spiegato la scrittrice –, è stato di certo occasione di spinta per la scrittura del libro Le cose da salvare, tuttavia il vero intento era quello di raccontare la fragilità umana sia individuale che collettiva di fronte a un trauma cosi forte. Volevo raccontare una storia di legami familiari, del rapporto che ci lega con le cose e le persone che non appartengono più al nostro presente e del modo in cui facciamo i conti con i crolli che accadono nella nostra vita. Come spesso accade quando si comincia a scrivere, queste erano idee ancora nebulose, poco concrete. Così, il 14 agosto 2018, vedendo per la prima volta le immagini della devastazione del ponte Morandi, ho intuito che in quella tragedia poteva esserci non solo la cronaca, ma anche una potentissima metafora. E mi sono posta una domanda molto concreta: se fossi stata tra gli inquilini dei palazzi sotto il ponte genovese, che dovettero abbandonare in pochi minuti le loro abitazioni, senza sapere se un giorno avrebbero potuto farvi ritorno, quali oggetti mi sarei portata dietro? Quali cose avrei salvato? Perché credo che nelle nostre case abitino ricordi, fantasmi e rimpianti nelle forme più semplici: una foto sgualcita, una lattina di birra tenuta per chissà quale ragione… Un bilancio che facciamo in un istinto di elaborazione, un rito alchemico».

Il titolo è arrivato subito, quando è nata l’idea del libro: «Sapevo di voler raccontare storie di persone che guardano alla propria esistenza e cercano di capirci qualcosa – ha spiegato –, di stilare un inventario emotivo di quello che hanno vissuto. Le cose da salvare non sono le cose da conservare a tutti i costi, ma quelle che impariamo a lasciar andare: perché abbiamo attraversato il crollo fino in fondo, cercando di risemantizzare l’amore e soprattutto il dolore».

Ilaria Rossetti (a sinistra) e Katia Zantedeschi (a destra)

Riguardo ai personaggi, invece, Rossetti si è soffermata sul rapporto tra Gabriele e Petra: il primo asserragliato nel suo appartamento pericolante, e la seconda, giovane giornalista da poco rientrata da Londra, «sono entrambi solitari e ostinati, che tuttavia trovano una cifra per comunicare, e forse per capirsi più di quanto faccia la comunità in cui vivono. Petra deve intervistare Gabriele per il giornale per cui lavora, all’inizio lo fa malvolentieri, successivamente il loro rapporto si approfondisce e diventa l’occasione, per entrambi, di ragionare sulle proprie cose da salvare. Dall’altra parte ci sono il padre di Petra, Alfio, che fa i conti con la perdita della moglie e il ripresentarsi di un vecchio amore, e due donne misteriose che entreranno all’improvviso nella vita di Gabriele. E c’è la città, reduce dal trauma collettivo del crollo del Ponte, che cerca di reagire: la corsa alle elezioni comunali, in cui Lorenzo Tarchioni, candidato opportunista e becero, è partito a caccia di consenso, sfruttando il dolore e la necessità di elaborarlo».

La serata si è conclusa uno scambio di battute sul nostro difficile momento storico: «Stiamo vivendo un grande trauma collettivo che non si è ancora concluso – ha commentato –, questa è una fase storica irreversibile. Siamo stati già costretti a cambiare le nostre vite, il modo con cui ci rapportiamo agli altri essere umani: se devo ragionare in ottica di cose da salvare, anche nel nostro caso spero che si rifletta su quel che c’è da lasciar andare; sui sepolcri imbiancati, sui rapporti di potere sbilanciati, sulle narrative dominanti che appartenevano al mondo pre Covid-19 e non possiamo volere ancora nel futuro che ci attende».

Il prossimo e ultimo appuntamemto di “Parole Amiche”, sabato 24 ottobre alle 18.30, vede di nuovo chi scrive in veste di “padrona di casa” con lo scrittore Fabiano Massimi e il suo L’Angelo di Monaco (Longanesi Editore), il thriller storico che racconta una delle vicende più tragiche e misteriose del 1900: la morte della nipote e convivente di Adolf Hitler, Angela Raubal. (Longanesi Editore).

È annullato invece l’incontro di sabato 17 ottobre con Giulio Leoni per problemi di salute dello scrittore.