Ci si aspetta il tipico gesuita dotto che fa la spola tra studi e aule universitarie o il missionario vecchio stile, si presenta invece sul palco del salone di Villa Buri un distinto signore in giacca e cravatta, che dimostra decisamente meno dei suoi cinquanta anni, con un lessico da banchiere o finanziere di Wall Street.

Gaël Giraud

Non è semplice inquadrare Gaël Giraud, francese, dottore in Matematica applicata all’economia, poliglotta, entrato nella Compagnia di Gesù nel 2004 dopo aver lavorato in diverse  istituzioni finanziarie internazionali, ordinato sacerdote nel 2013, chief economist all’Agence Française de Développement, membro del Centro di Economia della Sorbona,  e fondatore di un Centro di accoglienza per bambini di strada a Balimba in Chad.  

Così come non è facilmente collocabile il suo libro, Transizione ecologica . La finanza a servizio della nuova frontiere dell’economia (pubblicato in Italia da Emi, Bologna, collana Cittadini sul pianeta, 2015), accolto con interesse da ambienti accademici e mediatici molto diversi tra loro che dichiara, come si legge nel risvolto di copertina, «questo libro è un saggio di economia ma si legge come un thriller».

La sua crescente notorietà internazionale sta, insieme all’indubbia competenza, nel coraggio di uscire dagli schemi, nel proporre visioni inedite che spiazzano l’ascoltatore e lo stimolano ad approfondire.  

Giraud è inoltre coordinatore di Programma Giustizia Ambientale, una rete di cento università,  in supporto al Movimento dei Sindaci Ecologisti francesi che hanno conquistato oltre Parigi con la sindaca Anne Hidalgo, anche Lione, Marsiglia, Bordeaux.

Anche per questo motivo il Gruppo Civico Traguardi ha voluto cogliere l’opportunità del tour italiano di presentazione del suo libro per invitarlo a Verona e coinvolgerlo in una riflessione su un tema centrale per il futuro delle città. 

Stimolato da una domanda del consigliere comunale Tommaso Ferrari, coordinatore dell’incontro, sulla relazione fra innovazione finanziaria e transizione ecologica, il gesuita mette in discussione i paradigmi che reggono l’attuale gestione del credito.

Per attuare la transizione verde occorrerà rigenerare le abitazioni, rivoluzionare la mobilità, reinventare il modo di produrre. Sarà necessario  molto denaro per  sviluppare le nuove tecnologie e  finanziare tutte le opere. Un processo che, se ben governato, porterà lavoro, maggiore benessere e riduzione delle disuguaglianze sociali.

Afferma che la transizione ecologica è una necessità per assicurare benessere alle future generazioni e la finanza, come l’acqua, la terra, la salute e il lavoro, deve essere considerata un “bene comune”. In una fase storica, come l’attuale, di radicale cambiamento del modo di vivere dei cittadini,  la finanza non deve sprecare risorse e dovrebbe essere sottoposta al controllo democratico.  In questo senso, pur riconoscendo la necessità di organi di gestione sovranazionali, Giraud auspica lo sviluppo autonomo di iniziative locali: dalla creazione di Banche Pubbliche di Investimento, come è stato fatto in Francia, sino alla creazione di monete locali, passando attraverso una forte tassazione dell’uso dei combustibili fossili (Carbon tax a 300€/ton di CO2?).

Molto critico nei confronti dell’Unione Europea con affermazioni forti, anche provocatorie, come l’accusa di essere antidemocratica. A un’osservazione del pubblico di favorire il “populismo”, il gesuita risponde che la transizione ecologia offre all’Europa l’opportunità di realizzare una storia di successo per tutti i cittadini e non solo per una minoranza, come è stato finora.

Poi, giustificato dalle sue relazioni con istituzioni internazionali  e contatti con leader di diversi paesi, si avventura anche in un’analisi storico-politica dello scacchiere mondiale.

La fase di sviluppo del dopoguerra governato dagli Stati Uniti è finita. Gli Usa non hanno una popolazione “educata” e non potranno governare efficacemente ogni cambiamento. La domanda che si pone è chi avrà il prossimo “superpotere” industriale mondiale.

La Cina avrebbe tutte le caratteristiche per assumere il ruolo  di superpotenza ma, dalla crisi finanziaria del 2008, tende a chiudersi su se stessa; l’Africa è una promessa ma per un futuro non immediato.

Rimane l’Europa la quale, secondo Giraud,  è nella situazione di scegliere se reindustrializzarsi in una economia verde, diventandone il leader mondiale, avendone le potenzialità, o trasformarsi nella “Cote d’Azur” dei cinesi, un esteso villaggio vacanza. Un appuntamento con la storia, un attimo fuggente che potrebbe non più presentarsi.

Quest’ultima chiara, provocatoria affermazione, coerente con il personaggio Gaël Giraud,  gesuita economista ecologista, è stimolante anche per riflettere sulla realtà veronese perché la città si trova di fronte alla stesso tipo di scelta.