Si parla sempre di più, in questi tempi, di vini naturali, biologici, biodinamici, organici, artigiani e chi più ne ha più ne metta. A prescindere dalla definizione, stiamo parlando di quei produttori che riescono a vinificare, direttamente e con metodi della tradizione, numeri sostenibili di bottiglie. Una categoria, insomma, che meriterebbe attenzioni più mirate e puntuali di quanto non accada nella realtà, ma nel corso degli ultimi anni, va detto, p in forte aumento l’interesse verso questo tipo di produzioni, che stanno conquistando all’estero interi mercati e in Italia, poco a poco, la loro fetta di appassionati. Nella sola Verona, ad esempio, sono circa una cinquantina i locali che servono una parte di questa tipologia di vini. Alcuni, con una scelta per certi aspetti coraggiosa, propongono ai proprio clienti esclusivamente vini artigianali. Insomma, si tratta di un mondo in espansione.

Anche per porre un doveroso faro su questa categoria di produttori arriva nella nostra città un’interessante iniziativa. Stiamo parlando di “Tell me wine” , una sorta di mini-festival, in programma sabato 3 e domenica 4 dicembre presso il bar panoramico Amen sulle Torricelle, che vuole sensibilizzare e promuovere nei confronti del pubblico di questo tipo di prodotti. Ne parliamo con il project manager della kermesse, Andrea Fiorini, ideatore a sua volta del progetto Garganuda.

Fiorini, come nasce questo evento?

«L’idea nasce dai ragazzi di Amen che mi hanno contattato due anni fa con l’intento di organizzare insieme un evento durante i giorni del Vinitaly. L’intenzione iniziale era quella di creare una sorta di festa pre-Vinitaly, ma poi è arrivato il Covid e tutto si è inevitabilmente bloccato. Recentemente sono ritornati all’attacco, proponendo però di cambiare quello che era il progetto iniziale. Nel frattempo abbiamo fatto anche qualche indagine di mercato e abbiamo notato che a Verona i locali che vendono questo tipo di vini, comunemente sono chiamati “naturali”, sono in aumento, anche se sono sempre troppo pochi.»

Ecco, chiariamo subito una cosa: come dobbiamo chiamarli, naturali o artigianali?

«A Parigi, capitale mondiale per quanto riguarda la vendita di questo tipo di produzioni insieme a Tokyo e New York, si parla solo di “vin naturel”, cioè di vino naturale. Un aggettivo che viene usato anche nelle loro guide.  È una produzione che ormai è dentro il tessuto sociale ed economico francese da tanto tempo, ma anche da noi si sta sempre più affermando. Una produzione che non prevede la figura dell’enologo. Il vignaiolo da solo accompagna il percorso dall’uva in tutti i suoi passaggi, dalla vite fino a farlo diventare vino.»

Qual è la situazione in Italia?

Andrea Fiorini

«L’Italia è ancora troppo radicata sulle proprie tradizioni. L’aggettivo naturale altrove è, come abbiamo visto, usato da tutti, mentre qui si preferisce la chiamarlo “artigianale”. In ogni caso stiamo parlando di veri e propri artigiani del vino, micro-produttori che fanno del rispetto della natura e dell’utilizzo dell’agricoltura biologica il proprio mantra.»

Parliamo quindi di “Tell me wine”. Come lo avete pensato?

«L’evento si svolgerà nel corso di due giorni. Il primo è a numero chiuso e ormai siamo quasi al sold out, visto che sono rimasti soltanto pochi posti disponibili. Si tratta di una lezione-degustazione con vini coperti guidata da Sandro Sangiorgi, vero e proprio guru dei vini artigianali. È proprio lui ad aver iniziato a divulgare, con libri e pubblicazioni, questo tipo di movimento. Sangiorgi accompagnerà i partecipanti all’evento, che durerà dalle 15 alle 18 circa, in un vero e proprio percorso sensoriale attraverso gli assaggi di alcuni vini. Non si saprà esattamente quello che si sta bevendo fino a quando il relatore non scoprirà la bottiglia, che inizialmente sarà coperta. Ci sarà un’atmosfera studiata ad hoc, con luci abbassate e musica di sottofondo. Sarà una sorta di “degustazione emozionale”.»

E il secondo giorno cosa accadrà?

«La domenica, dalle 11 alle 20, si svolgerà quello che abbiamo chiamato “Vignaioli in Festa”, perché, in effetti, l’Amen sarà invaso da più di 50 vignaioli provenienti da tutta Italia. Andiamo dal Veneto, ovviamente, alla Calabria, dal Friuli alla Sardegna passando per la Basilicata, la Toscana, il Piemonte e la maggior parte delle regioni italiane. Avremo anche qualche vignaiolo proveniente dall’estero, come la Slovenia. Ciascun vignaiolo avrà le sue bottiglie sul tavolo e sarà possibile degustare i suoi prodotti e conversare con lui, per capirne la storia e la metodologia di produzione.»

Quanto costa partecipare?

«Ci sono per questo evento due tipologie di biglietti: uno open, in cui si potranno assaggiare tutti i vini ad libitum al costo di 35 euro (con anche un piatto caldo offerto dall’Amen) e un’offerta di oltre duecento produzioni. Poi c’è un biglietto “ridotto” da 15 euro, con cinque assaggi. Ci saranno vini bianchi e rossi ma ci saranno anche, e soprattutto, i cosiddetti vini arancioni. Sono vini tecnicamente macerati, con le uve bianche fanno lo stesso percorso dei vini rossi, in cui il mosto rimane a contatto con la buccia, che nel tempo colora il vino. Per una questione tecnica e biologica, infatti, è la buccia che da la tipica colorazione del vino. Questa tecnica è nata nel Collio, in Friuli Venezia-Giulia, e non a caso saranno presenti molti vignaioli di quelle zone.»

Un’immagine della terrazza esterna dell’Amen

A chi vi rivolgete e cosa intendete promuovere con questo evento?

«Ci rivolgiamo a tutti coloro che hanno un po’ di curiosità verso questo tipo di produzioni. Vogliamo dimostrare che esiste un altro mondo oltre a quello dei vini industriali, un mondo che è alla costante ricerca di un pubblico nuovo.»

Si tratterà di un evento “una tantum” o sarà il primo di una serie?

«Abbiamo la volontà che questa iniziativa possa diventare un circuito. Abbiamo in questo senso già un progetto per giugno, sempre a Verona. Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa di significativo almeno due o tre volte l’anno, coinvolgendo non solo il mondo del vino, ma anche quello del food e della divulgazione, con masterclass tenute da vignaioli, enologi, agritecnici e via dicendo.»

Che tipo di risposta vi attendete per questa prima iniziativa?

«Non ne abbiamo idea. Si tratta di un evento che a Verona è del tutto nuovo o quasi, visto che l’ultimo di questo tipo si svolse in città nel 2005. In provincia qualcosa di simile si trova a Cerea durante il Vinitaly, che a sua volta ha al suo interno una sezione dedicata proprio ai vignaioli tradizionali chiamata VITE.»

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