Non c’è momento migliore per amare Dante. Perlomeno è quello che emerge dall’impegno di Mirco Cittadini, divulgatore veronese e uomo di teatro, che da tempo si sta immergendo nell’opera dell’Alighieri per uscirne sempre più entusiasta. Non c’è tempo migliore soprattutto a partire dal 25 marzo scorso, data che il Mibact ha dedicato al Sommo con una serie di iniziative in tutta Italia, in quanto secondo gli studiosi sarebbe proprio in questo giorno che Dante avrebbe intrapreso il suo viaggio letterario e ultraterreno. Se n’è parlato nella diretta “Succede alle 31” di mercoledì 4 giugno, sulla scia del successo di un progetto culturale che ha preso il via dall’entusiasmo per celebrare il poeta e per continuare a credere nella forza costruttiva della cultura condivisa.  

«Eravamo in pieno lockdown ed ero prostratissimo perché il mio calendario di 30 interventi programmati su Dante tra marzo e aprile era saltato. Ma non volevo demordere, così ho capito come fare dirette Facebook e video su Youtube – spiega Mirco Cittadini -. Contemporaneamente due amici “danteschi”, Gianni Vacchelli (milanese, docente e autore di diversi libri sull’Alighieri, ndr) e Riccardo Starnotti (autore del progetto Il cammino di Dante in Casentino, ndr), molto attivi nella divulgazione della Commedia, hanno fatto la propria diretta per il Dantedì. A Verona anche Alessandro Anderloni aveva proposto la lettura del canto XXVI dell’Inferno, l’università di Verona aveva realizzato dei video di approfondimento e io ho proposto il primo canto del Paradiso. Però al pubblico che ha seguito la mia diretta e quelle di Gianni e Riccardo non è bastato, perciò insieme abbiamo creato un calendario, con tre incontri settimanali. E dopo due mesi ci diciamo soddisfatti dalla partecipazione del pubblico, che è costante, eterogeneo e internazionale.»

Tra muratori che declamano il primo canto dell’Inferno a memoria, la comunità argentina di Buenos Aires, fino a quella australiana, il collante è unico, l’amore sempre nuovo per la Commedia. In media ogni diretta delle complessive 22 è seguita da 70 persone, e si sono raggiunte anche 3000 visualizzazioni, perché «Dante torna a essere vivo e vitale e sta benissimo e fa benissimo. La sua Commedia è in volgare perché tutti la possano amare – continua Cittadini – e va oltre la qualità tecnica. Il suo è un testo iniziatico, energetico, moderno nei temi ma soprattutto è un orizzonte per orientarci. Lui stesso dice a Cangrande che scrive la Commedia per allontanare i viventi da uno stato di miseria. Fin dal primo canto mette in campo la lotta contro un sistema: dobbiamo star bene rispetto al regno della Lupa. Ovvero rispetto tutto ciò che ci rende disumani, non ci rende più fraterni, generosi, solidali. Vedeva un sistema legato ai “subiti guadagni”. Dobbiamo invece tornare a essere solidali secondo Dante, che ci vuole allontanare dall’ossessione per le piccolezze. E infatti nell’inferno ci sono gli ossessionati dalle nevrosi. Perciò è inutile raccontare quante righe, quanti accenti o endecasillabi ci siano senza vedere le istruzioni per essere felici che l’opera contiene.»

Di passionalità aveva parlato anche Alessandro Anderloni nella diretta in cui aveva lanciato l’invito a tutelare un vero e proprio diritto al teatro. Un appello che anche Cittadini coglie, precisando che parliamo di «diritto al dionisiaco, ad accedere a sfere irrazionali e sfuggenti. Se Dante viene riletto e riproposto in modo disinnescato, cioè togliendo questo elemento e lo riduciamo invece a endecasillabi, metrica, figure retoriche, ammazziamo gli studenti, l’amore e la passione. A scuola facciamo poi la parte più brutta, l’inferno, che Dante stesso la definiva fetida. E oggi conosciamo ma non amiamo la Commedia. Per arrivare a vedere Dio, Dante ha bisogno di intelletto, ma anche di amore e di irrazionalità mistica. Ci dice di tornare ad essere interi. Dante era iracondo, sempre acceso, il suo Paradiso è tutto fuoco.»

Il 2021 in cui si commemorerà il settimo centenario dalla morte non è lontano: cosa dovrebbe fare dunque a Verona per le celebrazioni dantesche?

«Non deve giocare al ribasso con l’illusione di attrarre tante persone – risponde Cittadini – . Non usiamo Dante come trampolino per distrarci e intrattenerci. Se al contrario puntiamo solo su iniziative troppo autoreferenziali, adatte solo per pochi della turris eburnea facciamo un altro errore. Si deve osare nel costruire delle relazioni con il pubblico e fare cultura con continuità. Verona ha mezzi, potenzialità, bellezza, è la corte alla quale Dante dedica il Paradiso. Quindi usciamo da logiche miopi e forse ce la facciamo a proporre qualcosa di più coinvolgente.»

Heraldo, grazie alla collaborazione di Cittadini, si sta preparando con una rubrica, costruita in dodici tappe, per arrivare all’anno prossimo un po’ più consapevoli della forza del testo dantesco. “Dante’s speech”, con il suo titolo contemporaneo, parla all’uomo di oggi tramite le considerazioni dell’Alighieri, alle prese con tematiche di attualità. «E pensare che io leggo Dante – chiosa il divulgatore – per non stare nel nostro tempo. Mi aiuta a stare altrove mentre con questa rubrica ogni mese sono costretto a stare nel presente. Ammetto di faticare a trovare la parte contemporanea, però poi trovo ogni volta quanto i temi universali di Dante siano i nostri: la paura, la speranza, il femminile, l’amore, la precarietà… Le inquietudini sue sono le nostre d’oggi. Un po’ perché non abbiamo ucciso la Lupa ma ne siamo servi. La società ci vuole infernali, non gioiosi, paradisiaci… Mi rivolgo a lui con timore, dandogli del tu ed è cosa che mi tocca tantissimo per come vivo la relazione con la Commedia, però capisco il suo valore di antidoto. Il suo testo costringe a mettere al centro il dove siamo. Abbiamo oggi molte proposte culturali che distraggono perché non coltivano l’anima. Invece Dante’s speech ci centra, ci fa guardare l’abisso e vedere come Dante abbia già trovato la soluzione.»

Qui sotto l’intero dialogo con Mirco Cittadini: