La diretta di “Heraldo” all’interno di “Succede alle 31” ha affrontato oggi i temi che ruotano intorno a quella fetta di popolazione italiana meno nominata nei decreti legge dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ossia i bambini, in particolare quelli nella fascia 0-6 anni. Nei sette DPCM e nei sei Decreti legge che si sono succeduti dal 23 febbraio 2020 in poi, le parole “bambina” e “bambino” compaiono tre volte: per stabilire la chiusura delle aree gioco, per normare l’apertura dei negozi di articoli per l’infanzia e per esonerare i più piccoli dai dispositivi di protezione individuale.

Ne abbiamo discusso con Daniela Piazza, referente per il Veneto del “Comitato EduChiAmo”, realtà nata all’inizio della comparsa del Covid-19, che attualmente raggruppa più di 7600 titolari delle strutture educative di tutta Italia, un movimento di sensibilizzazione delle istituzioni che ha come unico obiettivo quello di farsi da portavoce e di sollecitare interventi urgenti a favore dei servizi educativi privati come nidi, scuole d’infanzia, servizi integrati, centri per famiglie e ludoteche. E Carlo Ridolfi, coordinatore dal 2011 dell’associazione “C’è speranza se accade @ – Rete di Cooperazione Educativa” che promuove la conoscenza e la comprensione e favorisce la condivisione delle elaborazioni teoriche e delle pratiche di educazione cooperativa, con particolare riferimento alla vita e all’esperienza, tra gli altri, di maestri come Mario Lodi, Maria Montessori e don Lorenzo Milani.

Carlo Ridolfi

Per Carlo Ridolfi la DaD, Didattica a distanza, «in inglese significa “papà” ed è curioso il fatto che quando si parla di famiglie e di bambini quasi sempre si parla di mamme, mentre i padri restano nella retroguardia. Ma i papà oggi dovrebbero essere molto più coinvolti nel seguire i propri figli anche nella didattica». Si tratta di un periodo di grandissima incertezza, l’augurio è un ritorno alla sobrietà nel parlare di bambini, con un riconoscimento verso i bambini e le bambine non più come soggetti minori, anzi. La metafora bellica legata al Covid-19 è sbagliata poiché la guerra non è arrivata da un giorno all’altro ma c’è stato un processo storico. Il Coronavirus è arrivato invece da un giorno all’altro con un paziente in Veneto, a Vo’ Euganeo, che ci ha subito lasciati chiusi in casa, per mesi. Però ora delle decisioni devono essere prese perché le famiglie non ce la fanno più.

Daniela Piazza

Anche per Daniela Piazza la situazione è difficile, la volontà è di ripristinare le abitudini di questi bambini con protocolli di sicurezza idonei. Quello che è mancato è sicuramente stato il movimento, fondamentale per l’aspetto emotivo e sociale degli infanti. Dopo due mesi e mezzo isolati, dove i rapporti sociali si sono azzerati all’improvviso, c’è la necessità di tornare a sviluppare l’intelligenza emotiva, tanto fondamentale da ripristinare, perché altrimenti creiamo dei traumi. L’esperienza manuale rappresenta la parte fondamentale per lo sviluppo cognitivo e per l’autoaffermazione e la consapevolezza di se stesso. Il desiderio dei coordinatori, pedagogisti ed educatori è di tornare alle routine scolastiche e ludiche. La speranza è di avere una scuola nuova e il Comitato EduChiAmo, in questo senso per la prima volta si fa da ponte per le istanze della fascia dei più piccoli che finora è stata trascurata. Oltre al rispondere alle domande dei tanti titolari di strutture private che vanno a coprire tanta richiesta per la fascia 0-3 e che i soli enti comunali non possono coprire: «la volontà è di richiedere contributi a fondo perduto per andare a supportare tutte quelle realtà che non ce la fanno ad arrivare a fine mese con stipendi e affitti».

Per Carlo Ridolfi è chiaro che «l’emergenza Covid-19 ci ha dimostrato che la sanità deve essere pubblica con investimenti importanti. Lo stesso discorso vale per l’istruzione e l’educazione perchè la scuola è un “bene comune” quindi anche strutture come quelle rappresentate dal Comitato EduChiAmo devono essere supportate. L’educazione non è sinonimo di scuola, l’educazione parte dalla pancia della mamma fino all’inizio della vita adulta. Dobbiamo ripensare a spazi nuovi oltre le aule scolastiche, all’aperto perchè “funzionali” al movimento e all’intelligenza emotiva e, perchè no, utilizzare anche altri spazi come musei, galleria d’arte, cinema e teatri perchè le bambine e i bambini devono abituarsi a una educazione diffusa, ovviamente rispettando le condizioni geografiche, ambientali e di sicurezza. La scuola è sempre stata considerata come un costo. Invece è una risorsa con tutti gli investimenti del caso, come per esempio facendo una patrimoniale come previsto dalla Costituzione, tagliando le spese militari e investendo sulle strutture scolastiche».

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