“Gas for Climate” è un consorzio europeo nato nel 2017 per approfondire e promuovere il ruolo del gas rinnovabile nel futuro sistema energetico, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenimento del riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C. I membri di “Gas for Climate” sono aziende di trasporto del gas tra cui Enagás, Energinet, Fluxys Belgium, Gasunie, GRTgaz, ONTRAS, OGE, Swedegas, Teréga, l’italiana Snam, e associazioni del settore del gas rinnovabile come European Biogas Association e Consorzio Italiano Biogas.
Sorprende la chiarezza e la determinazione con cui aziende, come l’italiana Snam, che operano nel settore dei combustibili fossili, si stiano preparando alla conversione energetica.

Uno studio pubblicato il 22 marzo 2020 aggiorna e integra un analogo report dello scorso anno che, con approfondite analisi e adeguate proposte di intervento, individuava un scenario energetico carbon-free per l’Europa al 2050, basato solo su energia elettrica rinnovabile, biometano e idrogeno green.

“Gas for Climate” vuole entrare nel dibattito sul “Green New Deal Act” della Commissione Europea proponendo un suo percorso, una policy coerente con gli obiettivi della Comunità. Secondo lo studio prodotto il maggiore utilizzo di gas rinnovabili (biometano e idrogeno), abbinato a un target vincolante che preveda la loro introduzione nelle reti gas, in una quota non inferiore al 10%, garantirebbe al continente un percorso di decarbonizzazione accelerato con benefici economici e occupazionali. In questo modo l‘Europa potrebbe abbattere del 55% le proprie emissioni di CO2 entro il 2030, un passo importante verso il completo abbandono dei combustibili fossili nel 2050.

Il significato e l’importanza della proposta di “Gas for Climate” si riflettono nelle dichiarazioni di due rappresentanti italiani del consorzio.
«Gli investimenti per la mitigazione dei cambiamenti climatici previsti nella cornice del Green New Deal europeo potranno avere un ruolo decisivo nella fase di ripartenza una volta superata l’emergenza sanitaria» commenta Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam. E aggiunge: «Grazie al sempre maggiore utilizzo di idrogeno e biometano potremo avere un sistema energetico più sostenibile, efficiente e resiliente, rafforzando la leadership climatica globale dell’Europa». Un concetto rinforzato anche da Piero Gattoni, Presidente di Consorzio Italiano Biogas (CIB): «Siamo convinti che questa sinergia tra industria del gas e mondo agricolo contribuirà alla costruzione di un sistema energetico europeo integrato e sostenibile».

Il biometano viene prodotto trasformando, con un processo biologico, i cascami delle produzioni agricole e zootecniche, l’organico domestico e i prodotti della depurazione acque luride: si tratta perciò di un’attività strutturalmente inserita nell’economia circolare. La sua implementazione produrrebbe un doppio effetto positivo: il riciclo degli scarti e la riduzione delle emissioni climalteranti.
A questo proposito, è opportuno ricordare che il governo italiano con il Decreto Ministeriale del 2 Marzo 2018 ha già creato le condizioni e stabilito le incentivazioni per aumentare gli investimenti in questo settore. L’obiettivo dato è quello di raggiungere una produzione di circa 8 miliardi di metri cubi all’anno, più di quanto metano fossile venga estratto annualmente in Italia.

Il GSE, Gestore del sistema elettrico, ci informa che attualmente in Italia sono in costruzione/esercizio un numero di impianti di biometano insufficiente e molto lontano da quanto sarebbe necessario. Ecco quindi dove investire per uscire dalla crisi economica occupazionale causata da Covid-19: si crea lavoro, si risparmia, si rispetta l’ambiente.

Verona, inserita in un’area densamente popolata con vocazione agricola e zootecnica, ha grandi potenzialità, ma è priva di impianti. Sarà capace di investire in questo settore?