Verona si trova a “metà del guado”. Siamo, infatti, a circa due anni e mezzo dalle ultime elezioni amministrative (che hanno premiato la coalizione di centro-destra che sosteneva Federico Sboarina) e siamo anche a circa due anni e mezzo dalle prossime, con scenari, sia nello stesso centro-destra sia nel centro-sinistra, ancora molto incerti. E un partito importante (per storia e rappresentanza) come il PD deve già cominciare a interrogarsi sul proprio futuro e quello della città, per un’opposizione che sia oggi forte e coerente, da una parte, e per una proposta politica che possa rendere la prossima tornata elettorale più aperta possibile. Per il bene della città e dei suoi cittadini. Di questo e molto altro abbiamo parlato con la Consigliera di minoranza a Palazzo Barbieri Elisa La Paglia, una degli esponenti di riferimento del Partito Democratico scaligero.

Elisa La Paglia

La Paglia, guardando in avanti, quali sono gli interventi su cui si dovrebbe concentrare secondo lei l’attuale Amministrazione?
«Ci si dovrebbe in generale concentrare sul benessere dei veronesi. Su concetti come accessibilità e qualità della vita. Puoi accedere a servizi che questa città offre se li conosci, in primis, e se puoi raggiungerli, magari attraverso una rete di trasporti pubblici funzionante. Ma a Verona questo non sempre avviene ed esiste un problema enorme di mancanza di equità sociale: oggi se vivi in certe zone della città puoi accedere a dei servizi e se vivi in altre purtroppo no.»

Da dove partire, però?
«Io penso che si debba qualificare questa città utilizzando una mappatura, già pronta all’uso, realizzata qualche tempo fa dalla CISL sulle zone a redditi più bassi, dove la qualità dell’abitare privato è bassa. Servono, però, degli interventi di riqualificazione urbana affinché i luoghi limitrofi alle abitazioni di queste zone compensino i limiti, anche economici, di chi ci vive.»

Qualche esempio?
«La riqualificazione in Via Centro in Borgo Roma, per me, è una priorità. Si tratta di una di quelle zone deboli. Quindi perché non interveniamo in maniera importante su Piazza Zara, dando lo stesso benessere di chi vive in altre zone della città?»

Le otto circoscrizioni di Verona

Mi par di capire che sta parlando di una sorta di “centro-centrismo”: quello che si fa a Verona riguarda il centro storico della città ed è tutto è un po’ orientato all’attività dei commercianti perdendo di vista quelle che sono le esigenze dei cittadini veronesi che non vi abitano.

«Abbiamo assistito negli anni a una sorta di depauperamento delle Circoscrizioni. Sia in termini economici sia di personale. Oggi quegli enti che tutelavano i quartieri non hanno più le risorse umane per portare avanti i progetti e indire le gare. Oggi, insomma, viene meno l’ente di riferimento che faceva questo tipo di tutela delle periferie. Che tu viva a Montorio o alle Golosine, il tuo parlamentino deve poter avviare progetti e cantieri con risorse autonome. Anche in Prima Circoscrizione, quella del centro storico per intenderci, si sono trovati a chiudere dei servizi per mancanza di personale.»

Nello specifico?
«Se andiamo a guardare l’organigramma oggi, dopo tutti i pensionamenti che ci sono stati negli ultimi anni di persone che poi non sono state sostituite, ci sono interi settori che non riescono a svolgere l’attività ordinaria: coordinatrici degli asili, tecnici dell’edilizia pubblica, addetti all’impiantistica sportiva con i suoi inevitabili rallentamenti, chi si occupa della manutenzione delle strade, del traffico, della cultura e via dicendo.»

La Gran Guardia, sede a fine marzo 2019 del World Congress of Families

Il World Congress of Families di fine marzo 2019 è stato un momento di grande tensione per la città. Lei è stata in prima linea contro la scelta di portare a Verona questa manifestazione. Che strascichi ha avuto sulla città quell’evento?
«Il Congresso delle Famiglie è stato un momento di forte scontro in questa città, che ha peraltro risposto benissimo con una serie di iniziative a tutela dei diritti delle donne e dei diritti Lgbt. In Consiglio dopo lo scontro si è aperto un confronto su come si potesse andare incontro alle famiglie. Ho proposto ad esempio la mappatura dei servizi pomeridiani nelle scuole, in modo che per i genitori che lavorano ci siano servizi adeguati per i loro figli in ogni scuola e quartiere, o il fatto che ci fosse o meno nelle scuole la corretta educazione all’affettività. Bisogna agire per il benessere dei veronesi e per la loro qualità della vita, rispondendo alle esigenze concrete delle famiglie, come non pagare rette per gli anziani da 3.000 euro al mese o vedere i figli in attività sportive vicino a casa. Noi, come opposizione, faremo continuamente proposte. Devo peraltro dire che il Progetto Benessere ha trovato nell’assessore ai Servizi Sociali Stefano Bertacco grande disponibilità e non solo ha coinvolto gli ideatori, mettendoli a lavorare direttamente sul progetto, ma ha anche contribuito con delle proposte importanti. E, aggiungo, anche l’assessore alla Cultura Francesca Briani si è sempre comportata in modo corretto, mentre non posso dire lo stesso in altre occasioni, quando è successo quello che io chiamo “effetto palude”: un provvedimento proposto dall’opposizione viene incorporato e trasformato da rappresentanti della maggioranza, che lo fanno proprio depauperandolo e stravolgendolo rispetto alle caratteristiche iniziali.»

Tornando al Congresso…
«Credo che nel 2019 non ci si debba aspettare che siano contestati diritti acquisiti, soprattutto in ambito familiare, per il quale questa Amministrazione ha fatto poco, anzi ha aumentato del 20% le mense scolastiche, quando l’AGEC aveva aumentato le spese solo del 3% per i costi frontali. Se questo è stare dalla parte delle famiglie… Anche sul tema del trasporto pubblico scolastico il Comune subisce una normativa nazionale che crea incertezze, ma sono contenta che dopo aver mosso mari e monti, siamo riusciti a convincere l’Amministrazione a rischiare in proprio, senza pesare sulle famiglie a cui si era arrivati a annunciare fino a 2mila euro. Ricordo che il servizio scolastico significa meno macchine in città, bambini che fanno una bella esperienza e genitori che vanno più sereni al lavoro. Si parla, quindi, anche in questo caso, di qualità della vita.»

Luigi Ugoli

Veniamo alla sezione veronese del Partito Democratico: che stato di salute ha?
«Dopo l’ultimo congresso, che ha visto l’elezione del segretario Luigi Ugoli, il Partito Cittadino ha ritrovato serenità. Ugoli non va mai in conflitto, per scelta ma anche perché è una persona estremamente pacificante. I temi di discussione sono sempre molti e la qualità del pensiero e la maturità politica che vi si trova nelle nostre sezioni sono rare, a mio parere, da trovare altrove. È un partito strutturato che ha al suo interno valori comuni molto solidi e una pluralità che da ricchezza.»

Il confronto interno, insomma, come un valore.
«Credo molto nel nome del mio partito: Democratico. Penso che la pluralità sia effettivamente un valore. Stare dentro un partito di questo tipo ci impegna tutti a un confronto. Nel dialogo si costruisce e anche con la persona più distante da me per le sue idee si può trovare un punto di incontro e comunque si impara dall’ascoltarsi reciprocamente. Con le donne democratiche e i giovani amministratori mi piace sperimentare questo tema della libertà nel Partito Democratico e del confronto plurale al di là delle appartenenze. Si lavora bene se c’è condivisione e rispetto reciproco.»

Molti elettori del PD, però, pensano che questo sia un valore, ma spesso anche il più grande difetto della sinistra. Le correnti e, a seguire, le divisioni…
«Dipende. Se la corrente è una corrente di pensiero e si vive e ci si arricchisce nel confronto, o se, al contrario, la corrente è diciamo rivolta al potere personale. In quest’ultimo caso è ovvio che nasce un conflitto, perché non c’è un vero confronto. Lì viene inevitabilmente meno la ricchezza insita nei grandi partiti che un tempo sono confluiti nel PD e che hanno storicamente sempre avuto le aree di pensiero distinte. Viva le correnti, quindi, se arricchiscono il confronto. Se, invece, sono solo appartenenza degli uni contro gli altri non fanno bene a noi e all’azione politica.»

Una veduta dall’alto di Verona

Torniamo al PD veronese.
«Bisogna fare uno scatto in più. Trovata un’unione che mancava da anni, ora bisogna prendere consapevolezza che è tempo di cominciare a pensare alle prossime amministrative. Abbiamo seguito tanto le Circoscrizioni e questo ci ha portato via molte energie. Siamo in maggioranza in diversi quartieri ed è un lavoro molto impegnativo, soprattutto con le poche risorse che, come si diceva, sono a disposizione. Bisogna, però, impegnarsi a tornare una comunità.»

In chiave elezioni 2022, quindi, cosa dovrebbe fare il centro-sinistra veronese?
«Dovrebbe dire innanzitutto cosa vuole fare. Stiamo lavorando su tanti fronti, a partire dalla riqualificazione urbana e molto altro. L’elaborazione è importante, ma poi bisogna passare alla proposta concreta. Bisogna essere chiari con i cittadini e parlare della nostra idea di città. Se non lo facciamo noi, lo fanno altri. D’altronde il mondo è pieno di liste civiche che nascono e muoiono dopo le elezioni. Le prossime elezioni saranno aperte e il PD avrà un ruolo fondamentale di polo mediatore tra la Sinistra e le liste civiche del centro. Deve rendersi protagonista per delineare con parole chiare la città che ha in mente, senza cadere nell’errore che fu fatto tre anni fa di anteporre le alleanze al comunicare l’idea di città.»

Sia più esplicita.
«Non voglio rievocare sindaci del passato. Chiedo al PD che faccia un suo percorso autonomo prima di pensare alle alleanze. Confido nei nostri segretari nel condurre un partito a queste parole di chiarezza. La trasparenza è tutto. Se i comitati vicini a Bertucco usano parole chiare e altrettanto fa Traguardi, le stesse parole chiare devono arrivare anche dal PD, su tutte le idee, le emergenze e le questioni che interessano Verona. Amministrare significa lavorare su moltissimi temi e non sempre si può semplificare, ne sono consapevole, ma è sulla trasparenza di questi tre gruppi, (Sinistra, Partito Democratico e Centro), che si potrà trovare la quadra. Tre filoni che dovranno trovare la mediazione, senza cercare la propria identità nello scontro con gli altri. Questa è una cosa che non sempre è chiara. A volte è più facile trovare la propria identità marcando la differenza con chi è più vicino, ma secondo me la differenza va marcata su chi oggi è alternativo a noi, cioè il Gruppo Tosi e il Gruppo Sboarina, e non su chi può invece correre insieme a noi.»

Il governatore del Veneto Luca Zaia

In vista delle prossime elezioni regionali in Veneto, come può essere presa ad esempio la recente esperienza dell’Emilia-Romagna?
«Siamo in una situazione diversa perché qui c’è un centro che è più centro-destra, mentre in Emilia-Romagna i numeri erano più di centro-sinistra. Zaia è bravo a fare delle leggi con dei titoli bellissimi, ma poi si scopre che la legge spesso fa il contrario di quello che dice il titolo stesso. Ad esempio quella sul limite al consumo di suolo, quando siamo la Regione con il maggior consumo di suolo in Italia, o quella sul gioco d’azzardo, che sicuramente ha degli aspetti positivi ma di fatto toglie ai Comuni la possibilità di poter decidere sugli orari con gravi conseguenze, oppure ancora la legge sul Prosecco e la tutela ambientale che di fatto consente di costruire, senza peraltro pagare tasse, alberghi e bed&breakfast nelle splendide zone del Valdobbiadene, con le inevitabili conseguenze negative che ne derivano. E questi sono solo alcuni esempi. Di Zaia ricordiamo anche il tema dei PFAS e delle varie emergenze ambientali che ci sono state in questi anni, le alluvioni, il recente dietrofront elettorale sulla limitazione del Parco della Lessinia e molto altro. E poi ancora il mancato sostegno alle famiglie sul tema anziani e case di riposo, la situazione della Sanità, che vede chi può permetterselo in grado di curarsi subito e chi non lo è che tende inevitabilmente a rimandare la prima visita, con conseguenze a volte decisive sulle speranze di vita successive. Le situazioni sono talmente eclatanti che c’è bisogno di voci forti, altrimenti Zaia e la Lega continueranno a usare il Veneto più che dare al Veneto. È nostro dovere mostrare l’alternativa ai Veneti che, viste le grandi risorse di questa regione, hanno diritto di avere di più.»

A questo proposito, in fortissimo ritardo, avete nei giorni scorsi finalmente individuato il vostro candidato. Che ne pensa?
«Arturo Lorenzoni è in grado di unire il campo del centro sinistra. Ha saputo farlo a Padova con una larga coalizione civica, e saprà farlo anche in Veneto e noi tutti lavoreremo per questo. Finalmente il candidato è stato scelto, è ora di correre tutti insieme per proporre un governo migliore alla Regione Veneto.»

Arturo Lorenzoni

Il Governo giallorosso nazionale come può condizionare le elezioni locali? La sensazione, negativa, è che si sia in una situazione di stallo, l’azione di Conte appare ferma.
«Quando a luglio arriveranno 1.200 euro perché sono state diminuite le tasse per il lavoro dipendente dal Governo di centrosinistra io credo che i cittadini saranno contenti. Con il centro-destra, che promette da sempre la diminuzione delle tasse per poi puntualmente non farlo, questo non avviene. Il centro-sinistra, invece, fa questa operazione e subito dopo Renzi e Boschi, al primo Congresso di Italia Viva, per denigrarci affermano che il Partito Democratico è il partito delle tasse. In un’epoca in cui dire le cose forse risulta più importante che farle forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa.»

A cominciare dalla comunicazione, che va migliorata, o no?
«Sì, ci sono degli evidenti limiti. Impegnati a fare difficilmente si comunica. La comunicazione costa e con i tagli che ci sono stati alla politica ci si affida meno ai professionisti e più ai volontari. La Bestia di Salvini costa tantissimo, ma è anche un partito che deve 49 milioni allo Stato. Non sono proprio l’esempio da prendere.»

Per finire, Elisa La Paglia ha qualche sogno nel cassetto?
«Vorrei che in questa città ogni ragazzo e ragazza avesse le stesse opportunità indipendentemente dalla ricchezza della famiglia in cui nasce. È per questo che faccio politica. Adesso però abbiamo un’emergenza su cui dobbiamo intervenire: la qualità dell’aria di Verona. Vorrei vedere realizzata un’opera di cui si parla da decine d’anni: riattivare le stazioni della ferrovia “minori”, che non sono minori per nulla, e offrire così una sorta di metropolitana di superficie integrata con il trasporto pubblico e le piste ciclabili. Questo non solo ci farebbe perdere molto meno tempo, ma ci consentirebbe di ridurre i costi e avere anche un’aria migliore.»

Questo, però, è un problema che attanaglia tutta la Val Padana.
«Ma noi non stiamo facendo nulla per migliorare questo aspetto. Anche il Regolamento del verde è in ritardo di 15 anni e intanto si tagliano alberi come non mai. Un altro esempio: ci sono competitor di Agsm che usano il credito edilizio per rifare il cappotto termico delle case, il che significa risparmio energetico per le famiglie e meno emissioni di polveri sottili per tutti. Consumi più bassi, meno inquinamento. Questa è una possibilità che va promossa anche dalla nostra società partecipata. Dobbiamo difendere il nostro diritto alla qualità dell’aria.»