L’ex Ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini

Ogni volta che arriva un nuovo Ministro dell’Istruzione c’è sempre la speranza che sia migliore del predecessore. Speranza facile, perché da Gelmini in poi i Ministri dell’Istruzione sono la prova che l’analfabetismo funzionale è piaga sempre più presente nella nostra società. Speranza sempre delusa perché, dando in questo ragione alla mentalità arcaica romana, il nuovo si dimostra costantemente peggio del vecchio. E anche nel caso della Ministra Lucia Azzolina, tenendo conto delle sue prime dichiarazioni pubbliche investita nel nuovo ruolo, la sensazione è purtroppo quella di un déjà vu.

Lo avevamo detto qualche giorno fa dalle pagine di questo giornale: senza scelte forti, coraggiose, costose, divisive, la scuola è destinata – come il Paese – a morire poco a poco, senza gloria in un triste crepuscolo. I 10 punti programmatici proposta dalla nuova Ministra Azzolina e pubblicati su Facebook sono, di fatto, la prova che la strategia del Ministero è finalizzata alla mera sopravvivenza. E non perché i soldi per i docenti siano auspicati senza reali risorse a disposizione. Non è poi questo il vero problema: i docenti hanno smesso da un pezzo di crederci. Il problema è proprio l’analisi iniziale: «La scuola italiana funziona. Va migliorata, ma non stravolta». Se questo è il punto di partenza, allora è chiaro che le priorità sono il concorso per riempire i vuoti d’organico, anche per le ore di sostegno; le buste dell’esame di Stato; la sburocratizzazione.

Bisogna dirlo chiaro: è pura fuffa. Le assunzioni per effetto del concorso – ammesso che si concretizzino – non tengono in alcun conto delle reali capacità didattiche sul campo del docente, che viene valutato in realtà solo dopo anni di servizio, quando è già assunto; e, comunque, i nuovi vincitori arriveranno nelle loro cattedre in ritardo. Il sostegno, di fatto, è in minima parte svolto da docenti specializzati ma, spesso, da personale che ripiega su questo ambito in attesa di tempi e occasioni migliori. Il problema dell’esame di Stato non sono le buste, ma il fatto che venga promosso il 99,5% del 96% di ammessi: è evidente che si tratta ormai di una pura formalità che, visti i dati sulle decrescenti competenze degli alunni, certifica che un pezzo di carta non si può e non si deve negare a nessuno. Per l’innovazione sarà aperto il solito tavolo, ottimo per finire, come sempre, a tarallucci e vino.

Infine, l’educazione civica: obbligatoria da quest’anno ma senza docenti e ore aggiuntive. Talmente fondamentale nel precedente Governo da non meritare un centesimo o una risorsa in più: oggi, la priorità non è colmare questa lacuna, ma avere linee guida. Utili, per carità. Ma la ministra condivide la necessità della nuova materia o no? Da Ministero a Mistero il passo è breve.

Buffarini Guidi

Scriveva Giorgio Pini che Buffarini Guidi, Ministro dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana di Salò (RSI), «dichiarò apertamente di essere convinto che la patria era perduta e che si trattava solo di resistere il più possibile e senza modificare nulla e senza nulla tentare». Sappiamo come finì l’RSI, e certo non crediamo neppure che il neoministro finirà come Buffarini Guidi: ma la logica di triste sopravvivenza è la stessa e, senza svolte inattese, il Ministero di Azzolina, già al suo nascere, rischia di passare alla storia come l’ennesima occasione persa.