È Nicolò Brenzoni, noto volto di “Verona Segreta” in onda su TeleArena, a condurre la presentazione de “I quaderni della Dorsale” alla Cantina Valpantena nella serata del 28 novembre.

Marta Morbioli e Nicolò Brenzoni

L’evento, che si ripeterà giovedì 5 dicembre al circolo I Maggio a Montorio, ha un tema ambizioso, ovvero “Raccogliere per non disperdere, scrivere per far conoscere”. Quello della memoria, della conservazione e della consapevolezza per la propria identità di comunità è una questione molta sentita per una realtà ai margini della città, che vive il suo essere confine che divide e che unisce.

La presentazione, che ha visto il saluto di Alma Ballarin, presidente dell’VIII circoscrizione, ente partrocinante, è frutto dell’attività dell’associazione montorioveronese.it che, sul modello di “Vita Veronese”, un glorioso periodico che ha fatto storia a Verona, punta a rendere a cadenza annuale una pubblicazione qui al suo esordio. La rivista raccoglie studi storici, di docenti del calibro di Gian Maria Varanini dell’Università di Verona, contributi artistici (con testi, ad esempio, sull’Ipogeo di Santa Maria in Stelle o di Villa Balladoro) ma anche testi che riguardano la memoria della comunità più recente, come la figura del postino a cavallo, Giuseppe dai Prè, o le vicende della Seconda Guerra Mondiale, con interventi che coinvolgono tutte le comunità sorte ai piedi della Dorsale Prea Fita.

Questa pubblicazione è il frutto di un’iniziativa spontanea, che, nella sua fase di realizzazione ha avuto tempi strettissimi ma, soprattutto, è ha visto il supporto economico di aziende locali. Dato importante, perché ancora una volta dimostra che molta parte della cultura veronese vive al di fuori dei canali ufficiali, da intendersi come sovvenzioni e coordinamento, e vive prevalentemente sul volontariato e sostenuta dalla generosità delle aziende che si riconoscono in un territorio. Oltre all’impegno dell’associazione, è da sottolineare che gli autori, che hanno fatto dono dei loro studi, si trovano a fare ricerca in un momento storico in cui gli spazi per pubblicare sono ridotti anche per la latenza di un pubblico giovane.

Con tre parole – vita, sapienza e bellezza – Brenzoni nel suo intervento ha rivendicato ,la necessità della conservazione della memoria come fondamento dell’identità, prendendo a modello l’esperienza veronese di protezione dei propri monumenti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Non solo conservazione della memoria ma pure della sapienza degli antichi: attraverso molti esempi concreti di manufatti veronesi e non (le tarsie di Santa Maria in Organo, il sistema idraulico di Torino e molto altro) il giornalista ha dimostrato che l’attuale mondo della conoscenza tecnica, apparentemente capace di tutto in virtù del progresso scientifico, non è in grado di garantire gli stessi risultati in termini di performance e durata degli artigiani del passato che, seppur non laureati, conoscevano profondamente il senso dei loro materiali.

Questa operazione culturale, lungi dall’essere una rievocazione di Strapaese, ha certo una sua valenza. Perché, se di fatto la guerra è finita, oggi è l’indifferenza, il silenzio e la polvere che si accumula sul nostro passato che distruggono le radici, in special modo quelle delle comunità di paese (che per effetto dello spopolamento, dell’invecchiamento e dell’omologazione social tendono a dimenticare se stesse).
Perché si tratta, in definitiva, di evitare che la storia altro non sia che sia il presente che diventa niente.