Il filobus non sta riscuotendo gli entusiasmi dei cittadini di Verona. Lo si evince in questi giorni aprendo i giornali e leggendo le notizie che riguardano le varie proteste che, pian piano, stanno “montando” sul tema. Veronesi che, è bene ribadirlo, colpevolmente si sono “svegliati” un po’ troppo tardi, quando cioè i lavori – che hanno cominciato a interessare i vari quartieri della città – hanno contestualmente destato l’interesse, e in qualche caso l’irritazione, dell’opinione pubblica. Finalmente, verrebbe da aggiungere.

Una vicenda, quella legata al trasporto pubblico a Verona, che definire “eterna” è un eufemismo. Ricordiamo bene quando, ancora giovani cronisti alle prime armi, oltre vent’anni fa intervistavamo i negozianti di Via Pisano in Borgo Venezia che protestavano contro la realizzazione e il passaggio della tramvia di superficie davanti alle loro attività. Oggi, a distanza di due decenni, siamo ancora alle prese con l’annosa questione e soprattutto con gravi problemi di traffico e inquinamento. La “flotta” di autobus cittadini di fatto non viene utilizzata dalla maggior parte dei veronesi, che fondamentalmente preferiscono utilizzare il trasporto privato. Un problema, quello della mobilità sostenibile, che però pare ben lontano dall’essere risolto e con il progetto del filobus, che ai più appare obsoleto in un mondo che va decisamente verso altre direzioni, che non convince.

Stefano Dalzen

Anche per provare a essere propositivi, un gruppo di professionisti – di vari settori: urbanistica, architettura, economia – ha costituito il Comitato per la Metropolitana di Verona, una realtà apartitica e senza scopo di lucro, che è stato costituito a giugno 2019  con l’intento di proporre alla città una soluzione di mobilità pubblica moderna ed ecologica: «Volevamo stimolare la discussione e proporre un mezzo più moderno» spiega Stefano Dalzen, portavoce del neonato comitato. «La gente si chiede perché a Brescia hanno fatto una metropolitana leggera, che in parte corre sottoterra e in parte in superficie, a guida automatica, e qui invece no. Lì se n’è iniziato a discutere qualche anno fa e ora possono usufruire di un mezzo moderno, efficiente, pulito ed economico. Adesso, secondo noi, i tempi sono maturi per iniziare a parlarne anche nella nostra città, perché anche con il progetto dell’Alta Velocità, in via di definizione, si libereranno a Verona binari che potranno essere utilizzati per un mezzo come la metropolitana. Integrare i vari mezzi pubblici (autobus, filobus e tramvia) potrebbe essere la soluzione per risolvere il problema della mobilità.»

La metropolitana di Brescia

L’idea, insomma, è quello di realizzare una tramvia per risolvere così i problemi che il filobus probabilmente creerà. «Strade, ad esempio, come Via Mameli verranno dimezzate, mentre altre non saranno nemmeno più percorribili dalle auto. Congestionando, così, le vie limitrofe. In un’ottica futuristica bisogna già cominciare a pensare alle soluzioni. Il sistema della metropolitana leggera, potendo trasportare anche le biciclette, dovrà essere connesso a una rete di piste ciclabili funzionali al collegamento degli attrattori di traffico con le fermate della metro, così come il sistema di autobus e filobus dovrà essere funzionale a questo con una rivoluzione delle linee e una riduzione dei mezzi in circolazione, con la dismissione di quelli meno ecologici. I parcheggi scambiatori, poi, dovranno avere un ruolo fondamentale per l’ingresso dai comuni limitrofi. L’esperienza delle città che hanno optato per questo mezzo di trasporto ha dimostrato come questa sia la scelta più corretta per incentivare una mobilità sostenibile, con effetti positivi su traffico e inquinamento e conseguentemente sulla salute dei cittadini.  Brescia, come già detto, ha già  la metro pur avendo un numero di abitanti inferiore a Verona e sicuramente meno attrattori turistici, ed è un successo: si parla di circa 50.000 passeggeri giornalieri e oltre 18 milioni di utenti annuali.»

Traffico a Verona

Sono cinque i membri fondatori del Comitato: oltre a Dalzen, ci sono gli ingegneri Marco Raineri e Luca Tarantolo, l’architetto Andrea Carcereri e l’urbanista Daniele Pucciarelli. Al momento c’è già stato un primo contatto con alcuni tecnici comunali e con l’assessore ai Lavori pubblici e Infrastrutture, Viabilità e Traffico Luca Zanotto. È stato preparato un memorandum per l’amministrazione in cui sono elencati gli interventi che sarebbe importante venissero inseriti nella progettualità che tutte le città devono stilare secondo le direttive europee sul mobilità sostenibile, L’idea di fondo, sia chiaro, non è quella di abolire il filobus o ridimensionarlo, perché il Comitato è consapevole che esistono, in quel caso, penali da pagare per il Comune. Anche se, a dirla tutta, per non perdere gli 80 milioni di euro circa di fondi pubblici ottenuti per il filobus si è rinunciato – a suo tempo – ai circa 500 che invece Brescia, ad esempio, ha ottenuto per realizzare la sua metropolitana leggera di superficie. «Noi, però, ora guardiamo avanti e cerchiamo di vedere come si potrebbe integrare questo mezzo con quelli che saranno esistenti un giorno.» prosegue Dalzen. «A partire da lì vorremmo che si ragionasse in un’ottica di medio-lungo periodo, perché siamo consapevoli che ci vorranno tanti anni per realizzarla, ed evitare scelte che nel breve magari possono avere un ritorno elettorale, ma che alla lunga non fanno il bene della città. Anche per questo dobbiamo rimanere rigorosamente apartitici: il nostro obiettivo è quello di ottenere il consenso più ampio possibile sul nostro progetto. Potrebbe essere l’occasione per ripensare tutta l’organizzazione della città, con una maggior razionalizzazione urbanistica, e magari anche rivedere Verona in un’ottica più moderna, migliore, in linea con i tempi. In questo senso potrebbe essere anche il momento giusto per riqualificare alcuni quartieri, spostare la Fiera oltre il casello di Verona Sud, e via dicendo.»

L’ingresso di un parcheggio a Verona

All’obiezione di chi sostiene che, scavando, a Verona si rischia facilmente di ritrovarsi al cospetto di reperti romani Dalzen risponde: «A Roma ci sono stazioni dove sono esposti reperti archeologici, ma anche nella stessa Brescia ci sono un paio di fermate della metro dove i reperti che sono stati trovati in zona sono valorizzati. Noi abbiamo timore di scavare per paura di trovare chissà che cosa, ma al contrario potrebbe risultare un’operazione interessante anche e soprattutto dal punto di vista storico-turistico. Ovvio che si dovranno trovare dei piani B nel momento in cui, scavando, ci si dovesse imbattere in qualche ostacolo insormontabile. E poi vicino al centro abbiamo già scavato per realizzare il parcheggio Arena e in quel caso si è scavato per diversi piani nel sottosuolo. Lo stesso discorso vale per il parcheggio Cittadella e per il parcheggio all’Arsenale. Quindi o non si è trovato nulla o, se si è trovato qualcosa, è stato recuperato. Dobbiamo, a questo proposito, approfondire anche il discorso dei parcheggi, che potrebbero essere parzialmente riconvertiti in metro. I ritrovamenti rallentano in caso il progetto, ma non lo devono bloccare».