Ci sono genitori che si azzuffano per assistere alle rappresentazioni natalizie dei figli a scuola. Ci sono figli, cacciatori di follower e di like, pronti a challenge di ogni tipo: selfie in bilico ad altezze pericolose, sdraiati sui binari, o mangiando pastiglie per la lavastoviglie. Ci sono poi professori nella difficoltà di comprendere i nuovi nativi digitali. Su questi temi dovrebbero insegnare ma ne sanno meno di loro. Insomma c’è una generazione di ragazzi ansiosi, i loro genitori ancor di più e i professori, se non lo sono, schiacciati tra incudine e martello.

Il triangolo scuola, famiglia e nuove tecnologie è incandescente e rischia di bruciarci prima ancora di averlo afferrato.

Stare solamente a guardare è la soluzione peggiore. Comprendere e agire sono i passi necessari. A Verona, così, grazie all’impegno dell’Assessore ai Servizi Sociali Stefano Bertacco e della Consigliera e presidente della V Commissione Maria Fiore Adami, è nata una realtà stabile, un osservatorio con referente la dottoressa Antonella Elena Rossi, pedagogista e dottoressa in Psicologia clinica e docente comandata MIUR, in collaborazione anche con Riccardo Giumelli, che svolge le funzioni di sociologo della comunicazione, e con la rete di agenzie educative “Prospettiva Famiglia”.

Un momento della conferenza stampa di presentazione del progetto in Comune, Sala Arazzi

Quale lo scopo? Creare “una casa”, un luogo di pensiero e di sperimentazione per cercare di dare un’unità a tutte le iniziative ed energie, che nella nostra città sono molteplici, spesso relegate al qui e ora e alle persone che le realizzano.

Non lasciare sola la scuola, le associazioni, ma soprattutto far vedere alle famiglie che possono essere aiutate a capirci qualcosa è un’urgenza inevitabile. Nessuno, come si dice, nasce imparato, soprattutto se si parla di educazione, formazione e ora anche di nuovi media.

Per il Comune avere un osservatorio vuol dire poter avere una realtà monitorata, raccogliere dati, avviare ricerche e progetti, attraverso le scuole e il territorio sui casi che possono diventare, se non prevenuti e contenuti, comportamenti a rischio. Vedasi il dilagante cyberbullismo nel territorio veronese. Riuscire, quindi, a superare la frammentazione e le visioni parcellizzate del proprio ambito, derivanti da interventi scollegati e resi inefficaci dalla mancanza di un progetto unitario.

Come si chiama l’Osservatorio? O.P.E.R.A. Ovvio il legame culturale con Verona, città dell’arte, della musica e del bello. O.P.E.R.A. è l’acronimo di Osservatorio Per l’Educazione al Rispetto e all’Autostima. Si tratta di una realtà voluta fortemente dal Comune senza antagonismi e rivalità, un patto etico tra adulti che condividono valori e stili educativi attraverso una disponibilità e un dialogo assiduo e costante.

Proprio per questo l’Osservatorio ha la peculiarità di essere permanente. Vuole diventare una struttura stabile del Comune (il primo e unico in Italia), in grado di accomunare le associazioni che si occupano sia di famiglia sia di educazione a 360 gradi, attraverso il teatro, la musica e tutte le abilità espressive che sono un veicolo per nutrire il cuore e far sì che la nostra città diventi ancora di più luogo dell’espressività.

Come? Facendo rete, ormai il nuovo “dogma” postmoderno. Si tratta di porsi come spazio convergente per una dialettica esperta e consapevole verso le scuole, che non possono operare autonomamente, ma necessitano di altri enti a partire da quello istituzionale e politica. Verso i ragazzi, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori, insieme alle loro famiglie, E poi anche verso coloro che non sono né a scuola né nel mondo del lavoro, creando laboratori, luoghi creativi, progetti per riuscire a dar loro una mano a ritrovare fiducia e a riconoscere il proprio “talento”.

In sintesi, fare ricerca, in-formare, ascoltare, comunicare, creare eventi e quant’altro sarà possibile, ma con coerenza. Se scuola, famiglia e istituzioni raccontano storie diverse i ragazzi si sentono legittimati a fare ciò che vogliono.

Si tratta di un progetto ambizioso, ma quando si parla di giovani e scuola, le energie si moltiplicano, spesso, purtroppo, non in parallelo con le risorse economiche. Questa volta incrociamo le dita, visto l’importanza e la pervasività del tema, che qualcosa si possa muovere. Lo speriamo per i ragazzi, per le famiglie, per la scuola, per tutti.